domenica 4 settembre 2016

Al lusster Furmigòun Il lucido Formicone e altre piccole storie carpigiane - Mauro D'Orazi - Carpi - dialetto carpigiano

Prima stesura 27-6-2013                                                   v 41 del 04-08-2014
Al lusster Furmigòun

Il lucido Formicone
e altre piccole storie carpigiane

di Mauro D’Orazi

Di solito la parola “formicone” in italiano definisce un grande insetto imenottero (formica grandior). Ma… la definizione non è così semplice e scontata.

L’Accademia della Crusca si spinge su altri antichi significati.
Il questa augusta sede, dove si preserva con cocciuta perseveranza la lingua del “sì”… il formicon di sorbo può essere paragonato alla nostra gaata vèecia. Una persona imperturbabile che non si muove per sciocchezze o fesserie, ma esclusivamente per cose importanti e solo quando è necessario; altrimenti la preziosa energia non viene sprecata e fa il finto sordo o l indiàan.
Abitano ancora ne' ceppi degli alberi vecchi, de' quali percotendogli si veggono uscir fuora, in gran quantità, salvo però quelle, che abitano nel sorbo. Onde il proverbio.
Formica, o formicon di sorbo, che non esce per bussare. Dicesi d' huomo, che difficilmente si lasci persuadere, o intendere.
E guida a questa volta il cieco l'orbo, dunque tu bussi a formica di sorbo. E in altro luogo. Ma perch' è formicon vecchio, e di sorbo, Che non isbuca all'accetta, o al martello.
Se si batte un tronco le formiche di solito escono, ma non quelle di sorbo.
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Ma in carpigiano si va molto oltre… altri significati ci attendono.

A un bambino che ha fatto una monelleria si poteva dire: "Viin chè ch a t daagh al lusster Furmigòun!". La frase comporta la minaccia di dare una bella spazzolata al ragazzino, così come si spazzolavano con forte energia le scarpe con lucido Formigoni, prodotto a Carpi. In più si può aggiungere anche l’allusione al… “Ti faccio nero di botte!”… visto il colore del lucido.
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Formigoni Mario, nato a Carpi nel 1873, nel 1914 aveva la fabbrica di cera in via Cavallotti, 2; nel 1929 aveva trasferito la sua Fabbrica di Cera in via Berengario 12.

Nel 1904 Formigoni comunica al Sindaco che inizierà la sua attività di produzione di cera per calzolaio in via Ciro Menotti n 4, presso Eligio Casarini.

Alla fine del 1922 (e fino al dicembre del 1925) fece parte della prima giunta fascista del Comune di Carpi:
Sindaco: Avv Salesio Schiavi. Assessori effettivi: Tommaso Benassi (avvocato, «combattente»), Giuseppe Bertolazzi (medico veterinario, «fascista») (mio nonno n.d.r.), Clodo Feltri (ragioniere, «fascista»), Luigi Gilioli (industriale, «mutilato»); assessori supplenti: Mario Formigoni (industriale, «fascista») e Giuseppe Govi (esercente, «mutilato»).

Successivamente trasferì la sua attività sotto il Portico di San Nicolò, dove mostrava i suoi prodotti in vetrina, tra essi il lucido nella scatola tonda gialla in tre diversi confezionamenti a seconda del peso.
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Ecco nel 1927 la pubblicità del lucido da scarpe di Mario Formigoni che si vendeva al mercato in Piazza Carpi, ma c'era anche la possibilità di avere un prodotto per pavimenti e mobili; il testo è umoristico ... quasi da sproloquio.

Il Formigoni faceva pubblicità anche con dei manifesti; il contenuto era simile a quello dell'inserzione sopra riportata. Lo stile non si distaccava da quello degli imbonitori da fiera di paese.
“La festa di una industria carpigiana” è il titolo di un poster con il quale la ditta Mario Formigoni pubblicizzava, sempre nel 1927, la presentazione del “Lucido-Vernice per Mobili in legno e in ferro”. L’appuntamento per tutta la cittadinanza era solennemente fissato per il 9 aprile di quell’anno in piazza Vittorio Emanuele, con un’esposizione e vendita accompagnata dalla Banda di Carpi, da una jazz-band. Ma non bastava, per presentare ed elogiare le qualità dei prodotti Formigoni era stato ingaggiato anche il Sig. Asturio Pozzi, definito il “re dei reclamisti”. Egli avrebbe decantato, “colla ben nota eloquenza i pregi del nuovo insuperabile prodotto”.
Sembra di sentire il… “Venghino, siori, venghino!

Ma anche il fido incaricato Cavazzoni, detto Giuliòun, era poi sempre presente nei lanci pubblicitari e dietro all’improvvisato banco ambulante presso furgoncino della ditta; egli sarebbe stato là … di sicuro … al suo solito posto al mercato in piazza a Carpi al giovedì e nei giorni festivi a vendere il famoso e rinomato lucido, anche nella variante vernice.

Giuliòun era niente meno che rappresentante e uomo di fiducia di Formigoni … pèinsa mò tè ècch ditta potèinta! Chi poteva mancare a un simile importante appuntamento.
La scatlèina dal lusster Furmigòun la gh aviiva al cuèerc' stampèe cun 'na graan furmiiga néegra in simma su sfondo giallo (la scatolina tonda del lucido Formigoni aveva un coperchietto giallo con sopra stampata una grossa formica nera).
La scaatla èd laata dal Lusster Furmigòun
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1927 Cartolina commerciale della Ditta Formigono
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Giorgio Maccari (Carpi) ricorda la grida pubblicitaria che veniva urlata al mercato per richiamare la clientela al banchetto di Formigoni:
Dèint èd vèec’ e balutòun!      (Denti vecchi e ballottoni degli occhi!)
Piir, pèerṡegh, fiigh e mlòun!  (Pere, pesche, fichi e meloni!)
Dònni, dònni a gh è al Lusster Furmigòun!
                                                (Donne, donne c’è il Lucido Formigoni!)

Era un’antica grida pubblicitaria che derivava dei fruttivendoli ambulanti che passavano col carretto e i sighèeven luungh al cuntrèedi:
Dèint èd vèecia e balutòun,
Piir, pèerṡegh, fiigh e mlòun! 
I pirèin cun la surprèesa,
al savòun èd mèerca Gaal...
Dònni, dònni gnìi a cumpràar!"

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Marco Giovanardi (Carpi) ricorda che usava questi coperchietti come finali per il gioco dei telefoni collegati con lo spago. Un gioco in effetti molto interessante che in modo rudimentale trasmetteva le vibrazioni tramite il filo teso. Il coperchio bucato, col filo assicurato con un nodo. fungeva sia da microfono che da altoparlante.
Il gioco del telefono
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La Ditta Formigoni non limitava la sua produzione ai lucidi da scarpe, ma mise sul mercato anche una portentosa cipria.

1930 ca – Pubblicità della Cipria Fiori d'Emilia della Ditta Formigoni
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Parole, frasi e modi di dire in dialetto

È interessante notare che in dialetto carpigiano lucido da scarpe si dice senz’altro lusster da schèerpi, ma per l’aggettivo “lucido” si usa anche luccid ad esempio nella frase: Tirèe a stucch luccid per indicare una persona vestita con eleganze e che ha curato alla perfezione tutti i particolari del suo abbigliamento (tirato a stucco veneziano).

Oppure al gh à i òoc’ luccid per occhi lucidi dalla commozione, ma al s è lustrèe i òoc’ , quando un uomo guarda con soddisfatta attenzione una bella ragazza che gli passa davanti.
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Tornando a furmigòun, in carpigiano, ci si può riferire a colui che sitto sitto, piàan pianèin, con la più assoluta discrezione, fa i propri interessi in amore e in affari, mentre in tanti smaniano inutilmente, ottenendo così ottimi successi di vita; gli altri, i concorrenti, a un certo punto se ne accorgeranno, ma sarà troppo tardi.


Al furmigòun è colui che vedi uscire una sera con quella ragazza meravigliosa (Sì! Proprio quella! Maledizione!) a cui in tanti… troppi… avevo teso con i più svariati espedienti. Lui, col fascino del misterioso, con uno sguardo di solito sfuggente, ma a brevi tratti intenso e ben diretto, con una mezza parolina al momento giusto, lontano dalla confusione, aveva vinto. E tè t ii lè cóome un deficìint a magnèer t al fiddegh!!
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Ecco infine c’è un altro tipo èd Furmigòun, conosciuto col nome scientifico di formica grandior virginalis atque perniciosa.
Meglio evitarne il contatto, anche se negli ultimi tempi si vede molto meno in giro.

Un bèel Furmigòun! Va mò là!
*O*

L’omino del lucido Brill

Per completare i riferimenti al lucido, a Carpi, ma anche in tante altre zone, si usavano le frasi come al solito ironiche e a presa in giro: “Te m pèer l umèin dal lusster!” oppure “Te pèer l areclàam del lusster Brill!” Mi sembri l’omino del lucido o il personaggio della sua pubblicità.

Ci si riferiva allo strano omino del lucido da scarpe della ditta Brill, che era vestito di tutto punto e si guardava le sue scarpe lucidissime. L’omino evidenziava una sua particolare eleganza, che però alla fine dei conti non convinceva troppo. Il commento serviva burlarsi di una persona piccola di statura, insignificante, ma sempre curata e con certa pretesa eleganza.



Al péer la reclàmm dal lusster (mi sembri la pubblicità del lucido da scarpe). Negli anni ‘30 e ‘40, infatti, la pubblicità del lucido Brill puntava sull'immagine di un omino di aspetto ridicolo.


L’omino del lucido Brill

Franco Bizzoccoli (Carpi) conferma l’interpretazione del significato del modo di dire e ci racconta anche le caratteristiche necessarie, perché potesse essere pronunciata la frase “Te m pèer l umèin dal lusster!
Erano tre:
1)   una persona la duviiva spianèer un sindrèer o un spulvrèin nóov (doveva indossare un impermeabile nuovo);
2)   avéer al schèerpi lusstri (avere le scarpe ben lustrate);
3)   indossare il cappello tipo Borsalino.
Se poi il personaggio era anche piccolo e mingherlino… il contesto era perfetto.
Te m pèer l umèin dal lusster!
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Il tabacco del Moro

In questa sede di sostanze e odori forti merita una nota anche il tabacco del Moro.
Talora si sente minacciare qualcuno con la strana frase:
“A t al daagh mè al tabàach dal Mòoro” o anche Mòrro (con la doppia erre per accentuare la violenza dell’atto)! Ti do io il tabacco del Moro !
Un modo di dire che è presente a Carpi, Modena, Milano e in tante altre zone d’Italia.
Significa: Ti do un sacco di meritate botte! Adesso ti sistemo io ! Te le dò di santa ragione per una giusta punizione! Può anche significare l’aver subito una pesante sconfitta: l à ciapèe al tabàach dal Mòoro !
Quindi è possibile che anche la severa intimazione..."Oooh Mòoro... stà chièet! (Ehi amico! Stai quieto!) potrebbe derivare anch'essa dal tabacco del Moro.

Il tabacco del Moro in confezione moderna
È un modo di dire che deriva da un'espressione francese “passer à tabac, che il nostro dialetto ha personalizzato con una famosa marca di tabacco trinciato da fiuto o da pipa, fine e costosa, appunto "Il Tabacco del Moro". Ciò a differenza di quelli che, arrivando dalle piantagioni spagnole centrali e meridionali, si chiamavano come i paesi d'origine.

Dalla rivista francese "Beaujolet" apprendiamo: Dans le langage maritime, un "coup de tabac" était un violent coup de vent qui risquait d'abîmer le bateau. Ensuite, au XIXe siècle, le nom "tabac" a pris le sens de "volée, coup". Sa racine "tabb" signifie "battre, frapper". "Passer à tabac", veut donc dire frapper violemment une personne.

Questo tabacco provocava sensazioni orali decise e prendeva nome dal disegno di un giovane Moro sulla confezione, probabilmente da uno degli schiavi che lavoravano nelle piantagioni di tabacco in America
Ma c’è anche chi interpreta la frase in questo modo: trattandosi anche di tabacco da masticare, per il suo gusto forte e pizzicante, poteva rappresentare … un pugno … proprio in bocca.
Curiosamente, il detto, noto in vasti territori, a Casirate, in provincia di Bergamo, prende la seguente variante: "T al dó mé al tabàr dal Moro - ti do io il tabarro del moro, cioè un sacco di botte. Tabarro… dunque, non tabacco… e il Moro era un omaccione che portava sempre un bastone con sé nascosto sotto il tabarro!





Schèerpi vèeci da lustrèer




Carta intestata della premiata Ditta

1926 – Pubblicità della Ditta Formigoni tratta da un numero unico di quell’anno “La Painèela”-

Al lusster Furmigòun veniva venduto nelle piazze nei giorni di mercato, in attesa di trovare una più ampia diffusione commerciale su più ampi territori. Una strategia che però non ebbe grande fortuna.