mercoledì 25 gennaio 2017

Dorry - Il menestrello di Carpi - dialetto carpigiano - Mauro D'Orazi

Intervista a TEMPO 25-01-2017 di Jessica Bianchi
Al carpigiano Mauro “Dorry” D’Orazi, appassionato di dialetto, scrittore e attento conoscitore degli usi della nostra terra, abbiamo chiesto di tracciare un ritratto di Carpi, tra ieri e oggi

Il menestrello di Carpi

Carpi è nel suo cuore. Nei suoi libri l’ha raccontata, con amore, dedizione e corrosiva ironia. Al 63enne Mauro “Dorry” D’Orazi, moderno menestrello, innamorato del vernacolo cittadino, abbiamo chiesto di tracciare un ritratto di Carpi, tra ieri e oggi. Senza sconti.
Come si riconosce un carpigiano doc?
“Dal suo determinato atteggiamento naturalmente: crede di essere quasi sempre il numero uno in ogni situazione… ovviamente la realtà spesso è un’altra!”.
Com’è cambiata la nostra città nel corso del tempo?
“E’ profondamente mutata. Le persone sono cambiate. Le tradizioni e i valori di una volta stanno sbiadendo sempre più. Io che sono un appassionato di dialetto e attento conoscitore degli usi della nostra terra appartengo ormai a una minoranza… La persone come me sono nate e cresciute con un cesso in comune, giù in lavanderia o in cortile, oggi in casa ne abbiamo tre! Sfido chiunque nella storia dell’umanità ad aver vissuto un progresso tanto intenso! Dalla miseria al boom economico, alla recessione attuale... una grande parabola: dopo la fine della grande economia carpigiana si fa fatica a mantenere il ritmo e lo stile di vita degli scorsi anni”.
Cosa rimpiangi della Carpi di ieri?
“La piazza aperta e la possibilità di andare al bar Teatro dove potevi trovare l'operaio, l’esponente di Destra e quello di Sinistra, lo sfaccendato e l’industriale (il Bar Roma invece era dei signori e il Milano dei comunisti). Tutti i generi si riunivano al Teatro: un "porto franco", godereccio, dove la gente voleva sentirsi e stare bene.”.
Il Centro è sempre più spopolato: chi occupa le panchine?
“I pensionati, quelli scacciati di casa dalle mogli (Dàai mò des-ciùll èt e va fóora a fèer un girtinèin!). Vecchietti che stazionano in centro per ore, senza soldi in tasca che, al massimo, possono permettersi una tazza di caffè al bar. La gente non vive più la piazza, il tempo è sempre più tiranno, gli impegni di lavoro sono pressanti; non c'è tempo di guardare chi ha la testa più grossa!”.
C’è un miracolo carpigiano?
“L’unico miracolo è rappresentato dalla Piazzetta e zone limitrofe. Luoghi che, anche grazie al coraggio un po'spregiudicato dell’assessore Simone Morelli, sono finalmente decollati. La Piazzetta ora è piena di locali e di vita. Mi preme sottolineare che la vicina via San Francesco è transitabile per le auto e moto… vorrà pur dire qualcosa”.
Piazza Martiri: aperta o chiusa al traffico?
“Ricordati che al carpigiano non interessa essere o avere, ma solo sembrare! Esibire un Porsche, tenendo il gomito fuori dal finestrino fa bene all’anima, non credi? Portare la propria auto in piazza e parcheggiare lì, a ridosso del rialzato, potrebbe aiutare… ma ai "buonisti" della Piazza chiusa ciò non interessa. Sono felici di tenerla vuota la sera d'inverno, mentre loro se ne guardano bene di girarla a piedi e sono a casina al calduccio.”
Per muoverti in città prediligi l’auto o la bicicletta?
“La bici; ma in inverno, quando fa molto freddo, non ho alcuna remora a utilizzare la macchina per spostamenti medi”.
Cosa metteresti all’interno del Torrione degli Spagnoli?
“Un bel ristorante, ma con menù tradizionali a 20-25 euro. Il segreto è saper coniugare qualità e prezzo, perché il carpigiano dopo che l’hai fregato un paio di volte con cose patocche poi non viene più”.
La nuova piaga cittadina è certamente la spazzatura: i rifiuti abbandonati sono ovunque e Carpi è più sporca rispetto al passato. Concordi?
A gh é dimondi melnètt!”. Sporcaccioni che non hanno rispetto.
Sei preoccupato della deriva che sta prendendo il nostro ospedale?
“Molto. Dobbiamo ringraziare il Cavalier Guido Molinari per le importanti donazioni che ha fatto a suo tempo all’Ospedale, perché se avessimo dovuto aspettare gli interventi da Modena, stavamo freschi…”.
Sei favorevole alla creazione di un grande parco cittadino?
“Ho aderito immediatamente al progetto di Parco Lama e sono favorevole all’ampliamento delle aree verdi in generale, l’importante  è che ci si possa girare intorno con l’auto… (ndr ride)”.
Ti senti sicuro?
“Diciamo che vorrei ci fossero sempre delle pattuglie in giro pronte a intervenire tempestivamente in caso di bisogno, soprattutto di notte, per non sentirci abbandonati e che sono assolutamente favorevole alla difesa armata della propria casa”.
Come immagini la Carpi del futuro?
“Spero venga esercitato un controllo maggiore e più rigido sul fronte immigrazione e che ci sia lavoro per tutti, in particolare per i giovani laureati. Ma voglio pensare positivo e che ce la faremo”.
Sei un impiegato comunale, come la macchina amministrativa potrebbe essere migliorata?
“Siamo un Comune sano e con ottimi servizi. Bisognerebbe che tutta l'Italia fosse hai nostri livelli; abbiamo ad esempio dei servizi sociali e scolastici di primo ordine. Come parere strettamente personale sono favorevole all’istituzione di un comune unico che accorpi Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano. Questo comporterebbe una migliore organizzazione, più ampi margini di programmazione e intervento e, certamente, maggiore incisività anche nei confronti della vicina Modena, che tradizionalmente tende a non essere troppo generosa nei confronti della provincia”.


mercoledì 4 gennaio 2017

Muore una vacca a un contadino - Mauro D'Orazi - Carpi - dialetto carpigiano

Muore una vacca a un contadino 

                  gen 2017                                                 di Mauro D'Orazi

Con riferimento a uno spregevole individuo, degno di essere punito dal destino con pesanti disgrazie, ma a cui arride la fortuna e non capita nulla di male… anzi, si sente dire questa frase, pronunciate con un sospiro e lasciata in sospeso: “A móor ‘na vaaca a un cuntadèin, mò... (a tè t ii ‘na tróoia, un ròot in cuul, un lèeder, un delinquèint... gniita!)” Il fra parentesi è quasi sempre sottinteso, ma ugualmente molto intuitivo. Il senso dell’invettiva sta nel fatto che quella tal brutta persona avrebbe merito di ricevere malesorti punitorie, ma invece non capita nulla, mentre a uno che è già messo male di suo succedono grandi sventure. Variante… “Èet capirèe! quaand a un cuntadèin la gh va bèin, a gh móor la vaaca ind la staala!



Bruno Cucconi (Carpi) conferma questo singolare modo di dire: “A m arcòord al mé nunòun, ch al fèeva al cuntadèin a Quartiróol vèec’, ch a l giiva acsèe: - Al cuntadèin a gh móor la vaaca in dla staala, ecc...ecc... Mò a te, ch a t vèggna un caancher, a n èet viin gnaanch al ferdóor!-“ Mi ricordo il mio bisnonno, che faceva il contadino a Quartirolo vecchio, che diceva così: - Al contadino gli muore la vacca nella stalla… ma a te, che ti venga un canchero, non ti viene neppure il raffreddore!- “