Prima stesura
27-6-2013 v 41 del 04-08-2014
Al lusster Furmigòun
Il
lucido Formicone
e
altre piccole storie carpigiane
di
Mauro D’Orazi
L’Accademia
della Crusca si spinge su altri antichi significati.
Il questa augusta sede, dove si
preserva con cocciuta perseveranza la lingua del “sì”… il formicon di sorbo può essere paragonato alla nostra gaata
vèecia. Una persona imperturbabile che non si muove per sciocchezze o
fesserie, ma esclusivamente per cose importanti e solo quando è necessario; altrimenti
la preziosa energia non viene sprecata e fa il finto sordo o l
indiàan.
Abitano
ancora ne' ceppi degli alberi vecchi, de' quali percotendogli si veggono uscir
fuora, in gran quantità, salvo però quelle, che abitano nel sorbo. Onde il proverbio.
Formica,
o formicon di sorbo, che non esce per bussare. Dicesi d' huomo, che
difficilmente si lasci persuadere, o intendere.
E
guida a questa volta il cieco l'orbo, dunque tu bussi a formica di sorbo. E in
altro luogo. Ma perch' è formicon vecchio, e di sorbo, Che non isbuca all'accetta,
o al martello.
Se si batte un tronco le formiche di
solito escono, ma non quelle di sorbo.
**
Ma in carpigiano si va molto oltre…
altri significati ci attendono.
A
un bambino che ha fatto una monelleria si poteva dire: "Viin
chè ch a t daagh al lusster Furmigòun!". La frase comporta la
minaccia di dare una bella spazzolata al ragazzino, così come si spazzolavano
con forte energia le scarpe con lucido Formigoni, prodotto a Carpi. In più si
può aggiungere anche l’allusione al… “Ti faccio nero di botte!”… visto il
colore del lucido.
* * *
Formigoni
Mario, nato a Carpi
nel 1873, nel 1914 aveva la fabbrica di cera in via Cavallotti, 2; nel 1929
aveva trasferito la sua Fabbrica di Cera in via Berengario 12.
Nel
1904 Formigoni comunica al Sindaco che inizierà la sua attività di produzione
di cera per calzolaio in via Ciro Menotti n 4, presso Eligio Casarini.
Alla
fine del 1922 (e fino al dicembre del 1925) fece parte della prima giunta
fascista del Comune di Carpi:
Sindaco:
Avv Salesio Schiavi. Assessori effettivi: Tommaso Benassi (avvocato,
«combattente»), Giuseppe Bertolazzi (medico veterinario, «fascista») (mio nonno n.d.r.),
Clodo Feltri (ragioniere, «fascista»), Luigi Gilioli (industriale, «mutilato»);
assessori supplenti: Mario Formigoni (industriale, «fascista») e Giuseppe Govi
(esercente, «mutilato»).
Successivamente
trasferì la sua attività sotto il Portico di San Nicolò, dove mostrava i suoi
prodotti in vetrina, tra essi il lucido nella scatola tonda gialla in tre
diversi confezionamenti a seconda del peso.
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Ecco
nel 1927 la pubblicità del lucido da scarpe di Mario Formigoni che si vendeva
al mercato in Piazza Carpi, ma c'era anche la possibilità di avere un prodotto
per pavimenti e mobili; il testo è umoristico ... quasi da sproloquio.
Il
Formigoni faceva pubblicità anche con dei manifesti; il contenuto era simile a
quello dell'inserzione sopra riportata. Lo stile non si distaccava da quello
degli imbonitori da fiera di paese.
“La
festa di una industria carpigiana” è il titolo di un poster con il quale la
ditta Mario Formigoni pubblicizzava, sempre nel 1927, la presentazione del “Lucido-Vernice
per Mobili in legno e in ferro”. L’appuntamento per tutta la cittadinanza era solennemente
fissato per il 9 aprile di quell’anno in piazza Vittorio Emanuele, con
un’esposizione e vendita accompagnata dalla Banda di Carpi, da una jazz-band.
Ma non bastava, per presentare ed elogiare le qualità dei prodotti Formigoni
era stato ingaggiato anche il Sig. Asturio Pozzi, definito il “re dei
reclamisti”. Egli avrebbe decantato, “colla ben nota eloquenza i pregi del
nuovo insuperabile prodotto”.
Sembra
di sentire il… “Venghino,
siori, venghino! “
Ma
anche il fido incaricato Cavazzoni,
detto Giuliòun, era poi sempre presente nei lanci pubblicitari e
dietro all’improvvisato banco ambulante presso furgoncino della ditta; egli sarebbe
stato là … di sicuro … al suo solito posto al mercato in piazza a Carpi al
giovedì e nei giorni festivi a vendere il famoso e rinomato lucido, anche nella
variante vernice.
Giuliòun era niente meno che rappresentante e
uomo di fiducia di Formigoni … pèinsa mò tè ècch ditta potèinta! Chi
poteva mancare a un simile importante appuntamento.
La
scatlèina dal lusster Furmigòun la gh aviiva al cuèerc' stampèe cun 'na graan
furmiiga néegra in simma
su sfondo giallo (la scatolina tonda del lucido Formigoni aveva un coperchietto
giallo con sopra stampata una grossa formica nera).
La
scaatla èd laata dal Lusster Furmigòun
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1927 Cartolina commerciale della
Ditta Formigono
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Giorgio
Maccari (Carpi)
ricorda la grida pubblicitaria che veniva urlata al mercato per richiamare la
clientela al banchetto di Formigoni:
Dèint
èd vèec’ e balutòun! (Denti vecchi e ballottoni degli occhi!)
Piir,
pèerṡegh, fiigh e mlòun!
(Pere, pesche, fichi e meloni!)
Dònni,
dònni a gh è al Lusster Furmigòun!
(Donne,
donne c’è il Lucido Formigoni!)
Era
un’antica grida pubblicitaria che derivava dei fruttivendoli ambulanti che
passavano col carretto e i sighèeven
luungh al cuntrèedi:
Dèint
èd vèecia e balutòun,
Piir,
pèerṡegh, fiigh e mlòun!
I
pirèin cun la surprèesa,
al
savòun èd mèerca Gaal...
Dònni,
dònni gnìi a cumpràar!"
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Marco
Giovanardi (Carpi) ricorda
che usava questi coperchietti come finali per il gioco dei telefoni collegati
con lo spago. Un gioco in effetti molto interessante che in modo rudimentale
trasmetteva le vibrazioni tramite il filo teso. Il coperchio bucato, col filo
assicurato con un nodo. fungeva sia da microfono che da altoparlante.
Il gioco del telefono
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La
Ditta Formigoni non limitava la sua produzione ai lucidi da scarpe, ma mise sul
mercato anche una portentosa cipria.
1930 ca – Pubblicità della Cipria
Fiori d'Emilia della Ditta Formigoni
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Parole,
frasi e modi di dire in dialetto
È
interessante notare che in dialetto carpigiano lucido da scarpe si dice
senz’altro lusster da schèerpi, ma per l’aggettivo “lucido” si usa anche luccid
ad esempio nella frase: Tirèe a stucch luccid per indicare
una persona vestita con eleganze e che ha curato alla perfezione tutti i particolari
del suo abbigliamento (tirato a stucco veneziano).
Oppure
al
gh à i òoc’ luccid per occhi lucidi dalla commozione, ma al s
è lustrèe i òoc’ , quando un uomo guarda con soddisfatta attenzione una
bella ragazza che gli passa davanti.
**
Tornando
a furmigòun,
in carpigiano, ci si può riferire a colui che sitto sitto, piàan
pianèin, con la più assoluta discrezione, fa i propri interessi in
amore e in affari, mentre in tanti smaniano inutilmente, ottenendo così ottimi
successi di vita; gli altri, i concorrenti, a un certo punto se ne
accorgeranno, ma sarà troppo tardi.
Al
furmigòun è
colui che vedi uscire una sera con quella ragazza meravigliosa (Sì! Proprio
quella! Maledizione!) a cui in tanti… troppi… avevo teso con i più svariati
espedienti. Lui, col fascino del misterioso, con uno sguardo di solito sfuggente,
ma a brevi tratti intenso e ben diretto, con una mezza parolina al momento
giusto, lontano dalla confusione, aveva vinto. E tè t ii lè cóome un deficìint a
magnèer t al fiddegh!!
**
Ecco
infine c’è un altro tipo èd Furmigòun, conosciuto col nome
scientifico di formica
grandior virginalis atque perniciosa.
Meglio evitarne il contatto, anche se
negli ultimi tempi si vede molto meno in giro.
Un
bèel Furmigòun! Va mò là!
*O*
L’omino
del lucido Brill
Per
completare i riferimenti al lucido, a Carpi, ma anche in tante altre zone, si
usavano le frasi come al solito ironiche e a presa in giro: “Te m
pèer l umèin dal lusster!” oppure “Te pèer l areclàam del lusster Brill!”
Mi sembri l’omino del lucido o il personaggio della sua pubblicità.
Ci
si riferiva allo strano omino del lucido da scarpe della ditta Brill, che era vestito di tutto punto e
si guardava le sue scarpe lucidissime. L’omino evidenziava una sua particolare
eleganza, che però alla fine dei conti non convinceva troppo. Il commento serviva
burlarsi di una persona piccola di statura, insignificante, ma sempre curata e
con certa pretesa eleganza.
Al
péer la reclàmm dal lusster
(mi sembri la pubblicità del lucido da scarpe). Negli anni ‘30 e ‘40, infatti,
la pubblicità del lucido Brill puntava sull'immagine di un omino di aspetto ridicolo.
L’omino del lucido Brill
Franco
Bizzoccoli (Carpi)
conferma l’interpretazione del significato del modo di dire e ci racconta anche
le caratteristiche necessarie, perché potesse essere pronunciata la frase “Te m
pèer l umèin dal lusster!”
Erano
tre:
1)
una
persona la duviiva spianèer un sindrèer o un spulvrèin nóov (doveva
indossare un impermeabile nuovo);
2)
avéer
al schèerpi lusstri
(avere le scarpe ben lustrate);
3)
indossare
il cappello tipo Borsalino.
Se
poi il personaggio era anche piccolo e mingherlino… il contesto era perfetto.
Te
m pèer l umèin dal lusster!
**
Il tabacco del Moro
In
questa sede di sostanze e odori forti merita una nota anche il tabacco del
Moro.
Talora
si sente minacciare qualcuno con la strana frase:
“A
t al daagh mè al tabàach dal Mòoro” o anche Mòrro (con la doppia erre per
accentuare la violenza dell’atto)! Ti do io il tabacco del Moro !
Un
modo di dire che è presente a Carpi, Modena, Milano e in tante altre zone d’Italia.
Significa:
Ti do un sacco di meritate botte! Adesso ti sistemo io ! Te le dò di santa
ragione per una giusta punizione! Può anche significare l’aver subito una
pesante sconfitta: l à ciapèe al tabàach dal Mòoro !
Quindi
è possibile che anche la severa intimazione..."Oooh Mòoro... stà chièet!
(Ehi amico! Stai quieto!) potrebbe derivare anch'essa dal tabacco del Moro.
Il tabacco del Moro in confezione
moderna
È
un modo di dire che deriva da un'espressione francese “passer à tabac”, che il nostro dialetto ha personalizzato con una famosa marca di tabacco
trinciato da fiuto o da pipa, fine e costosa, appunto "Il Tabacco del Moro".
Ciò a differenza di quelli che, arrivando dalle piantagioni spagnole centrali e
meridionali, si chiamavano come i paesi d'origine.
Dalla rivista francese
"Beaujolet" apprendiamo: Dans
le langage maritime, un "coup de tabac" était un violent coup de vent
qui risquait d'abîmer le bateau. Ensuite, au XIXe siècle, le nom
"tabac" a pris le sens de "volée, coup". Sa racine "tabb" signifie
"battre, frapper". "Passer à tabac", veut donc dire frapper
violemment une personne.
Questo
tabacco provocava sensazioni orali decise e prendeva nome dal disegno di un
giovane Moro sulla confezione, probabilmente da uno degli schiavi che
lavoravano nelle piantagioni di tabacco in America
Ma
c’è anche chi interpreta la frase in questo modo: trattandosi anche di tabacco
da masticare, per il suo gusto forte e pizzicante, poteva rappresentare … un
pugno … proprio in bocca.
Curiosamente,
il detto, noto in vasti territori, a Casirate, in provincia di Bergamo, prende
la seguente variante: "T
al dó mé al tabàr dal Moro - ti do io il tabarro del moro, cioè
un sacco di botte. Tabarro…
dunque, non tabacco…
e il Moro era un omaccione che portava sempre un bastone con sé nascosto
sotto il tabarro!
Schèerpi
vèeci da lustrèer
Carta intestata della premiata Ditta
1926 – Pubblicità della Ditta
Formigoni tratta da un numero unico di quell’anno “La Painèela”-
Al
lusster Furmigòun
veniva venduto nelle piazze nei giorni di mercato, in attesa di trovare una più
ampia diffusione commerciale su più ampi territori. Una strategia che però non
ebbe grande fortuna.
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