Cotiche e Passerini
Carlo Còddga e al Ducca Pasarèin
*
”Al
custumèeva ai tèimp èd Carlo Còddga” o “dal Ducca Pasarèin” …
queste frasi indicano tempi antichi con cose o situazioni non più all'altezza
del momento attuale; è provabile che questo Carlo Cotica sia una figura
immaginaria, mentre il Duca Passerino fu un antico signore di Carpi nel ‘300,
il ghibellino Rainaldo Bonaccolsi.
Varie
però sono teorie sul Cotica e di seguito ne riporto un paio, sempre riferite a
quando si vuole intendere qualcosa di molto vecchio e sorpassato.
L'origine
di quest'espressione si può far risalire al 1700, quando era invalsa la
consuetudine presso gli uomini di lisciarsi i capelli utilizzando del grasso di
maiale, cioè applicando la cotenna di maiale (cotica / còddga) sul codino per mantenerlo compatto e lucido.
Con
l'espressione " ai tèimp èd Carlo Còddga " si
intende appunto dire: "quando si usava la cotenna per acconciarsi i
capelli", una cosa passata in totale disuso, già nel 1800 e considerata
perciò estremamente adatta ad indicare qualcosa di vecchio e assolutamente
sorpassato.
Tra
che la gente si lavava poco e la puzza di rancido, non oso pensare al tanfo
nauseabondo.
Una
seconda teoria si rifà alla circostanza che, nel primo Ottocento, il servo
delle vecchie casate veniva chiamato còddga,
perché indossava la marsina con le falde (cioè i còodegh). Il senso è ovviamente lo stesso, cioè qualcosa di
superato.
Giuseppe
Quartieri
(Modena) conferma e arricchisce la disamina:
Carlo Còddga - legate questo nome vi sono due
spiegazioni, una riguarda l’espressione “ai tempi di Carlo Cotica”: la frase
indica un tempo antico con cose o situazioni non più all'altezza del momento
attuale; in italiano corrisponde alla frase “Al tempo in cui Berta filava”, in
dialetto “Ai tèimp dal ducca Pasarèin”,
“Al tèimp dal fòoli” ecc…
L’altra
riguarda il nome Carlo Còddga, che
significa illustre sconosciuto, incapace, poco raccomandabile.
L'origine
dell’espressione si può far risalire al Settecento, quando era invalsa la
consuetudine presso gli uomini di lisciarsi i capelli utilizzando del grasso di
maiale, cioè applicando la cotenna di maiale (còddga) sul codino per mantenerlo
compatto e lucido.
Con
l'espressione ai tèimp èd Carlo Còddga
si intende appunto dire: "quando si usava la cotenna per acconciarsi i
capelli", una cosa passata in totale disuso, già nel 1800 e considerata
perciò estremamente adatta ad indicare qualcosa di vecchio e assolutamente
sorpassato.
Una
seconda teoria si rifà alla circostanza che, nel primo Ottocento, il servo
delle vecchie casate veniva chiamato còddga,
perché indossava la marsina con le falde (cioè al còddghi). Il senso è ovviamente lo stesso, cioè qualcosa di
superato.
Per
quanto riguarda il nome Carlo, alcuni si sono sbizzarriti su origini più o meno
fantasiose, chi ha pensato a Carlo Magno, chi a Carlo il Calvo, ecc..., in
realtà si tratta molto probabilmente di un nome generico di un’immaginaria
persona per indicare, in modo esemplificativo, un individuo qualsiasi vissuto
in epoca molto antica, non più attuale e completamente superato.
Espressioni
simili ne abbiamo in quasi tutte le lingue.
In
italiano, i nomi generici “(un) Tizio”, “Tizio, Caio e Sempronio”, “Pinco
Pallino”, “Tal dei Tali”, “Nomen nescio (N.N.)”, “sig. Rossi”, “Mario Rossi”, "Mario
Bianchi, “Pippo”, "la casalinga di Voghera" costituiscono una forma
che prende il nome di variabile metasintattica, utilizzata anche in
programmazione e in informatica.
Éeser cóome Carlo
Còddga,
essere un illustre sconosciuto.
L è 'na còddga, è un incapace,
poco raccomandabile.
Te gh èe pròopia ’na
tachèeda dal tèimp èd Carlo Còddga! Hai proprio un look antiquato!
Il codino, prima della Rivoluzione Francese, non era per i nobili una semplice acconciatura, ma un segno distintivo della propria casta. Dopo la caduta di Napoleone, il Congresso di Vienna (1815) sanciva il ritorno alla Restaurazione. Nasce così l'aggettivo "codino" per indicare persona "conservatrice, retrograda e reazionaria". Lo stesso Francesco I d'Austria al suo ritorno a Milano (31 dicembre 1815) viene accolto, dal popolo minuto, da un "Vattene tu con il codino e la parrucca". I Codini, dopo il Congresso di Vienna, partigiani del Re o nostalgici dell'Antico Regime, erano però fuori dalla Storia, nelle valutazioni dei milanesi del popolo. "Al temp de Carlo Codega" costituisce così l'evoluzione e l'adattamento del modo di dire "Del temp de Carlo V" riportato dal Cherubini nella prima edizione del suo vocabolario del 1814. Il Restelli, nel 1885, lo associa anche al modo di dire "Al temp de ducca vicc" (=vecchio duca), in riferimento al Ducato di Milano e a circostanze ormai superate dalla Storia. L'Arrighi (1896) riporta "Al temp de Carlo V".
RispondiEliminaTutte espressioni che riportano ad un tempo passato e destinato a non tornare. Quello di Carlo V e del Ducato di Milano.
Questo modo di dire nasce quindi con un significato "politico" che, nel tempo, ha continuato a indicare cose o circostanze superate dagli avvenimenti o dalla Storia. Ecco perché a Milano, ancora adesso, Carlo Codega esprime qualcosa di "definitivamente" superato e destinato a non tornare.
Marco Boriani