sabato 23 febbraio 2013

Cadute di catena - Carpi - A m è andèe ṡò la cadèina


Cadute di catena
A m è andèe ṡò la cadèina
 di Mauro D’Orazi
Prima stesura 19-02-2012                                                           V18 del 22-02-2013

Nel nostro dialetto troviamo una ricca varietà di modi di dire per indicare situazioni di disagio o disequilibrio mentale e finanziario legati come termini di paragone a seri problemi meccanici di bici, moto, motori in genere o altri veicoli.
Questo uso denota la grande importanza, e direi anche il rispetto e l’ammirazione, che si è sempre data a questi mezzi nella quotidianità delle persone, sia nella vita di città, che in quella dei campi o del lavoro in generale.
  
Si arrivava a una umanizzazione del mezzo con cui si svolgeva una parte importante della vita lavorativa o di svago. Il rapporto quotidiano e necessario con la bici come mezzo per recarsi al lavoro, per esempio, implicava il fatto che un suo eventuale cedimento o malfunzionamento avesse gravi conseguenze anche dal punto di vista economico. Spesso capitava che si desse un nome affettuoso al proprio mezzo a due ruote o all’auto. Si attribuiva così al proprio mezzo poteri e capacità quasi umane. Si creava un rapporto di interdipendenza reciproca tra il veicolo, che andava mantenuto in piena efficienza, e l'utente-proprietario, che si affidava totalmente ad esso, in ogni circostanza.
Conseguentemente nel momento in cui un mezzo non funzionava o aveva guasti, subito scattavano spontaneamente paragoni con situazioni critiche della vita umana.
La maggior parte di queste frasi sono riferite a situazioni negative, ma non mancano quelle positive del tipo a vaagh … cóome al (un) tréeno, cóome la Litorina, a i duṡèint, a tutt gaaṡ, a gaaṡ arbaltèe, a tutta birra, a manètta avèerta, a aasa, ecc …
In questa foto del 1964 di Alcide Boni un treno merci si ferma alla Stazione di Carpi

Curiosa l’origine del nome Littorina, nato dalla fantasia di un giornalista che lo usò in un articolo sull’intervento del Duce all’inaugurazione il 18 dicembre 1932 della città di Littoria, oggi chiamata Latina. Mussolini viaggiò a bordo di alcune FIAT Al.56. Al Senatore Agnelli, che lesse l’articolo il nome piacque e la FIAT lo adotto per le sue “nuove” automotrici. “Littorina” diventa termine d’uso comune in ferrovia sfidando il tempo poiché ancora oggi, impropriamente vengono così definite anche le elettromotrici.

Per i motociclisti veloci, rumorosi e insistenti nel loro girare, si può dire: al và cal pèer ‘na scurèṡṡa!
A tale proposito chi non ha in mente nello splendido film di Fellini Amarcord il motociclista romagnolo che senza ragione incessantemente percorreva avanti e indietro le vie di Rimini in modo rumoroso e insistente?
Il personaggio delle scorribande era appunto soprannominato … El Scurèṡṡa.
**=M=**
La frase oggi sicuramente più usata e conosciuta è … a gh è andèe ṡò la cadèina: gli è andata giù la catena della bici o del motorino. Con questo modo di dire si suole indicare che una persona si trova in difficoltà e gira a vuoto con la testa, annaspa in confusione, senza risolvere alcun problema … anzi!

Simile … a gh è andèe ṡò la sinngia o al singiòun. Il paragone era riferito alla lunga e grossa cinghia della batdóora che trasmetteva il movimento per battere il grano. Alle pulegge della trebbiatrice venivano collegate svariate cinghie; mentre si separava il grano, si facevano anche altre operazioni. Se la cinghia era corta la li lasciava normalmente dritta; se invece la lunghezza era significativa, per costringere il nastro a non uscire dalle sedi, lo si rovesciava e invertiva, obbligandolo così ad avere maggiore coesione durante il movimento circolare.
Una famosa trebbiatrice della nostre zone anni ‘30-’50 - La Virgiliana della ditta Carra

Spesso si gioca sull’equivoco delle … due teste … quella umana e quella di metallo.
Al piccia (al bàat) in tèesta. Quando un motore picchia o batte in testa vuol dire che va male e la miscela di aria - benzina scoppia prima del dovuto.
A gh è bruṡèe la guarnisiòun dla tèesta. Gli è bruciata la guarnizione della testa, con tutte le conseguenze del caso.
A gh bùi l'aaqua. Gli bolle l’acqua nel cervello. Anche in questo caso si è in presenza di un grave disequilibrio psico - termico.
A gh è saltèe i perṡunéer dla tèesta! Gli sono saltati i prigionieri della testa; ci si riferisce alle fondamentali bacchette di metallo che legano al basamento la testa e il cilindro del motore con filetti e dadi.

L è ṡbielèeee, l à fuuṡ ... è sbiellato, ha fuso il motore. Si è rotto qualcosa di importante dentro al cervello di una persona; le conseguenze di vita saranno deleterie.
  
Sbiellature
A gh è andèe l'aaqua ind l òoli. Gli è andata l’acqua di raffreddamento del motore nell’olio; sono due circuiti che devono stare assolutamente separati.

A l gh à al servèel ch al fa al sintilli. Ha il cervello che fa le scintille, nel senso che c’è qualcosa che tocca, producendo attrito e scintille.

A s gh è ròtt i raag’. Gli si sono rotti i raggi di una ruota, con conseguenze di vita non certo buone.
L à ṡbuṡìi al gòmmi, l è a tèera, l à furèe, l à pèers ‘na róoda, l è armèeṡ a pée, al s è pèers lunngh a la strèeda, al gh à al motóor in folle. In tutti casi il veicolo è inutilizzabile, non può più spostarsi. Sono tutti modi dire che si riferiscono a qualcuno in forte difficoltà e che non può più procedere speditamente nel suo cammino positivo di vita; le gomme sono a terra e conseguentemente si è rimasti a piedi.

L è andèe ṡò d carèeda o ṡò d binàari. La persona in oggetto è andato giù di carreggiata o di binario e, abbandonando la retta via, è probabilmente finito nel fosso … in senso fisico e metaforico.
L è andèe sò 'd birrla (o bèerla). È uscito dai gangheri; è fuori di testa! La birla è un perno di una ruota che poteva essere di un carro o di un biroccio.

Per sollecitare una persona pigra: Dàagh dal gaaṡ!

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