Cadute di catena
A
m è andèe ṡò la cadèina
di Mauro D’Orazi
Prima stesura 19-02-2012 V18
del 22-02-2013
Nel
nostro dialetto troviamo una ricca varietà di modi di dire per indicare
situazioni di disagio o disequilibrio mentale e finanziario legati come termini
di paragone a seri problemi meccanici di bici, moto, motori in genere o altri
veicoli.
Questo
uso denota la grande importanza, e direi anche il rispetto e l’ammirazione, che
si è sempre data a questi mezzi nella quotidianità delle persone, sia nella
vita di città, che in quella dei campi o del lavoro in generale.
Si
arrivava a una umanizzazione del mezzo con cui si svolgeva una parte importante
della vita lavorativa o di svago. Il rapporto quotidiano e necessario con la
bici come mezzo per recarsi al lavoro, per esempio, implicava il fatto che un
suo eventuale cedimento o malfunzionamento avesse gravi conseguenze anche dal
punto di vista economico. Spesso capitava che si desse un nome affettuoso al
proprio mezzo a due ruote o all’auto. Si attribuiva così al proprio mezzo poteri
e capacità quasi umane. Si creava un rapporto di interdipendenza reciproca tra
il veicolo, che andava mantenuto in piena efficienza, e l'utente-proprietario,
che si affidava totalmente ad esso, in ogni circostanza.
Conseguentemente
nel momento in cui un mezzo non funzionava o aveva guasti, subito scattavano
spontaneamente paragoni con situazioni critiche della vita umana.
La
maggior parte di queste frasi sono riferite a situazioni negative, ma non
mancano quelle positive del tipo a vaagh … cóome al (un) tréeno, cóome
la Litorina ,
a i duṡèint, a tutt gaaṡ, a gaaṡ arbaltèe, a tutta birra, a manètta avèerta, a
aasa, ecc …
In questa foto del
1964 di Alcide Boni un treno merci si ferma alla Stazione di Carpi
Curiosa
l’origine del nome Littorina, nato dalla fantasia di un giornalista che lo usò
in un articolo sull’intervento del Duce all’inaugurazione il 18 dicembre 1932 della
città di Littoria, oggi chiamata Latina. Mussolini viaggiò a bordo di alcune
FIAT Al.56. Al Senatore Agnelli, che lesse l’articolo il nome piacque e la FIAT lo adotto per le sue
“nuove” automotrici. “Littorina” diventa termine d’uso comune in ferrovia
sfidando il tempo poiché ancora oggi, impropriamente vengono così definite
anche le elettromotrici.
Per
i motociclisti veloci, rumorosi e insistenti nel loro girare, si può dire: al và
cal pèer ‘na scurèṡṡa!
A
tale proposito chi non ha in mente nello splendido film di Fellini Amarcord il motociclista romagnolo che
senza ragione incessantemente percorreva avanti e indietro le vie di Rimini in
modo rumoroso e insistente?
Il
personaggio delle scorribande era appunto soprannominato … El Scurèṡṡa.
**=M=**
La
frase oggi sicuramente più usata e conosciuta è … a gh è andèe ṡò la cadèina:
gli è andata giù la catena della bici o del motorino. Con questo modo di dire
si suole indicare che una persona si trova in difficoltà e gira a vuoto con la
testa, annaspa in confusione, senza risolvere alcun problema … anzi!
Simile
… a
gh è andèe ṡò la sinngia o al
singiòun. Il paragone era riferito alla lunga e grossa cinghia della batdóora
che trasmetteva il movimento per battere il grano. Alle pulegge della
trebbiatrice venivano collegate svariate cinghie; mentre si separava il grano,
si facevano anche altre operazioni. Se la cinghia era corta la li lasciava
normalmente dritta; se invece la lunghezza era significativa, per costringere
il nastro a non uscire dalle sedi, lo si rovesciava e invertiva, obbligandolo
così ad avere maggiore coesione durante il movimento circolare.
Una famosa
trebbiatrice della nostre zone anni ‘30-’50 - La Virgiliana della ditta
Carra
Spesso
si gioca sull’equivoco delle … due teste … quella umana e quella di metallo.
Al
piccia (al bàat) in tèesta.
Quando un motore picchia o batte in testa vuol dire che va male e la miscela di
aria - benzina scoppia prima del dovuto.
A
gh è bruṡèe la guarnisiòun dla tèesta. Gli è bruciata la guarnizione della testa, con tutte
le conseguenze del caso.
A
gh bùi l'aaqua.
Gli bolle l’acqua nel cervello. Anche in questo caso si è in presenza di un
grave disequilibrio psico - termico.
A
gh è saltèe i perṡunéer dla tèesta! Gli sono saltati i prigionieri della testa; ci si
riferisce alle fondamentali bacchette di metallo che legano al basamento la
testa e il cilindro del motore con filetti e dadi.
L
è ṡbielèeee, l à fuuṡ
... è sbiellato, ha fuso il motore. Si è rotto qualcosa di importante dentro al
cervello di una persona; le conseguenze di vita saranno deleterie.
Sbiellature
A
gh è andèe l'aaqua ind l òoli.
Gli è andata l’acqua di raffreddamento del motore nell’olio; sono due circuiti
che devono stare assolutamente separati.
A
l gh à al servèel ch al fa al sintilli. Ha il cervello che fa le scintille, nel senso che c’è
qualcosa che tocca, producendo attrito e scintille.
A
s gh è ròtt i raag’.
Gli si sono rotti i raggi di una ruota, con conseguenze di vita non certo
buone.
L
à ṡbuṡìi al gòmmi,
l
è a tèera, l à furèe, l à pèers ‘na róoda, l è armèeṡ a pée, al s è pèers
lunngh a la strèeda, al gh à al motóor in folle. In tutti casi il
veicolo è inutilizzabile, non può più spostarsi. Sono tutti modi dire che si
riferiscono a qualcuno in forte difficoltà e che non può più procedere speditamente
nel suo cammino positivo di vita; le gomme sono a terra e conseguentemente si è
rimasti a piedi.
L
è andèe ṡò d carèeda
o ṡò
d binàari. La persona in oggetto è andato giù di carreggiata o di
binario e, abbandonando la retta via, è probabilmente finito nel fosso … in
senso fisico e metaforico.
L
è andèe sò 'd birrla (o
bèerla). È uscito dai gangheri; è fuori di testa! La birla è un perno
di una ruota che poteva essere di un carro o di un biroccio.
Per
sollecitare una persona pigra: Dàagh dal gaaṡ!
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