Parigi,
o cara …
di Mauro D’Orazi
Stesura iniziale 8-5-2013 V 20 del 10-5-2013
Revisione del testo di Graziano Malagoli
Parigi, o cara …
di Mauro D’Orazi
Parigi ricorre non di rado nel nostro parlare. L’allure di questa splendida e fascinosa città non poteva lasciare
indifferente anche l’animo disincantato e iper realista del carpigiano.
A seconda dei modi di dire, le accezioni sono
addirittura due: Pariigi e Parìig’.
Le frasi legate alla bella e seducente capitale francese risalgono in particolare ai tempi della Belle Époque, quando l’immagine di Parigi di fine ‘800 si legò strettamente ai concetti di bello, elegante, raffinato, lussuoso, ma anche e soprattutto di … peccaminoso.
Una città dove il “peccato”, oggi diremmo la “trasgressione”, era sotto gli occhi di tutti, portato all’esasperazione da artisti bohemiennes che brulicavano in ogni angolo della città, trasformando la capitale francese in un grande locale notturno al chiaro di luna.
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Quando un carpigiano si vestiva elegante,
eventualmente con un vestito nuovo, era facile che gli si dimostrasse benevola
ammirazione con la frase: “Te m pèer un Parigìin! (Mi sembri un
parigino)”.
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Questa storiella è molto nota ed è
diffusa in tante versioni e sottolinea l'origine franco-celtica dei dialetti
delle nostre zone.
Mariòun era abbastanza preoccupato col suo
amico al bar:
"A vaagh 'na stmaana a Parìig’. (Sai, vado una settimana a
Parigi). A suun un pòo in pinséer perchè a n sò mìa ciacarèer in francéeṡ.
(Ma sono un po' preoccupato perché non so parlare francese)"
L'altro gli fa:
"Mò stà tranquìll (ma stai tranquillo), a n gh è probléema! Tè te
ciacàar in dialetto carpigiano e al posto di dire
"CON" … ci dici "AVEC" e te vedrèe ch i t
capiràan l istèss (e vedrai che ti capiranno lo stesso)."
Mariòun parte e, quando per la prima volta è al
ristorante a Parigi, ordina al cameriere:
"Al me pòorta un bicéer d vèin!" (Mi porti un bicchiere di vino).
"Très bien!" (*) (Molto bene … in francese) risponde
gentile e sorridendo il cameriere.
"No! No! Mìa dal trebiàan, a
vóoi dal lambrùssch”
(non del trebbiano, ma del lambrusco). "Mè a vrèvv pò dal salàam e
dal persùtt AVEC un pòo d furmàai!". E difatti il cameriere gli
porta il vino e un piatto d'affettato con il formaggio. Rinfrancato, il nostro
ordina il primo: "Adèesa mè a vrèvv un bèel piàat èd riiṡ AVEC i
funnṡ".
Il cameriere puntualmente esegue e seve
un piatto di riso ai funghi.
Soddisfatto, ordina il secondo: "Alóora,
mè a vrèvv ’na bèela bistècca AVEC l'insalèeda." Gli viene portata
una bistecca con l'insalata.
Mariòun, tutto contento e soddisfatto, chiede
alla fine il conto:
"Dòunca, mè a suun Mario Placàan
èd Chèerp, sicóome aanch in Francia i m capissen bèin quàand a ciacàar, a vrèvv
paghèer AVEC la chèerta d créedit." (Dunque, io sono Mario Pellacani di Carpi, siccome anche
in Francia mi capiscono, vorrei pagare AVEC la carta di credito).
Al ché il
cameriere, non potendosi più trattenere, sbuffò: "Mò guèerda ... E
mè a suun Pèevel Fantùss dal Cavéss e s a n gh iira mènnga mè, ... AVEC sti duu
maròun te magnèev! … stasiira! " (Ma guarda .. e io sono Paolo Fantussi del Cavezzo e se non c'ero micca io
qui stasera, con questi due maroni ... mangiavi!)
1920 Uno dei più famosi bistrot di
Parigi - La Closerie des Lilas
(*) Il nome forse
viene dal latino trebulanus, da Trebula, antica città dell'Italia
centrale, ma si pensa anche possa derivare proprio dall'esclamazione dei
soldati francesi "très bien".
Di certo il vitigno compare in regione grazie al popolo etrusco.
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Al guàant (il
guanto); non si tratta però della classica protezione per le mani, ma del
profilattico maschile. Nel passato per indicare il preservativo a questo termine
si aggiungeva … èd Pariigi, città nota
nei primi decenni del secolo scorso per i sue abitudini lussuriose e le sue
case chiuse.
1928 - Piccola guida ai casini di Parigi
*0*
1915 Tariffe del bordello di Mademoiselle Marcelle La Pompe – Paris
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I birilli del tavolo da biliardo
La parigiina l è un ṡóogh a bilièerd con più giocatori.
Negli anni ’70 a Carpi al Bar Armagni, prestigioso
bar sotto il portico di Piazza, dotato di un’ampia sala con quattro biliardi, fèer
‘na parigiina significava, a boccette, colpire e abbattere in battuta
col pallino blu tutti e cinque i birilli, guadagnando ben 12 punti.
Antica stufa detta “parigina”
La parigiina era anche una stufa economica di ghisa a lenta combustione. Al va
ch al pèer 'na parigiina ! (Va che sembra una parigina) …
funziona bene, a pieno ritmo.
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Con i mèel spéeṡ (i mal spesi) ci si riferisce al denaro spicciolo a disposizione
per spese minute. In questo caso Carpi pareggia niente meno che Parigi col suo argent de poche.
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Con la corrosiva ironia
carpigiana c'è chi dice: Curtìil e
pò Parìig', ciò per significare che prima viene Cortile, frazione di
Carpi, per bellezza e importanza, e poi, ma solo poi ... Parigi!
Anche Limmid ha una sua Parìig’; è un luogo di questa frazione, che
praticamente oggi corrisponde alla zona di via Martiri Partigiani.
Si diceva … a staagh in Parìig’ o a staagh
in Ròmma. Erano appunto due strade di Limidi. Da notare che in Parìig’ stava Bruno Losi Raschìin, poi glorioso sindaco di Carpi, dove la sua famiglia aveva
una botteghina di frutta e verdura. Anche nella sentenza di condanna del
Tribunale Speciale compare con tale mestiere.
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Tamburin di Francia Tamburino
di Francia
csa gh èe t ind la tó
paansa? Cosa hai nella
tua pancia?
A gh ò di faṡulèin, Ho
dei fagiolini,
piccia, piccia
tamburèin! Picchia,
picchia tamburino!
da Giornale illustrato per i
ragazzi 1886
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Si narra di una signora
carpigiana che aveva sempre una gran voglia di viaggiare per il mondo, ma il
marito, come tanti mariti, non condivideva tale desiderio: aborriva con orrore
le valige, i check-in, la fatica degli spostamenti, i
melensi souvenir da portare a casa ad amici e parenti, ecc ..
“A vóoi andèer a Pariigi! A vóoi andèer
a Pariigi!” … ripeteva con insistenza la signora nelle più
svariate occasione.
Finché una volta il poveruomo esasperato,
muovendo nervosamente e con insistenza le due mani aperte in direzione del
proprio incrocio delle gambe (fondo pancia … insomma), sbottò: “ A suun mè
la tó Pariigi!”
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