domenica 15 settembre 2013

Ricordo di Franco Bizzoccoli - Carpi dialetto carpigiano di Mauro d'orazi

Stesura iniziale 14-07-2014                                 V 06 del 23-07-2014
Ricordo di Franco
di Mauro D’Orazi

Questo fraterno ricordo riguarda Franco Bizzoccoli, Il MARINAIO, Al marinèer, un personaggio carpigiano reale, ma che sembravava uscito dall’epica e avventurosa fantasia di Hugo Pratt. A lui ho dedicato il mio secondo libro La Ruscaróola èd Chèerp DUE; questo perché per me Franco rapprensenta il “genius loci” di Carpi.
Passare il suo esame sul dialetto e le tradizioni della nostra città era FONDAMENTALE e lui non si è mai tirato indietro, controllando, correggendo e suggerendo. Dovevo superare la sua sospettosa diffidenza, dovuta ai limiti della mia discendenza carpigiana solo al 50%. Mi ha raccontato un’infinità di storie dal nonno fabbro e massone (che gli fece quasi da padre, essendo rimasto orfano presto), che lo educò alla libertà e al libero pensiero, ai sui tanti viaggi da marinaio in tutto il mondo; dal palombaro sminatore di porti, alla Legione Straniera; dal canale di Panama al signor Fish carpigiano in Africa, alla lotta contro la bieca dittatura greca, alla frequentazione dei migliori registi e attori italiani degli anni 70- 80, al gioco d’azzardo al fumo di ogni tipo di tabacco, causa principale della sua scomparsa.
Lo spirito anarchico irriducibile, la sua strenua opposizione alle ingiustizie, al perbenismo del potere e alle menzogne istituzionali lo hanno sempre caratterizzato. Era ciò che si dice a Carpi un arvèers, un rovescio. Socialista, Radicale, capace, come minacciosamente spesso minacciava, di influenzare il voto e l’opinione èd sesèint culatèin èd Chèerp (di seicento gay di Carpi).
**
Una vita densa e avventurosa che me lo ha fatto considerare a buona ragione il nostro “Corto Maltese” carpigiano.
  
Corto Maltese
Il suo narrarre affabulante ci ha sempre affascinato con storie di mare, di viaggi in paesi lontani, di incontri strabilianti, di missioni speciali in Indocina, nei mari del Mediterraneo e in Africa.
Facendo roteare a mezz’altezza il suo indice sinistro, ornato con orgoglio dell’anello massonico del nonno (con la squadra e compasso) raccontava, descriveva, pennellava situazioni e personaggi, rievocava, illustrava, ecc… con una ricchezza di particolari che sembrava di essere lì, mentre succedevano le cose, mentra la prua della petroliera tagliava l’oceano atlantico.
Non c’era posto che il nostro marinaio non avesse visitato.
Non c’era persona famosa che non avesse incrociato.
Non c’era cosa o storia che non sapesse sulla nostra città.
E in effetti di Carpi e dei carpigiani al saviiva tutt:
vitta, mòort e miraacol.
Mi ha sempre dato il suo appassionato contributo sulle vicende carpigiane, descrivendo luci e ombre dei vari personaggi, anche i particolari che NON si potevano scrivere.
Mi ha regalo, a me più giovane, nato dopo la guerra, le storie e lo spirito intimo di una “vecchia” città che ormai non c’è quasi più, ma sulla quale è appoggiata la realtà d’oggi, anche se in pochi riescono o possono ricordarlo.
A lui è dedicato anche un modo di dire, quasi una laurea honoris causa meritata sul campo:
A l à ditt Bisòochel!”
(Lo ha detto Bizzoccoli!)
Nel senso che, quanto riferito su una certa faccenda o individuo, era certo la verità e …  e più non dimandare!”, citando Dante.
Anche perché LUI c’era… c’era di sicuro, o, se non c’era, si trovava comunque molto vicino!
Non era un uomo perfetto, anzi… aveva mille difetti e diecimila debolezze.
Il caustico Mauro Prandi lo chiamava Frank Monozoccolo, perché “l’altro”… lo aveva perso a concia.
Ma aveva centomila qualità e un milione di pregi; cose, queste ultime, che compensavano abbondantemente il bilancio del suo essere, della positività di uomo di libero persiero e azione che intende lasciare un mondo almeno un po’ migliore di come lo aveva trovato.
Una moglie, due figlie, una madre che ha amato tantissimo; un cagnone, la Tata, mastino napoletano, che era una di famiglia.
**
Ci ha lasciato il 14 luglio 2014, il giorno della Presa della Bastiglia, un evento storico di riscatto dell’uomo a cui teneva moltissimo. Liberté, Egalité, Fraternité (Libertà, Uguaglianza, Fratellanza) era il trinomio, il motto sacro della Rivoluzione Francese, ma anche il suo.
Nella sua ultima, tragica e dolorosa notte, la frase che ha ripetuto cento volte con insistenza, come estremo lascito ai sui familiari, è stata: “Un solo pensiero mi ha guidato: LA LIBERTÀ!
    Carpi, 14-7-2014  Mauro D’Orazi che si onora di essere stato suo amico.
**
La lapide della Presa di Roma alla “tirannide papale”
In questa foto si vedono Bizzoccoli, il vescovo Tinti, il sindaco Campedelli e don Ivo, il 20 settembre 2010 (140° anniversario della Breccia di Porta Pia), mentre di fronte alla lapide in Piazza discutono sulla “tirannide papale”, parole incise sulla lapide stessa. L’incontro di conciliazione fu organizzato dall’allora Presidente del Consiglio Comunale Giovanni Taurasi.
Puntualmente ogni XX settembre (Presa di Roma al Papato), Bizzoccoli faceva mettere una corona sulla lapide in Piazza, posta sul Torrione degli spagnoli, a nome del “Circolo del Libero Pensiero Giordano Bruno” di Carpi; un’incombenza, un dovere morale, un’appuntamento fisso che aveva ereditato dal compianto avv Guido Borelli 30°.
15 luglio 2014 - ore 16,35 Franco Bizzoccoli passa per l'ultima volta nella sua Piazza e davanti alla lapide del 20 settembre 2014 – Presa di Roma
Foto Federico Massari
**
da VOCE di Carpi
14 luglio 2014 – All'età di 84 anni Franco Bizzoccoli, Il Marinaio, si è spento nelle prime ore di questa mattina, all'ospedale Ramazzini dove era stato ricoverato per un aggravamento delle condizioni di salute. Figura notissima in città, vigile in pensione, Bizzoccoli aveva alle spalle un'esistenza avventurosa, vissuta come marinaio della marina mercantile e come combattente nella Legione straniera tra Indocina e Africa, prima di stabilirsi definitivamente nella propria città d'origine. Spirito libero e anarchico militante, fra i fondatori del circolo del Libero Pensiero, aveva stretto numerose amicizie negli ambienti romani del cinema, a partire dal regista Giuliano Montaldo e dall'attore Gian Maria Volontè, arrivando a recitare in due film dello stesso Montaldo – "L'Agnese va a morire” del 1976 con Ingrid Thulin e "Il giocattolo”, del 1979, insieme a Nino Manfredi – e "Maledetti vi amerò” di Marco Tullio Giordana, del 1980. Da militante, ebbe un ruolo nel sostegno e nella liberazione di Alexis Panagoulis, l'ufficiale greco imprigionato e torturato dai colonnelli dopo il colpo di stato del 1966. In città era divenuto un simbolo della carpigianità, un custode della memoria, uno degli ultimi testimoni della vita al campo di concentramento di Fossoli dove aveva lavorato da garzone di muratore, oltre a rappresentare un riferimento contro ogni forma di sopruso e un pungolo costante per i poteri locali.

Nessun commento:

Posta un commento

grazie