Stesura
iniziale 14-07-2014 V 06 del
23-07-2014
Ricordo di Franco
di Mauro D’Orazi
Questo fraterno ricordo riguarda Franco Bizzoccoli, Il MARINAIO, Al marinèer, un personaggio carpigiano
reale, ma che sembravava uscito dall’epica e avventurosa fantasia di Hugo
Pratt. A lui ho dedicato il mio secondo libro La Ruscaróola èd Chèerp DUE; questo perché per me Franco rapprensenta
il “genius loci” di Carpi.
Passare il suo esame sul dialetto e
le tradizioni della nostra città era FONDAMENTALE e lui non si è mai tirato
indietro, controllando, correggendo e suggerendo. Dovevo superare la sua sospettosa
diffidenza, dovuta ai limiti della mia discendenza carpigiana solo al 50%. Mi
ha raccontato un’infinità di storie dal nonno fabbro e massone (che gli fece
quasi da padre, essendo rimasto orfano presto), che lo educò alla libertà e al
libero pensiero, ai sui tanti viaggi da marinaio in tutto il mondo; dal
palombaro sminatore di porti, alla Legione Straniera; dal canale di Panama al
signor Fish carpigiano in Africa, alla lotta contro la bieca dittatura greca,
alla frequentazione dei migliori registi e attori italiani degli anni 70- 80,
al gioco d’azzardo al fumo di ogni tipo di tabacco, causa principale della sua
scomparsa.
Lo spirito anarchico irriducibile,
la sua strenua opposizione alle ingiustizie, al perbenismo del potere e alle
menzogne istituzionali lo hanno sempre caratterizzato. Era ciò che si dice a
Carpi un arvèers, un rovescio. Socialista, Radicale, capace, come
minacciosamente spesso minacciava, di influenzare il voto e l’opinione èd sesèint culatèin èd Chèerp (di seicento
gay di Carpi).
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Una vita densa e avventurosa che me
lo ha fatto considerare a buona ragione il nostro “Corto Maltese” carpigiano.
Corto Maltese
Il suo narrarre affabulante ci ha
sempre affascinato con storie di mare, di viaggi in paesi lontani, di incontri
strabilianti, di missioni speciali in Indocina, nei mari del Mediterraneo e in
Africa.
Facendo roteare a mezz’altezza il
suo indice sinistro, ornato con orgoglio dell’anello massonico del nonno (con
la squadra e compasso) raccontava, descriveva, pennellava situazioni e
personaggi, rievocava, illustrava, ecc… con una ricchezza di particolari che
sembrava di essere lì, mentre succedevano le cose, mentra la prua della
petroliera tagliava l’oceano atlantico.
Non c’era posto che il nostro
marinaio non avesse visitato.
Non c’era persona famosa che non avesse
incrociato.
Non c’era cosa o storia che non sapesse
sulla nostra città.
E in effetti di Carpi e dei
carpigiani al saviiva tutt:
vitta, mòort e miraacol.
Mi ha sempre dato il suo
appassionato contributo sulle vicende carpigiane, descrivendo luci e ombre dei
vari personaggi, anche i particolari che NON si potevano scrivere.
Mi ha regalo, a me più giovane,
nato dopo la guerra, le storie e lo spirito intimo di una “vecchia” città che
ormai non c’è quasi più, ma sulla quale è appoggiata la realtà d’oggi, anche se
in pochi riescono o possono ricordarlo.
A lui è dedicato anche un modo di
dire, quasi una laurea honoris causa
meritata sul campo:
“A l à ditt Bisòochel!”
(Lo ha detto Bizzoccoli!)
Nel senso che, quanto riferito su
una certa faccenda o individuo, era certo la verità e … “e più
non dimandare!”, citando Dante.
Anche perché LUI c’era… c’era di
sicuro, o, se non c’era, si trovava comunque molto vicino!
Non era un uomo perfetto, anzi…
aveva mille difetti e diecimila debolezze.
Il caustico Mauro Prandi lo
chiamava Frank Monozoccolo, perché “l’altro”… lo aveva perso a concia.
Ma aveva centomila qualità e un
milione di pregi; cose, queste ultime, che compensavano abbondantemente il
bilancio del suo essere, della positività di uomo di libero persiero e azione
che intende lasciare un mondo almeno un po’ migliore di come lo aveva trovato.
Una moglie, due figlie, una madre
che ha amato tantissimo; un cagnone, la Tata, mastino napoletano, che era una
di famiglia.
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Ci ha lasciato il 14 luglio 2014,
il giorno della Presa della Bastiglia, un evento storico di riscatto dell’uomo a
cui teneva moltissimo. Liberté, Egalité, Fraternité (Libertà, Uguaglianza, Fratellanza) era il
trinomio, il motto sacro della Rivoluzione Francese, ma anche il suo.
Nella sua ultima, tragica e
dolorosa notte, la frase che ha ripetuto cento volte con insistenza, come
estremo lascito ai sui familiari, è stata: “Un solo pensiero mi ha guidato:
LA LIBERTÀ!”
Carpi, 14-7-2014
Mauro D’Orazi che si onora di essere
stato suo amico.
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La lapide della Presa di Roma alla
“tirannide papale”
In
questa foto si vedono Bizzoccoli, il vescovo Tinti, il sindaco Campedelli e don
Ivo, il 20 settembre 2010 (140° anniversario della Breccia di Porta Pia), mentre
di fronte alla lapide in Piazza discutono sulla “tirannide papale”, parole
incise sulla lapide stessa. L’incontro di conciliazione fu organizzato
dall’allora Presidente del Consiglio Comunale Giovanni Taurasi.
Puntualmente ogni XX settembre
(Presa di Roma al Papato), Bizzoccoli faceva mettere una corona sulla lapide in
Piazza, posta sul Torrione degli spagnoli, a nome del “Circolo del Libero
Pensiero Giordano Bruno” di Carpi; un’incombenza, un dovere morale,
un’appuntamento fisso che aveva ereditato dal compianto avv Guido Borelli 30°.
15 luglio 2014 - ore 16,35
Franco Bizzoccoli passa per l'ultima volta nella sua Piazza e davanti alla lapide
del 20 settembre 2014 – Presa di Roma
Foto Federico Massari
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da VOCE di Carpi
14 luglio 2014 – All'età di 84 anni Franco
Bizzoccoli, Il Marinaio, si è spento nelle prime ore di questa mattina,
all'ospedale Ramazzini dove era stato ricoverato per un aggravamento delle
condizioni di salute. Figura notissima in città, vigile in pensione, Bizzoccoli
aveva alle spalle un'esistenza avventurosa, vissuta come marinaio della marina
mercantile e come combattente nella Legione straniera tra Indocina e Africa,
prima di stabilirsi definitivamente nella propria città d'origine. Spirito
libero e anarchico militante, fra i fondatori del circolo del Libero Pensiero,
aveva stretto numerose amicizie negli ambienti romani del cinema, a partire dal
regista Giuliano Montaldo e dall'attore Gian Maria Volontè, arrivando a
recitare in due film dello stesso Montaldo – "L'Agnese va a morire” del
1976 con Ingrid Thulin e "Il giocattolo”, del 1979, insieme a Nino
Manfredi – e "Maledetti vi amerò” di Marco Tullio Giordana, del 1980. Da
militante, ebbe un ruolo nel sostegno e nella liberazione di Alexis Panagoulis,
l'ufficiale greco imprigionato e torturato dai colonnelli dopo il colpo di
stato del 1966. In
città era divenuto un simbolo della carpigianità, un custode della memoria, uno
degli ultimi testimoni della vita al campo di concentramento di Fossoli dove
aveva lavorato da garzone di muratore, oltre a rappresentare un riferimento
contro ogni forma di sopruso e un pungolo costante per i poteri locali.
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