Giannino il tabaccaio
Chi si fosse trovato a passare alla
fine di maggio 2015 per Carpi in pieno centro storico, davanti al Municipio avrebbe
visto un’ enorme A appiccicata alla vetrina di una tabaccheria.
La squadra di calcio del Carpi è
andata in serie A e la gioia di Giannino (titolare dell’esercizio una volta
delegato al chinino, oggi al grattino) era esplosa all'inverosimile con
l'aggiunta poi, di lì a poco di quella dello scudetto e di altri trofei alla
Juve, sua squadra del cuore. Una vera apoteosi di esultanza, di emozioni, di
soddisfazioni di vita!
Giannino ha appena compiuto 50
anni, è un uomo sano, un tifoso felice, ha moglie e due figli, un buon lavoro,
ecc… Vende sigarette, francobolli e… piccole gioie con i gratta e vinci!
Giannino è una brava persona. Ce
ne fossero! Ma non si pone grossi dubbi esistenziali e, per paura di uscire dal
seminato, non ha nemmeno mai assaggiato un piatto di spaghetti di soia cinesi. È
andato per la prima volta all’estero l’estate scorsa e di fronte alla Torre
Eiffel ha esclamato, un po’ sorpreso: “AH! Credevo fosse anche più alta!”
***
A questo punto qualcuno fra
coloro che mi ascoltano, comincerà a preoccuparsi della salute mentale di chi
legge queste righe e a chiedersi cosa c’entra tutto ciò con quello che stiamo
studiando e approfondendo.
Ebbene Giannino è l’esatta
corrispondenza nella ns società attuale della figura di Papageno del Flauto
Magico del grande Mozart.
Nella celeberrima opera, il
protagonista Tamino è chiamato a grandi traguardi, sarà iniziato, libererà
Pamina dal buio della notte, la farà sua e diventerà l’allievo/ successore del
gran sacerdote Sarastro.
Papageno, invece, è uomo comune
che si accontenta delle cose primordiali. Il buono, il giusto: secondo il
comune sentimento popolare. Inizialmente racconta qualche ingenua frottola per
farsi grande, ma è un peccatuccio veniale e alla fine si rivelerà di buon cuore
e anche piuttosto saggio.
Il “povero” (fra virgolette)
Papageno (lato infantile di Tamino) ambisce a traguardi molto meno ambiziosi
dell’eletto; innanzitutto deve guadagnarsi da vivere, catturando e rivendendo
rari volatili, e poi desidera assolutamente trovare una Papagena come lui, per
mettere su famiglia e avere tanti piccoli Papagenini.
Papageno è scaltro e pieno di
inventiva, ma nel contempo è anche gran chiacchierone e, come tutti coloro che
sono affetti da tale fastidioso problema (per le orecchie altrui), spesso non
sa né discorrere, né tacere. Ha paura ed è timoroso davanti a troppe novità,
che quasi sempre non riesce a capire.
A Papageno viene data la
possibilità di accedere a stati di coscienza più maturi, ma non riesce a
superare le prove di iniziazione e in particolare quella del silenzio, parlando
e anche a sproposito.
Papageno, nella sua spontaneità
semplice e incontenibile, non ce la fa proprio a tacere e le sue labbra vengono
serrate da un lucchetto d’oro.
Nella figura di Papageno viene rappresentata
la dimensione psichica di chi si sente ben inserito nella concretezza del reale
e si accontenta di quello che la vita gli offre lì per lì; non pensa a una
condizione umana più alta, a un avvenire intriso di altissimi principi.
Papageno non intende per nulla operare grossi rivolgimenti nella sua pratica
esistenza, tende perciò a escludersi dalle prove d'iniziazione, rappresentano
più che altro un fastidio e un limite al proprio istinto naturale.
II silenzio e il dominio di sé, possono
essere l'espressione della forza della coscienza e della saldezza dell'io.
Questa forza e solidità vengono
richieste a Tamino, mentre Papageno, succube e tentato dai sensi, non è degno
dell'iniziazione, anche se la sua figura di basso livello completa la solennità
iniziatica del mondo di Tamino.
Pertanto Papageno rappresenta la
paura naturale dell'uomo, che si ritrae dall'ascesi e dallo sforzo di
elevazione della vita; egli non ha lo scopo di andare nella notte, di rischiare
la morte verso più alte mete e si accontenta del fatto di pensare, con
un’alzata di spalle, che: "Ci sono
molto persone come me!" Quando gli viene comunicato, con compunta
solennità, che non ha superato le prove iniziatiche. Il suo atteggiamento è di
tranquilla noncuranza, mista a una punta di dispregio.
NON dimentichiamolo, in questa
sua semplice, ma fondamentale constatazione, ha dalla sua parte l’umanità
ordinaria, cioè la maggior parte delle persone di buon senso e di positiva
volontà!
**
Quasi tutte le mattine io e l’amico
S prima di andare a lavorare, ci fermiamo più che volentieri a chiacchierare
nel negozio di Giannino, divenuto piacevole punto di incontro per gossip, battute,
frizzi e lazzi. Giannino è un istrione e ogni mattina recita a soggetto,
straparla simpaticamente.
Giannino però ogni tanto ci sente
discorrere, in modo sintetico e per sottintesi, di strani appuntamenti per la
serata; è curioso. A un certo punto sbotta:“
A m piesrèev savèer indu andèe a la sìira?” Mi piacerebbe sapere dove
andate alla sera? Si attenta a chiedere in dialetto, con compiaciuta ignoranza e
sbuffante malizia. Noi ridendo, gli rispondiamo rivelandogli cose fra le più
inverosimili: traffici di valuta per milioni di euro con paesi esteri, incontri
a scopi sessuali ambigui, rapporti coi servizi segreti di mezzo mondo,
complotti contro il Vaticano, ecc.. . Giannino ci guarda scuotendo la testa e
ci manda al diavolo sempre con efficaci frasi dialettali.
NON capisce, ma soprattutto non
potrebbe capire, NON VUOLE capire… nemmeno se gli dessimo un minino di
spiegazioni… le nostre sono “cose” troppo lontane dal suo sentire.
Giannino è felice nella sua vita
di sana ordinarietà, non cerca soddisfazione in esoterici piani paralleli
esistenziali.
“Sei il nostro Papageno!” Gli
dico sorridendo. “Ehh?!” Replica lui, guardandomi stupito: non comprende e io
di certo non glielo spiego. Eppure sarebbe semplicissimo dare un occhio a
qualche pagina di internet; cosa che però non farà mai. È felice così! Perché
porsi nuovi problemi?
***
Ma… noi GRANDI filosofi al massimo grado… lo siamo anche noi…
felici? Noi chiamati agli alti destini di Tamino! Noi che ci vediamo assegnati
nomi e titoli altisonanti.
Noi… chiamati alla purezza, alla santità e alla
diffusione del pensiero e degli ideali di libertà di saggezza nel mondo, nella
società. Il destino di Tamino ci appartiene; ci è stato attribuito da un alto
(e nel contempo intimo) disegno, che perseguiamo (per ispirazione e intuito) pur
senza mai riuscire a comprenderne adeguatamente la sua interezza e la sua complessa
e completa verità.
Ma sarà proprio vero che siamo
chiamati a questi supremi e ineluttabili compiti? Soprattutto quelli
estremamente gravosi di portare i ns grandi ideali nella società. Chi ci dà la
convinzione di essere superiori a Papageno e all’amico Giannino? Che
presunzione!!
Tamino è l’eroe che attraversa
l’oscurità, rischiando la morte per arrivare al celeste piacere dell’iniziato. Egli
insegue la sua Gerusalemme Celeste. Egli rappresenta il principio della
coscienza attiva che deve essere messa in funzione e che deve affermarsi nella lotta
con le forze oscure dell’inconscio. Egli è alla caccia del tesoro, della pietra
preziosa, che è simbolo dell’ampliamento di coscienza, che è poi il profitto di
ogni iniziazione.
Papageno non è in grado di
partecipare all’alto volo spirituale di Tamino, ma non è che non subisca una
trasformazione, solo che essa avviene nell’ambito di un mondo naturale, non tanto
inferiore, ma che si limita a vibrare con una frequenza più grossolana. Una
dimensione che è certo meno intellettualmente raffinata, ma allo stesso tempo
di certo umanamente positiva.
Una risposta potrebbe essere di
considerare il mistero superiore dell’iniziazione (che è per pochi), come il
colmo della stessa forza d’amore per la vita, che anima il mondo più prosaico di
Papageno.
**
Giannino è soddisfatto della sua
vita, il suo concreto umanesimo ha semplici e solidi principi.
Mi chiedo se lo sono anche io…
soddisfatto e felice, avvolto dalla certezza del dubbio e spesso pesantemente
ricurvo, come un punto interrogativo vivente, sulle mie incertezze di verità;
VERITÀ che intuisco, corteggio, inseguo, ma che drammaticamente NON raggiungo
mai (invece come vorrei) nella sua completezza.
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