venerdì 10 marzo 2017

Sconforto di Mario Stermieri - dialetto carpigiano - Carpi - Mauro D'Orazi - basletta

Sconforto di Mario Stermieri
Ecco una poesia del grande Mario Stermieri di Carpi,  in cui, di proposito e con grande maestria, il contenuto triste viene completamente disintegrato dall'esilarante utilizzo dei termini, per noi che parliamo l'italiano corrente, in un improbabile tentativo di fondere due lingue differenti.

SCONFORTO

La prima vera ecco è quì che vièno 
siamo già arènto al tempo della fóia
in mezzo ai prati si è già sgato il fieno
e vien su l'uva bella ch'la fa vóia,
ma nel mio cuoro ancor non v è giungiùto
il tiepido calor del sol d'aprilo
perché la mante mia non m'à più vluto
e sofro, e… calo tutti i giorni un chilo!
Quando poi penso ai bacci che ci ò dato
in della ghigna fresca e pien d'ardire
mi sento comovùto e sconsolato
come se fossi arènto a partorire!
E quando penso a sì crudel disdetta
e che in del mondo non avrò più pace
blisga dagli occhi giù per la basletta
il pianto mio dal gran che m'indespiàce!

Mario Stermieri, Carpi 1886/1910

Nel leggere il buffo utilizzo delle parole italianizzate dal dialetto carpigiano nella poesia di Mario Stermieri, c’è da chiedersi se non era questo forse il sistema usato dagli scrittori dialettali del Tre-Quattrocento di trasformare la lingua della loro terra nel nuovo linguaggio toscano, che si stava affermando in tutta la penisola. Del resto quante parole provenienti da tutte le regioni italiane sono state toscanizzate e oggi fanno parte dell'italiano standard!

Da notare poi che i quattro versi finali, musica pura e cristallina, sono i più famosi e conosciuti di tutta la povesia carpigiana:

E quando penso a sì crudel disdetta
e che in del mondo non avrò più pace
blisga dagli occhi giù per la basletta

il pianto mio dal gran che m'indespiàce!

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