Piròun, Pirèin, Pirèttav09
Giugno
2022 Mauro D'Orazi
Piròun cosa significa? Che appellativo è? Spesso lo si sente usare riferito a persone o animali.
Ecco il tipico Piròun! Un bel labrador
Piròun! Pierone (grande Piero)? Oppure perone (grossa pera)? Mah? Difficile trovare di preciso l’origine di questa parola spesso usata nel nostro dialetto, ma anche in frasi in italiano. È un nome d’uso generico, evocativo, vezzeggiativo negli ambiti familiari o amicali, ad esempio per simpatico animale corpulento; è perfetto per il cane labrador, ti viene spontaneo quando ne vedi uno. “Viin mò chè bèel Piròun, ch a t daagh un biscutèin!” Vieni qui bel Pirone, che ti do un biscottino!
Ma si usa anche per i bimbi e le persone.
Quante volte abbiamo sentito una nonna o una zia prendere in braccio e sbaciucchiare un bel bambinone paffutello e dire: “Mò Dio! Mò che bèel Piròun!” Questo Pirone non è altro che una figura immaginifica, che sta a indicare un ragasóol piacevole alla vista, in carne e ben colorito, che genera immediatamente affetto e simpatia.
L’amico Gigia Sgarbi durante le nostre cene del venerdì amava ricordare, divertito, il carattere deciso della nonna nei confronti del marito, in tarda età, quando gli indicava precisi percorsi esistenziali:
“Maagna mò Piròun, te gh èe faam!” Mangia adesso Pirone, che hai fame!
“Va mò a lèet Piròun, te gh èe sònn!” Vai a letto adesso Pirone, che hai sonno!
E lui mansueto … eseguiva.
Dare invece oggi piròuna a una ragazza cresciuta NON va bene. Non è corretto: si entra nel labirinto contorto e ipocrita del body shaming, mentre se è ancora bimba lo puoi dire con affetto.
Nel caso serva, si usa anche il diminutivo Pirèin, mentre per un soggetto sgarbato, impacciato, maldestro ...” T ii pròopria un Pirunàas!” Sei proprio un Pironaccio!
Pirèin si utilizza per un bimbo piccolo, gracile con la testa a pera. Allora si esclamerà, mentendo: “Mò che bèel pirèin!” Ma che bel Perino!
È utile ricordare che la lampadina elettrica, per la sua forma in dialetto si chiama … pirètta!
Ma c’è anche la pirètta dla luuś. Si tratta in questo caso dell’interruttore che spegne e accende la luce nelle camere da letto posto nella testata (altera) del talamo.
E poi … la pirètta per i clisteri! E qui basta la parola!
1930 ca - Ecco Romano Po, Piròun da Sèccia, in piazza davanti al Duomo nell’esercizio delle sua attività carromortuaria
Infine chi ha una certa età ricorda la figura di tale Romano Po detto e conosciuto come Piròun da Sèccia: negli anni ’30 e successivi era un noto trasportatore con carri e automezzi… anche di salme al cimitero.
“Stà atèint ch a t maand a tóor da Piròun dla Sèccia!”
Stai attento che ti mando a prendere da Pirone della Secchia!”
Questo Pirone conduceva un cocchio con cavallo bianco di posta alla stazione, ma all’occasione (lui o il figlio) anche il carro funebre per il cimitero. Il curioso nome del personaggio non ha nulla a che fare con “tassoniani” rapimenti, ma deriverebbe, secondo le versioni di Franco Bizzoccoli, dal fatto che una volta, tornando da Modena al ciapèe ‘na gròosa baala cun un caldarèin èd vèin. La parola caldarèin ha come sinonimo sèccia, ovvero secchia.
Oppure perché il suddetto abitava in Via Galilei nello stesso stabile di una locanda che per antichissima tradizione era soprannominata La Sèccia.
C’è poi una piccola filastrocca
Laasa ch a pióova,
laasa ch a nèeva!
Su Piròun ch a andòmm a la fèera!
Lascia che piova, lascia che nevichi … Su mio caro Pirone che andiamo alla fiera. Il significato della frase può anche sottendere alle più intriganti allusioni; insomma … quando c'è da andare, c'è da andare!
Sempre a proposito di Piròun, c’è tutta un’altra serie di interessanti significati nel dire comune, che il bravissimo Giorgio Rinaldi (Vignola – Folclore Contadino) ha così tracciato:
Piròun, è un accrescitivo del nome proprio Piero, “Pierone”, ma nello stesso tempo assume un doppio significato, perché in passato indicava anche una persona molto placida, pigra. (Cfr. il verbo ferrarese piràr, essere pigro, es. al pìra a la(v)uràr, non ha voglia di lavorare). Pertanto alla lettera si potrebbe tradurre il grosso Piero pigro e inoperoso.
A chi veniva attribuito l’epiteto di Piròun, trattandosi di un tipo molto placido e con poca voglia di affaticarsi, si chiedeva ironicamente: Piròun stèe t bèin? (Pierone stai bene?)
In alcune zone è anche sinonimo di Pultrèggna e Mingòun:
“Piròun vóo t dal persùtt?”- “Indù ée l?” – “Lè ṡò, in cantèina” – “Nò! Alóora a n gh ò mía faam!”.
L’espressione A t salùtt Piròun (simile a A t salùtt Mingòun), è usata ancor oggi da parte di chi si stanca di spiegare cose che l’interlocutore non comprende o capisce alla rovescia, col significato di “lasciamo perdere”, “cambiamo argomento”.
A volte Piròun assumeva anche un significato più volgare sottintendendo, caiòun, pistulòun, e da qui la frase: t ii pròopia un Piròun!
Ma col passar del tempo l’espressione ha assunto un valore molto più confidenziale, amichevole, tanto da equivalere quasi al ciao. Addirittura quando viene pronunciato da una madre o da una nonna assume anche una sfumatura affettuosa: Al mé Piròun (il mio cucciolotto, il mio bambinone). Si tratta insomma di un’espressione che cambia di significato a seconda del “registro”, cioè se viene usata da adulti ha un senso negativo, ma se viene utilizzata da familiari nei confronti di un bambino acquista un significato affettuoso.
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