Prima stesura 28-07-2014 v 06 del 30-07-2014
A gh è pisòun e pisòun
di Mauro D’Orazi
Un pisòun è di certo un volatile, ma un pisòun è anche un bimbo di certa età
che se la fa ancora addosso, un piscione.
Simpatico il doppio doppio senso: a gh è un pisòun dedrèe a ‘na culòuna.
C’è un piccione dietro a una colonna, ma anche c’è un piscione dietro a una culona.
C’è un piccione dietro a una colonna, ma anche c’è un piscione dietro a una culona.
A gh è pisòun e pisòun
Quando uno dimentica di chiudersi i pantaloni davanti si può dire che un al gh à la butèega avèerta. Òocio che te gh è la butèega avèerta, ch a voola via l uṡlèin! Attento che hai la bottega aperta che vola via l’uccellino!
Una volta la fèssa
era chiusa cun di ptòun (bottoni),
oggi quasi sempre con la cerniera, parte i Levi’s 501, che si è ostinato a
usare il vecchio metodo di serraggio.
C’è anche il proverbio: gàabia
avèerta, uṡèel mòort! Gabbia aperta, uccello morto!
Dopo aver pisciato è d’uso per i maschietti ferèegh un scuasèin; cioè bisogna sgrullare
il pisello per farlo sgocciolare ed evitare di bagnare gli indumenti con tutte
le spiacevoli conseguenze del caso. L’operazione può essere un’arte che si
affina col tempo; un’abilità che di solito si tiene riservata e condivisa al
massimo con pochi amici intimi.
Tua moglie fingerà di non accorgersene, salvo brontolare:
“Mò èela mai pusibìil te n gh a chèev mia a fèerla dèinter? (Ma è mai possibile
che tu non riesca a farla dentro.”
Attenzione però che un’antica regola della tradizione non
scritta avverte che non si possono effettuare più èd trìi scuasèin, altrimenti si entra in altri campi che
potrebbero portare a precoci cecità.
Sèee … va più fòort
al tréeno o pissa più luntàan un caan? : va più forte il treno o piscia più lontano un
cane? Una formula disorientante e liberatoria del nostro dialetto che si
pronuncia in presenza di domande la cui risposta è difficilissima e che
consente al contempo di mandare alla malora lo scomodo e pedante interlocutore.
Còorp saan al pissa
cóome un caan: un corpo sano piscia come un cane. Dunque tantissimo. Saggezza
popolare.
L è antìigh cóome al
pisèer a maan!: è antico come il pisciare a mano! Un detto che si richiama ad
antichi usi mai dimessi. Si colloca fra natura e cultura, tra l’autonomia
impellente del corpo maschile e il libero arbitrio nel comportamento. Indica
una persona, una cosa o una situazione non all’altezza del momento, fuori moda,
pur tuttavia … più che necessaria. Esiste anche nel modo semplificato: l è antìigh cóome la pissa!
Pèr capìir a capìss,
l è quàand a piss ch a rabìss: per capire capisco, è
quando “pissio che rabisco”
(soffro). Modo di dire scherzoso e con rime spinte che portano al sorriso,
anche se si riferiscono fastidiosi disturbi alla prostata o a calcoli. La frase
si usa per evidenziare che una certa situazione si è ben compresa, ma che i
veri problemi originano da cose ben diverse da quelle di cui si sta parlando.
Currer ind al
sabiòun, ciacarèer cun i caiòun, pisèer còuntra vèint, i iin trii lavóor da
deficìint: correre sulla sabbia,
parlare coi sempliciotti e pisciare contro vento, sono tre azione da sciocchi.
Azioni che portano solo danni e perdite di tempo: in genere la frase viene
pronunciata per evidenziare spiacevoli episodi della seconda specie elencata.
Al s gh arviiṡa ind
al pisèer: gli assomiglia quando piscia, ovvero non lo ricorda per nulla.
Al póol pisèer a lèet
e diir ch l à sudèe: può pisciare a letto e
dire che ha sudato; dicesi di persona che con la propria posizione rilevante e coi
soldi compra tutto, anche il giudizio benevole della gente servile e prona per
fatti normalmente sconvenienti; con questa alchimia monetaria si trasforma la percezione
della realtà delle cose.
Al va giùsst giùsst
bèin pèr pisèer: va giusto bene per orinare; presa in giro che gli uomini si
scambiano vicendevolmente, alludendo ad una presunta impotenza.
Insgnèer a pisèer
seinsa alvèer la gaamba: insegnare a pisciare senza alzare la gamba. Significa
trasmettere la propria esperienza di vita a qualcuno, in modo che impari a
superare gli ostacoli e le avversità e a… stare al mondo.
T è pissèe
fóora (dal bucalèin, dl urinèel); l’hai fatta fuori dal vaso, nel senso che ti
sei sbagliato, non ha centrato la valutazione di una certa cosa, hai preso una
decisione completamente sbagliata.
Al bambusèet
(sprovveduto) di turno ha commesso un errore marchiano, ha preso un abbaglio o
ha parlato a sproposito.
Con uguale significato, ma anche in senso di
ammonimento e di velata minaccia: Guèerda
che t èe pistèe ’nà mèerda!!
Chi n pissa in
cumpagnìa o l è un lèeder o ’na spìa: chi non piscia in compagnia è un ladro e una
spia. Un detto anche nazionale che si usa di solito fra ragazzi maschi, quando
si è fuori in allegra brigata allo scopo di fare squadra e per vincere al
timidezza dei più riservati.
La pasiinsia l’è cóome
la pissa, quàand la scaapa… la scaapa: la pazienza è come la pipì, quando scappa…
A piss e s a vèggn: piscio e poi vengo. Arrivo a mio comodo, quando mi pare. Non
fatemi fretta, sarebbe inutile, devo fare prima le mie cose.
Mò tèeṡ tè, te nn èe
gnaanch catèe un caan ch al t pissa ind la stanèela!: ma taci tu che non
hai trovato neanche un cane di pisci sulla veste! Quando si discute con una
ragazza nubile e molto pretenziosa, che non è ancora riuscita a trovare marito.
Stanèela e caan
A cuul (d) pisòun – a culo di piccione, per significare che qualcosa (di qualsiasi
genere o natura) arriva gratis o senza il minimo sforzo una cosa molto
vantaggiosa e per di più in grande abbondanza.
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Al pisalèet - tarassaco
C’è poi in primavera un fiore giallo che poi si trasforma
in una leggera e trasparente palla di semini volanti… al pisalèet.
Si tratta del tarassaco pianta officinale che confezionato in apposite tisane
ha effetti diuretici.
Al pisafóogh è invece il nome della lucciola;
tale definizione deriva la fioca entità dell’emissione, tant’è che quando in
casa una volta per miseria o per micragna (arpisìim
= deliziosa parola in dialetto inventata da mia madre per prendere in giro mio
padre e la sua tirata famiglia di origine - significa l’essere un’arpia nel
senso di avaro, ‘na pèela rabìida) si usavano dal pirètti (lampadine chiamate così per
la loro classica forma a pera) da 15 watt, il commento che si poteva sentire
era: “Mò cus èel cal pisafóogh, ch a n
vèed gnìinta! Ma cos’è questa poca luce che non si vede niente!”
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