Prima stesura 07-10-2014
v12 del 10-10-2014
Una Direttrice per
amica
Saffo Bocchi
di Mauro D’Orazi
Piccola biografia
introduttiva – Prof.ssa SAFFO BOCCHI, nata a Rolo (RE) 10-7-1906
deceduta a Carpi il 17-9-1998; è stata Direttrice (con la D veramente
maiuscola) dal 1950 al 1969 delle scuole elementari Manfredo Fanti di Carpi.
Il 3 gennaio 1950
Saffo Bocchi venne nominata Direttrice didattica, ruolo che ricoprì con
dedizione e impegno. Maestra per diversi anni a Fossoli e in altre scuole di
Carpi, ha guidato la scuola elementare in un periodo di difficoltà, ma anche di
grandi speranze, in cui cominciava ad affacciarsi una nuova generazione di
maestri, la cui formazione risentiva del nuovo clima democratico. Interruppe il
servizio prestato in qualità di Direttrice a Carpi il 31 dicembre 1969, per
subentrare nel ruolo di Ispettrice, con sede di lavoro a Reggio Emilia.
1957 – La Direttrice delle Fanti
Saffo Bocchi
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La professoressa Saffo Bocchi (soprannominata Ciampìin in
famiglia) è stata la direttrice didattica alle scuole elementari M. Fanti di
Carpi per quasi vent’anni; una figura epica per le scuole di Carpi, così come
la preside delle A. Pio Wanda Bonizzi. Un personaggio rilevante e
inconfondibile del punto di vista fisico, intellettuale e di costume d’antan.
Difficile per gente di Carpi della mia età non averla
incontrata e notato la sua caratteristica figura.
Piccola, minuta, di rosso pelo, gambe corte e intrombonate,
voce acuta, ma con un accentuato tono melodico inconfondibile, capellini
vezzosi, vestiti spesso di colori vivaci che il fulgore della seta esaltava
ulteriormente. Me ne ricordo uno di un verde smeraldo spinto, che provocava,
artatamente, un delizioso pendant con
il rame dei capelli.
Mente viva e lucidissima, aveva studiato filosofia e si era
laureata, in un epoca dove per le donne non era certo facile raggiungere un
simile traguardo. Una sua abitudine era quella di dare ripetizioni di filosofia
a studenti liceali.
Si racconta anche che fu proprio lei, allora maestra, a
impartire le lezioni di grammatica e di sintassi a Bruno Losi, atte a fargli
conseguire l'attestato di studio indispensabile per legge (licenza elementare –
saper leggere e scrivere) per ricoprire la carica di primo cittadino di Carpi,
l'indomani stesso del 25 aprile 1945.
Era sempre aggiornata sulle cose del mondo e certo non
arretrava di fronte a discussioni e disquisizioni, mostrando sempre spiccata
personalità sull’analisi e la sintesi in relazione a vaste tematiche.
Signorina, non si era mai sposata; anche forse per non aver
mai superato il dolore dell’abbandono di un antico moroso; una breve unione di
sentimenti, che mi immagino casta e romantica, ma ahimè naufragata per colpa di
chi meno se lo aspettava.
Era la zia della brava e preparata professoressa Jone
Pasquini, che per ampi tratti culturali non era a lei dissimile.
Naturalmente era “la Direttrice” quando frequentavo le
elementari alle Fanti di Carpi. La Direttrice per antonomasia!
Un curioso particolare: di fianco alla cappella di Santa
Caterina della Sagra, sulla sinistra prima della porticina laterale, si era
fatta riservare dal Comune un posto auto, dove parcheggiava la sua FIAT 600
verdina. Un cartellino segnalava: “RISERVATO alla DIRETTRICE”.
Una Fiat 600
Dire che guidava malissimo è un pietoso eufemismo; la vox populi narrava che avesse dovuto
ripetere l’esame di guida pratica per ben sei volte; sulla teoria, invece, era
andata un po’ meglio… ma dubito fortemente che abbia mai acquisito nel suo io
più profondo i cicli Diesel e Otto.
Io ho frequentato “LaSaffoBocchi” (come diciamo noi
carpigiani, tutt atachèe, tutto
attaccato) negli ultimi anni della sua vita; ciò a causa di parentele comuni collaterali
molto ben radicate nel “generone” della vecchia Carpi.
Mi convocava per telefono sulle questioni più varie: in
primis per il rogito della sua tomba, che integrai più volte con lunghe e
complesse postille, per consigli politici, per suggerimenti di vita vari e
talora anche solo per sfogarsi delle dolorosissime perdite del giovane nipote e
della giovanissima bisnipote.
Per un paio d’anni fui anche direttore dei cimiteri di
Carpi e così ogni tanto, in base alle marette parentali in continua ribollente evoluzione,
integrava, in mia presenza, il rogito della tomba di famiglia al cimitero
urbano. In base agli ultimi “permali” escludeva o meno... l'entrata nella tomba
a questo o quel familiare. La situazione non era mai stabile e il foglio
bollato si era riempito di queste annotazioni, spesso in contraddizione coi
testi precedenti.
Era chiaro che le postille apposte sulla sua copia del
rogito, che io controllavo, vidimavo e timbravo solennemente, non valevano
nulla, in quanto esse non erano ufficialmente registrate, ma… non c’era verso
di farle intendere queste sottigliezze giuridiche, che svanivano di fronte alla
fatale e suprema importanza dell’argomento; vedeva la cosa assolutamente come
un’appendice del suo testamento.
Nei primissimi anni ’90 io ero in forte espansione
all’interno del mio partito di allora, la D.C.; allora ero quasi molto potente (ironico) e per motivi congressuali le
chiesi se potesse prendere la tessera. Lei testualmente riflette alcuni giorni
e poi mi telefonò: ”Io non ho mai avuto la tessera di un partito, ma per te lo
faccio; usala bene però!” Sottoscrisse, ma poi non feci in tempo a farla pesare,
il partito saltò per aria prima!
Nel 2003,
a 5 anni dalla sua scomparsa, il settimanale Voce di
Carpi indisse un referendum per intitolare alcune nuove vie (oggi via delle
Magliaie, ecc…) a donne importanti della nostra città; mi sembrò naturale
pensare al suo nome e feci arrivare ben 367 preferenze (raccolte realmente con
metodi al di sopra di ogni sospetto …) sulla Saffo, molte più della nota imprenditrice
Maria Nora, ma fu inopinatamente cancellata, assieme alla magliaia, e nemmeno
messe in classifica. Furono considerate, con bigottismo di sinistra, troppo… di
destra!
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Spesso mi capita di ricordarla e di pensare al personaggio
particolarissimo che era. Parlare con lei era come tornare indietro di 60 – 70
anni; si entrava in un mondo, retaggio di fine ‘800, che non esisteva più e che
avevo trovato solo in qualche romanzo o sceneggiato televisivo.
Ma era il SUO… dei mondi possibili! Perché cambiare? Ci si
trovava bene con la sua didattica, i suoi filosofi, le sue gioie, i suoi grandi
dolori, i suoi principi.
In ogni caso la sua vita se l’è guadagnata con grande
dignità.
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Le scuole elementari Manfredo Fanti
e la Sagra, al centro c’era la dislocazione del posto auto riservato alla FIAT
600 della Direttrice.
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Graziano Malagoli (Carpi) rammenta bene quando anche
lui andò a lezione di filosofia dalla Saffo, durante gli anni del liceo
scientifico.
Ecco poi un suo ricordo particolare:
"Per alcuni anni ho abitato presso le scuole di
Cortile. A mio padre, il maestro Arrigo Malagoli, che insegnava lì, era stato
infatti assegnato un appartamento all’ultimo piano.
Siccome ero particolarmente vivace, una maestra, che
insegnava ai bambini di prima, chiese a mia madre di lasciarmi andare nella sua
classe, anche se avevo solo 4 anni e mezzo, così, tanto per darle un po’ di
respiro, visto che c'era anche un fratello più piccolo che la mamma doveva
accudire.
Un giorno venne a Cortile la Direttrice Bocchi, in visita
alla scuola. La maestra, non avendo fatto in tempo a farmi uscire, fu costretta
a dire alla Direttrice che ero il figlio del maestro Malagoli. La Saffo non
fece alcuna osservazione e allora la maestra mi iscrisse nel registro regolare.
In seconda fui poi costretto a perdere l’anno per malattia:
così in quinta potei sostenere l’esame di ammissione alla scuola media, cui si
poteva accedere solo dopo i dieci anni.
La Bocchi aveva una sorella insegnante e rammento che disse
a mio padre che la scuola doveva essere iniziata a 6 anni, non prima e che mi
sarei trovato in difficoltà nella vita per avere trasgredito alla regola.
Evidentemente in questo caso non ha avuto ragione.
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