Prima stesura 11-03-2015
V07 del 14-03-2015
Essere
figlio di nessuno e non contare nulla
di Mauro D’Orazi
Ecco vari modi di dire per definire una persona offesa per
essere stata sottovalutata o non considerata.
Mò mé chi suun ia? Al
fióol dal pòover sugamàan?
Èsser al fióol dal
pòover sugamàan:
persona maltrattata da tutti o/e figlio di padre ignoto. L'asciugamano a cui ci
si riferisce è quello usato da una prostituta a fine lavoro e... non cambiato
spesso. Ciò porta a possibili paternità al quanto incerte.
Mentre un sugamàan
è una persona che non dà affidamento e capace di nequizie.
L è un sugamàan móoi ; è un asciugamani bagnato; è una
persona indolente e sgradevole.
Ci sono poi tantissime varianti eccone alcune:
… al fióol èd nisùun?
... al fióol èd la
schifóoṡa?
... al fióol dla
brutta schifòoṡa?
... al fióol dal
schifóoṡ
... la fiòola dal
bidèel o dla bidèela
... al fióol dal putt
(è vansèeda dla mnèestra d aiéer. Daa la al putt!)
... al fióol dla
schiava Iṡaura?
Interessante questo neologismo per altro già tramontato. La
schiava Isaura (Escrava Isaura) è una telenovela brasiliana fra le più famose
del mondo prodotta da Rede Globo nel 1976, la primissima telenovela trasmessa
in Italia).
Tè te nn ii nisùun, aansi
al sio èd nisùun.
E mè chi suun ia, al
fióol dla sèerva? E io chi sono? Forse il figlio della
serva?
... al fióol dla
sèerva èd Mariàan
... al fióol éd Caciini
... al fióol dal préet
Mò a gh éera aanch la
sèerva dal caplàan (ch l à faat un ṡbaali!).
C’era anche la serva del cappellano (che fece uno sbaglio!)
Chi suun ia mè? La
fiòola èd dàai e dàai!
Chi sono io ? La figlia del dai e dai!
A n suun mìa fióol d
mill fraanch!: non
sono mica figlio di mille lire; non mi faccio allettare da un'offerta così
misera!
‘Sa suun ia al fiòol
dal sòop Bèeṡla! Sono
forse io il figlio dello zoppo Besla?
Bèeṡla è una forma arcaica del
nostro dialetto che significa mento: ’na bèela bèeṡla è un mento pronunciato. Oggi si usa
invece il diminutivo baslètta che
indica sempre il mento.
Chissà
chi era questo disgraziato personaggio… povero, zoppo e con un mento molto di
considerevole lunghezza? Certo uno
vissuto realmente, forse almeno un paio di secoli fa, che era conosciuto con
questo curioso scutmàai.
Aggiungo altri modi di dire, su tematiche simili.
Al fióol dal più ṡvéelt
(d 'na coperatiiva):
figlio del più svelto (d'una cóoperativa);
sono espressioni maligne, quando si vuole indicare una persona dalla paternità
dubbia, facendo riferimento alla presunta "leggerezza" o ampia
disponibilità della madre.
I fióo d Suléera, chi
s i fa s i léeva!: i
figli di Soliera (o Solieri????), chi li mette al mondo li deve fare crescere! A nn éera mìa dificcil, ind i tèimp pasèe,
che la ragazza-madre si presentasse a casa dell’ “impollinatore" sposato, pèr fèer èggh vèdder al "fióol d
Suléera".
Vedendo uno che, di solito
malvestito, è tutto tirato a festa, si può dire : "Te m pèer al fióol d un caan d un sgnóor!” Mi sembri il figlio di un cane di
un signore.
La frase ironica “Mò
gniint, Sapètt!" stava a significare una situazione o un fatto
accaduto molto grave al quale però, verbalmente, si voleva dare un modesto o
insignificante valore, negando una più che evidente, ma imbarazzante realtà. Ma
la spiegazione più vera sembra che fosse riferita al frutaróol Sapètt, che aveva il banco in Piazzetta; costui era
solito pronunciare questa frase per illustrare alla gente l’ottima mercanzia
che aveva in vendita e il prezzo estremamente conveniente
Altre versioni, nelle quali si scatena la fantasia
popolare: c’era un contadino, tale Sapètt,
con stalla, che portava il latte al casaro. Questi controllava che tutto fosse
in regola. Un giorno vide qualcosa di strano e lo rinfacciò al contadino, il
quale per minimizzare, si giustificò dicendo: “Mò gniint, ‘na bussca ind al laat! " Il casaro di rimando: “Mò l è un gaat mòort, Sapètt!”
Ancora: “Mò gniinta caṡèer, l’è ‘na busca ind al
sèer (siero)!”
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