La misura del tutto
di Mauro D’Orazi
Iniziamo con la bellissima parola
del nostro dialetto: incòosa, ogni cosa.
Potrebbe derivare dal latino “omnia
causa”.
Quàand a s è ditt incòosa a s è ditt pròopria tutt!
A iòmm viint incòosa, abbiamo vinto tutto.
Una frase molto interessante è: avéer nóoṡ e masóol, cioè avere sia la
noce (da mangiare) e l'occorrente per rompere in guscio, un martelletto; quindi
non si manca di nulla per stare bene.
A suun chè cun pigòun e badìil. Cioè... sono qui con tutto l'occorrente alla bisogna, piccone
e badile; usato spesso in modo malizioso.
Avèer cuul e cl èeter; simpatico gioco di parole per indicare che si ha tutto.
Vléer l óov e la balòota; volere l'uovo e il tuorlo.
Avéer paan e cumpanaadegh. Il pane e il companatico.
Avéer salùtt e bèesi... e (al) tèimp da spènndr
i. Salute, soldi, ma anche il tempo di vita per spenderli… bene.
Al gh à aanch al laat èd galèina; ha anche il latte di gallina, cioè non gli manca proprio
nulla.
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