giovedì 17 gennaio 2013

Avvertenze per i lettori - dialetto carpigiano - mauro d'orazi

Avvertenze per i lettori
Tutti gli scritti sono in bozza, sono in progress:
essi in continua modifica in base a nuovi elementi , versioni di modi dire, aneddoti, ecc
Possono contenere errori o omissioni involontarie.
La versione del pezzo è indicato con Vxxx e la data.
Più è alto il numero di Vxxx e più il testo è stato revisionato
Tutti i lettori sono chiamati, se amano il dialetto,
a suggerire modifiche o integrazioni al fine che cose preziose di cultura locale e familiare
non vadano perse.
foto, fatti, racconti, modi di dire della mamma, della nonna
ricette, rimedi

possono essere anche cose volgari o banali
non ha importanza
la ricerca sul dialetto è scientifica e non certo morale
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 usuali avvertenze per a n èsser di fapèes
1) siete liberissimi di non leggerle e di cestinarle
2) sono graditi integrazioni, correzioni, critiche anche feroci, ma motivate, aneddoti, storie familiari, o foto inerenti  i pezzi scritti
3) se non gradite questi invi, basta mandarmi un breve cenno.
4) si possono distribuire liberamente
5) se avete antiche foto di famiglia scannerate e mandatele, è il miglior modo di conservarle e renderle pubbliche a beneficio di tutti
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praticamente ogni riga dei miei scritti
viene controllata da 10- 15 persone fra le  più esperte (e disponibili) di carpi e fuori carpi
che conoscono il dialetto e le ns tradizione e che ... sanno scrivere e trovare i miei errori
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il testo viene poi sottoposto all'amico Luigi Lepri che è forse il nmr 1 del dialetto bolognese, persona simpaticissima e a giorgio rinaldi di folclore contadino esperto del dialetto di MO e dell'appennino.
Anche con loro ho  un frequente scambio continuo di scoperte e interpretazioni.
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i testi vengono messi, un po' ridotti e senza foto , sul gruppo di Facebook "Conosci il dialetto carpigiano", con 1350 membri. il gruppo è aperto a TUTTI anche a non carpigiani per un confronto continuo su accezioni e varianti- senza stupidi o idioti campanilismi
i testi vengono messi anche su un blog  di microsoft . Ciò ha buoni riscontri soprattutto grazie al fatto che i titoli entrano di botto nei motori di ricerca e questo è un bel trucco . basta mettere nel titolo anche "dialetto carpigiano" e con una ricerca gnocchissima saltano fuori da tutte le parti.
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in tal modo i rischi di errori (pur sempre possibili) vengono ridotti moltissimo.
difficile pensare a un circuito più virtuoso
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buona lettura
mauro d'orazi detto dorry
per comunicazioni
email
dorry@libero.it


Norme di trascrizione

Le Norme di trascrizione adottate sono quelle di pag. XXII del “Dizionario del dialetto carpigiano - 2011” di cui si riporta il testo integrale.

“Il vocabolario adotta una trascrizione delle voci e della fraseologia modellata sulla grafia italiana, seguendo una tradizione lessicografica che ha quasi sempre impiegato adattamenti a tale grafia. In particolare, si segue il sistema di trascrizione semplificato messo a punto dalla Rivista italiana di dialettologia. Lingue dialetti società.
Le vocali i, a, u sono rese come in italiano, mentre la pronuncia aperta di e, o è indicata con un accento grave, la pronuncia chiusa con uno acuto; il fenomeno della lunghezza vocalica è particolarmente marcato nel carpigiano e per indicarla si è scelto di ripetere la vocale, sprovvista di accento, onde evitare l’accumulo di segni diacritici sovrapposti, come – nella tradizione – il circonflesso o il trattino: bièeva, butéer, fagòot, arióoṡ (e così per i, a, u: sintìir, cavàal, futùu). Le vocali è, é, ò, ó sono distinte solo sotto accento, mentre in posizione atona sono segnate e, o.
L’accentazione si indica con l’accento grave, salvo i casi citati di é, ó (dove tale accento denota anche la chiusura della vocale), quindi ì, ù, à: ad es. scarnìcc’, fisù, bacalà.
Di norma, per semplicità, non si accentano le parole piane (ad es. bussta), ma soltanto quelle che hanno l’accento sull’ultima (arvùcc’) e sulla terzultima sillaba (ṡàberia); allo stesso modo, di norma (escluse alcune forme verbali come dà, fà, dì) non si accentano le parole monosillabiche (csa, al), a meno che contengano é, ò accentati per indicare la qualità aperta o chiusa (, èl, bòll).
Per indicare sempre con sicurezza le semivocali, senza complicare la grafia con segni estranei al sistema italiano (ad es. usando j), si avverte che, nella parola, i, u a contatto con vocale hanno valore di semivocali, in caso contrario recano l’accento (mìa, tùa).
Sono rese come in italiano le consonanti p, b, t, d, m, n, r, l, v, f. Per le palatali e le velari si adottano le norme grafiche italiane. Le affricate palatali sono indicate con c, g davanti a e, i: ad es. ducèer, bòocia; con ci, gi davanti ad a, o, u: ad es. ciàapa, baciòoch, paciùugh, gianèin, giocaatol, argiulìi; con c’, g’ davanti a consonante e in fine di parola: ad es. òoc’, curàag’. Le occlusive velari vengono indicate con c, g davanti ad a, o, u: ad es. catèer, còpp, cun, galupèer, góob, guàast, (tuttavia – questa volta in ossequio alla
tradizione – si è usato il segno q per aaqua, daquèer e simili); con ch, gh davanti ad e, i, di norma davanti a consonante e in fine di parola: ad es. bachètta, bèech, béegh, sanghnèer, stanghèer, lèegh, liigh, brighèer. Per quanto riguarda le sibilanti dentali, come è noto l’italiano non distingue graficamente tra sorda e sonora: seguendo l’esempio di alcuni vocabolari
nazionali, indichiamo con s la sorda e con la sonora: ad es. baṡèer.
La laterale palatale è resa con gli davanti ad e, a, o, u: ad es. striglièer, butigglia, manigliòun; con gl davanti ad i e in fine di parola: ad es. ègl’idèi. Quanto alle nasali, abbiamo – oltre a m, n – la palatale gn, tutte rese come in italiano, anche in finale di parola: ad es. fuggna, paagn, staagn.
Le consonanti intense vengono indicate, come in italiano, mediante il raddoppiamento della consonante semplice: ad es. bagaiètt, aluminni; in caso di digrammi, come in un paio di esempi già visti (butigglia, fuggna), viene raddoppiata soltanto la prima lettera.
Infine, quando un nesso grafico non rappresenta un unico suono, ma la successione dei suoni indicati dalle singole lettere, esso viene sciolto con l’inserzione di un trattino: ad es. s-ciòop, s-ciafòun, s-ciflèer.”

Tabella per facilitare la lettura

a      a come in italiano                           vacca
aa    pronuncia allungata                         laat, scaat, caana

è      e aperta (come in dieci)                   martedè, sèccia, scarèssa, panètt, panèin
èe    e aperta e prolungata                      andèer, regolèeda, martlèeda, taièe
é      e chiusa (come in regno)                 méi, mé 
ée    e chiusa e prolungata                      véeder, créedit, pée

i       i come in italiano                            bissa, dì
ii      i  prolungata                                  viiv, vriir, scalmiires, dii

ò      o aperta (come in buono)                pòss, bòll, brònnṡa, pistòun, dimònndi
òo    o aperta e prolungata                      scartòos, scatlòot, malòoch, tròop
ó      o chiusa (come in noce)                   tó, só, indó  
óo    o chiusa e prolungata                      vóolpa, casadóor, móoi, óov, ṡóogh
u      u come in italiano                           parucca, bussla, dubbi, currer, fiùmm
uu    u prolungata                                  bvuuda, vluu, tgnuu, autuun, duu

c’      c dolce (come in ciao)                     vèec’ , òoc’
cc’    c dolce e intensa (come in faccia)      cucc’, scarnìcc’, cutècc’, palpùcc’
ch    c dura (come in chiodo)                   ṡbòcch, spaach, stècch
g’     g dolce (come in gelo)                     curàag’, alòog’, coléeg’
gg’   g dolce e intensa (come in oggi)       puntègg’, gurghègg’
gh    g dura (come in ghiro)                    ṡbrèegh, siigh

s      s sorda (come in suono)                  sèmmper, sòol, siira
ṡ      s sonora (come in rosa)                   atéeṡ, traṡandèe, ṡliṡìi

s-c    s sorda seguita da c dolce                s-ciafòun, s-ciòop, s-ciùmma, s-ciòoch

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