domenica 6 gennaio 2013

Dialetto e verità di Mauro D’Orazi dialetto carpigiano


Dialetto e verità
                 di Mauro D’Orazi
Prima stesura dic 2010                                                     v12 08-09-2013

Ogni ca la gh à la só risèeta per fèer al gnòoch frìtt e i caplètt.
Spesso riporto frasi sono pesantemente maleducate, scorrette, indelicate, spietate, crude, grevi, ma tali erano e sono nel sentimento e nel parlato di questa città e quindi dobbiamo prenderne atto con tolleranza cognitiva e "scientifica", come uno spontaneo prodotto della Vox Populi … e quel che segue.
Occorre anche sottolineare molto chiaramente che ci troviamo in un campo dove NON esistono verità assolute. Quando ci sono versioni diverse ... tutte vengono inserite, citando le fonti. In questo ambito esiste sì una verità iniziale, ma essa col tempo può essere stata modificata e stravolta dall'uso effettivo: se tizio riportò una frase sbagliata (o con il senso impreciso) in una osteria o in un bar e questa divenne luogo comune, nel senso errato, tale nuova accezione un po' alla volta si è trasformata essa stessa in "una nuova verità", almeno in quel particolare microcosmo.

Gli accenti sono fondamentali e io spesso debbo semplificare forzatamente :=)- ho deciso, però, che non posso bloccarmi sugli accenti, se no perderei più tempo per loro che per lo scritto in sé.
Un uso "corretto” (ma quale poi ?) dell'accentazione è ... terribile e ogni parola dovrebbe portare 2, 3, 4 accenti. Non ci sto sembrerebbe la grafia di una lingua slava a scrittura latina. Vado avanti con i 6 accenti della tastiere e forse nemmeno quelli.
Certo per la metrica della poesia ... il discorso è più delicato della prosa.
Pensiamo al "dramma" delle scelte della grafia e degli accenti che ci sono trovati di fronte il manipolo di coraggiosi estensori del dizionario di dialetto carpigiano che è uscito nell’aprile 2011. Qualsiasi, ripeto, qualsiasi scelta abbiamo fatto, ci sarebbe qualcuno che li avrebbe criticati pesantemente. In particolare per l’uso della doppia vocale; che più che un uso di semplice fonetica, serve da codice per capire la pronuncia, opportunamente aiutati da registrazioni audio che sono fondamentali.
Quanto a me ho proprio deciso sostanzialmente che me ne frego ... mi sono dato poche regole e alla fine, dopo tribolate meditazioni e valutazioni ho deciso di aderire (non con qualche riserva) in modo morbido/elastico e non integralista alle regole del nuovo dizionario. Regole che si apprezzano e di cui si capisce l’utilità solo dopo un po’.

Sauro Roveda, delicato poeta dialettale, proprio a proposito del dizionario, così risponde, il 10-12-2010, ai miei dubbi e incertezze:

“Caro Mauro è vero, qualsiasi scelta faranno nell'affrontare la pubblicazione del dizionario non andrà mai bene a tutti. Ma è anche vero che a proposito di accenti e segni diacritici, io seguo l'impareggiabile Lauro Luppi, grande poeta carpigiano, che diceva di limitarsi ai quattro accenti presenti nel vocabolario: accento acuto "é" per una vocale chiusa e lunga, accento grave "è" per una vocale aperta e breve, accento circonflesso "ê", per una vocale aperta e lunga. Esempio ... Parér (parere),palètt (paletto), parêr (parare), Stóla (stola), stòpa (stoppa), stôfa (stoffa), ragiunêr (ragioniere), ragiunèr (ragionare)...e al posto della z la esse dolce (a parte qualche eccezione) š. Scusa della lungaggine, ma è vero...ci sarebbe tanto da discutere...e dimòndi volti pèr gnînt. Ma io penso sempre che in dialetto esistono espressioni stupende che nessuna lingua può far intendere. Ciao Sauro Roveda”
*
Parere rispettabile! Ovvio!
**
Ognuno può fare le scelte che più ritiene opportune; i fieri e irriducibili oppositori del Nuovo Dizionario possono tranquillamente farne una loro, con al grafia che più li aggrada, però … che facciano …, che scrivano, che diffondano, perché se non fanno, fra un tot di anni la gente del futuro, leggerà solo le nostre cose, che saranno diventate predominanti e iper diffuse sia su carta, ma soprattutto su web.
E’ uno scippo consapevole e volutissimo nei confronti di una diffusa inerzia che ammorba oggi i carpigiani, almeno in questo campo della conservazione e diffusione moderna del dialetto e della sua cultura.
Pochi fanno e i ciapèen sòtta!

In definitiva, ripeto, nel nostro dialetto NON c’è UNA verità, ma tante verità:
ogni ca la gh à la só risèeta per fèer al gnòoch frìtt e i caplètt. Mò  anch i turtèe vèerd o cun la ṡùcca, i turtlèin frìtt, ecc …

Il problema purtroppo è che il tempo passa e chi ce li faceva ... NON c'è più ... a prepararci questi cibi fantastici :=((

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