Lele Forghieri Carpi
V 5 2-11-2011
di Mauro D’Orazi
Lele … ricercato dead or live e famigerato in tutto il mondo col nome di battaglia
di BILLY … o anche di SchiacciaCachi … A settant’anni,
indossati disinvoltamente, porta con eleganza e naturalezza il codino e nessuno
ha mai avuto niente da eccepire al riguardo. Giocatore di non eccelse qualità,
era difficile che giocasse, faceva stabilmente parte della formazione B: quella
che entrava in ballo in caso di assenze per malattia o simili. Spigolista
scorrettissimo e senza la minima discrezione: abitualmente insignito di
cartellino giallo e cartellino rosso, più volte espulso dal campo di gioco con
ignominia, pesanti offese e dure sanzioni. Infatti pur non essendo in partita
era solito rivelare ad alta voce, o con segni inequivocabili del braccio e della
mano (Pace e Bene +), situazioni riservate del
giocatore a cui, dal di dietro, stava guardando le carte. Ciò provocava ira e
vituperi da parte dei giocatori al tavolo e forte disapprovazione e censure
dall’intero pubblico in sala e la pronuncia della minacciosa frase: Ma tè … zoghèet? (sottinteso “No!” “Alòora tèes!”)
Lele
e Buky
Quando Lele è
in partita, è solito pronunciare all’inizio di ogni mano uno sconvolgente
ANATEMA … che si concretizzava nella terribile e terrificante frase: “Adèesa a ve schiSSss come di caKi madùur!”
(Adesso vi schiaccio come dei cachi maturi!), oppure “Adèesa a ve squanterèen e a’rbèelt al tevèel!” (Adesso vi distruggo
e ribalto il tavolo).
Nonostante le
grosse dita che non gli consentono di distribuire le carte in modo adeguato, la
sua vera abilità stava però nella sua resistenza a oltranza (anche conto terzi)
a spellare per ore, lentamente e con grande intimo piacere, i dannatissimi
biglietti del Gratta e Vinci, acquistati spesso in società dal gruppo nella
vicina Tabaccheria di Gianni (detto al
Lèeder). Più volte vincitore del TelegRatto. Gratta tenendo minacciosamente
dritto il mignolo destro, un antico ricordo che gli lasciò il povero Barry,
schiacciandoglielo, per cattiva sorte, con la porta della cabina telefonica,
presente tanti anni fa all’interno del Caffè Teatro.
Lele è sempre
alla ricerca della vincita di almeno un VIOLACEO (efficace e affascinate nome
che egli dà alla banconota da 500 euro per il suo particolare e ben
riconoscibile colore). Nonostante l’impegno profuso, però non ha mai avuto
grandi soddisfazioni dal truffaldino e beffardo azzardo di Stato, salvo uno
striminzito grattugiamento di una pellicola argentea che celava un ridicolo
lingottino del valore di 50 miseri euro.
Lele Forghieri gratta
e NON vince
Lele da qualche tempo si è messo
ad andare in giro con un suo banco ed
ròoba vecia frequentando i mercatini delle pulci, iniziative di finto
scambio che hanno trovato sempre più diffusione sul nostro territorio. Con il
suo fedele Ducato da 700 mila km, carica e scarica ogni genere di anticaglia,
sicuro della verità dell’asserto che mezzo mondo butta via, ma l’altro mezzo
non vede l’ora di ricomprarlo. Io stesso gli cedo gratis e volentieri oggetti
che non uso più. Lele fa i mercatini
di solito di domenica e puntualmente al lunedì, durante la partita a briscola a
cinque, ci rende ufficialmente edotti con certosina ed epica precisione delle
vendite fatte e del ricavo ottenuto. Clamorosa fu quella volta che, con un
entusiastico annuncio, ci comunicò la sua incontenibile soddisfazione: “OOhh! A ièer a i ho sfiorè al violaceo!”
(Ohh! Ieri ho sfiorato i 500 euro). Infatti gli erano entrati 380 euro e il
fato ineluttabile volle che proprio quello stesso lunedì una sorte amorevole e
benigna gli concedesse di vincere proprio altri 120 euro col gratta e vinci. Il
prestigioso traguardo viola era stato dunque
trionfalmente raggiunto.
Il violaceo
La sua abilità nella briscola a
cinque, come prima ricordavo, spesso era fonte di ampie e crude disamine,
soprattutto da quando, in una ormai famigerata prima mano, ancora al buio, un
suo errore incredibile fece guadagnare, senza
l’uso di alcuna briscola, ben 53 (diconsi cinquantatre) punti in un sol colpo
agli avversari. Mi sembra ancora oggi di udire, disperate, l’ululare delle
grida dei suoi sventurati compagni di gioco, unito allo sghignazzo beffardo e
compiaciuto dei vincenti. Anche questo evento pare sia stato annotato sul
Guinness dei Primati.
Un’altra volta durante una
partita, un suo avversario, Alex, stava pensoso quasi sdraiato sul tavolo: il
viso tirato, la bocca piegata da una smorfia quasi di dolore, una mano teneva
su la fronte con la testa fortemente inclinata da un lato, mentre l’altra
reggeva le carte aperte a ventaglio.
Dopo qualche secondo di silenzio,
Lele fa partire un sogghignate e compiaciuto: “Vhèee, omòun! A t’om fàat gnìir al mèel ‘d testa!” (Attenzione,
caro il mio Alex, che con le nostre abili giocate ti abbiamo fatto venire il
mal di testa.)
Al ché, prontissimo l’accusato
gli rispose subito di rimando:” Ed
sicùur a t vin mja a te al al mèel ‘d testa! S te ghìss la raprensentansa ed
l’Aspirina … tè andrèev falìi!!!”.
(Di sicuro non viene certo a te …
mal di testa. Se tu avessi la rappresentanza dell’Aspirina … andresti fallito
per mancanza di vendite.)
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