Pipi e il Bar Scacco Matto Carpi
di Fabrizio Pederzoli e Mauro D’Orazi
revisione a cura di Graziano Malagoli
stesura
iniziale 01-01-2013 v11 04-01-2013
Alla
fine degli anni ’70, Sergio Pederzoli era il titolare del Bar Scacco Matto (***) di Viale Guido Fassi che, con Bar Stadio
rimaneva aperto praticamente tutta notte (orario di chiusura dalle ore 1,00
alle ore 4,00 con le pulizie del locale nell’intervallo)
Il
Bar Scacco Matto doveva il suo nome a praticanti e maestri nel gioco degli
scacchi, ma era frequentato da molteplici categorie di persone: turnisti del
lavoro, cacciatori e pescatori che facevano colazione al mattino presto, medici
ed infermieri del vicino Ospedale di Carpi.
1976 Pipi (Pellacani) in Piazza con pipa e cappello
(foto di Alcide Boni)
Tra
le tante persone negli orari più strani frequentava il bar un personaggio
caratteristico tale Alfredo Fantini, da tutti conosciuto come Pipi (o Pippi) Fantèin. Era
facile incontrarlo tutti i giorni in piazza e vicino al Comune, con la pipa in
bocca (da cui il soprannome) con un consunto e lurido berretto grigio, calcato
in testa, “simil vigile”, ma che era poi un dismesso da spazzino regalatogli da
chissà quale burlone. Spesso si dilettava a dirigere con ampi gesti delle
braccia un traffico di veicoli che non esisteva se non nella sua mente, con una
grande passione per ... il buon bere.
1980 Pippi dirige la Banda cittadina di Carpi (foto di
Alcide Boni)
All’evenienza
si dedicava con perizia a dirigere anche la banda cittadina in giro per le
strade della città. Aveva il viso paonazzo e la punta del naso ancor più
arrossata, segni più che evidenti di recenti e ripetute bevute.
1976 Pipi dirige il traffico in Corso Cabassi cun al s-ciflèin da viggil (foto di
Alcide Boni)
Una
mattina all’alba entrò nel bar Scacco Matto col naso già particolarmente
arrossato ed esclamò:
"Ciao Sergio, daa m un bicéer d biàanch, mò èd
cal bòun! (Dammi un bicchiere di bianco, ma di quello buono!)"
Nei
bar del tempo era consuetudine "sbicchierare" vini e anche bibite
economiche gasate servite anch’esse a bicchiere. Si trattava
dell’indimenticabile spuma, prodotta tra le alte anche da una ditta di Carpi in
improvabili gusti e sgargianti colori.
Marche di spuma
La spuma è una bibita analcolica soft drink a base di acqua
gassata, zucchero, quantità variabili di caramello e aromi vari (tra cui, succo
di limone, infuso di scorze di arancia, rabarbaro, vaniglia, spezie varie); il
termine, generico, risale ai tempi in cui esistevano molti produttori locali di
bibite gassate, per cui il nome delle singole marche era meno importante di
adesso. Il termine è equivalente all'anglosassone "soda"..
La
spuma al cedro era forse la più richiesta, ma c’erano anche all’arancia, al
ginger, al chinotto e al limone. Ne esisteva poi una speciale bianca al
moscato: una vera ciofeca, mal colorata, che tentava disperatamente di
ricordare il vino dolce.
Sergio,
preoccupato di gestire la situazione, rispose a Pipi:
"A m è sóol
rivèe ’na partiida èd vèin biàanch. Adèesa a t al faagh sintìir, acsè te m dii
pò cum a t sèmmbra.
(Mi è appena arrivata una partita di vino bianco. Adesso te la faccio sentire e
poi mi dici come ti sembra)".
Pipi
prese il bicchiere, ne osservò il colore già poco convincente, ma il sapore lo
era ancor meno. Seppure ubriaco, dopo averne appena sorseggiato un poco, con
una smorfia si rivolse al gestore, piuttosto arghgnèe (imbronciato, disgustato):
"Sergio! Pèr pòoch te l aabi paghèe, i t àan
ciavèe! (Per poco che tu l’abbia pagato ti hanno fregato!)"
1982 Alfredo Fantini detto Pipi o in un
ritratto di Matteotti Franco, detto Correggio
**
(***) Pietro Arcolin ricorda che il bar Scacco Matto avendolo
frequentato, fin dagli anni iniziali con la famiglia Bulgarelli, i vecchi
Adelmo e Elisa, il figlio Francesco che diede il nome al bar. Era il 1964 e
tennero l'esercizio alla fine del 72; poi passò alla famiglia di Sergio
Pederzoli. Lì si sono formati i gruppi di scacchisti di Carpi: il dott.
Pollastri, Pedrielli, Massari, Marco Giovanardi, Pietro Arcolin, Amadei, Guaitoli.
Parteciparono a molti tornei e vincendo a Reggio Emilia un torneo nazionale a
squadre per non classificati. L'apertura mattutina delle 4, portava a incontri
"meravigliosi" di personaggi di tutti i tipi più strani e
particolari. Pederzoli istituì anche ogni anno una gara podistica per gli
avventori,con mangiata finale.
**
Alcide Boni (autore delle foto) ricorda che Alfredo Fantini era
detto Pippi. Negli anni '70, frequentava tutti i bar del centro, avendo
un'autonomia breve, a causa dell'alto consumo al chilometraggio. Una mattina
andò al Caffè Teatro, al banco c'era il papà di Vittorio Garzon, Danilo, un
uomo piuttosto rustico e dai modi decisi. Gli chiese col suo idioma di origine
veneta:" Cossa ti vòl, Pippi?"
E lui: "Dàa m un cafè corèet graapa!"
Ma Danilo, constatando il suo stato etilico più che evidente, gli rispose che
non glielo avrebbe servito corretto, ma solo normale.
"Fa gniint! Dà chè
listèss!" Allora Danilo gli preparò il caffè; Pippi mise una mano
nella tasca del suo sudicio e sdrucito cappotto e tirò fuori una bottiglietta
di grappa semi piena e poi borbottò:"Bèè!
S te nn èm la dèe mia tè ... la coresiòun, a gh la mètt mè!” Così corresse
abbondantemente il caffè e se lo bevve soddisfatto e tranquillo.
**M**
Norme
di trascrizione del dialetto
Le norme di trascrizione
adottate dal
“Dizionario del dialetto
carpigiano - 2011”
di Anna Maria Ori e
Graziano Malagoli
Tabella
per facilitare la lettura
a a come in italiano vacca
aa pronuncia allungata laat,
scaat, caana
è e aperta (come in dieci) martedè, sèccia,
scarèssa, panètt, panèin
èe e aperta e prolungata andèer,
regolèeda, martlèeda, taièe
é e chiusa (come in regno) méi,
mé
ée e chiusa e prolungata véeder,
créedit, pée
i
i come in italiano bissa,
dì
ii i prolungata viiv,
vriir, scalmiires, dii
ò o aperta (come in buono) pòss,
bòll, brònnṡa, pistòun, dimònndi
òo o aperta e prolungata scartòos,
scatlòot, malòoch, tròop
ó o chiusa (come in noce) tó, só, indó
óo o chiusa e prolungata vóolpa, casadóor, móoi, óov, ṡóogh
u u come in italiano parucca,
bussla, dubbi, currer, fiùmm
uu u prolungata bvuuda,
vluu, tgnuu, autuun, duu
c’ c dolce (come in ciao) vèec’
, òoc’
cc’ c dolce e intensa (come in faccia) cucc’, scarnìcc’, cutècc’, palpùcc’
ch c dura (come in chiodo) ṡbòcch,
spaach, stècch
g’ g dolce (come in gelo) curàag’,
alòog’, coléeg’
gg’ g dolce e intensa (come in oggi) puntègg’, gurghègg’
gh g dura (come in ghiro) ṡbrèegh,
siigh
s s sorda (come in suono) sèmmper,
sóol, siira
ṡ s sonora (come in rosa) atéeṡ,
traṡandèe, ṡliṡìi
s-c s sorda
seguita da c dolce s-ciafòun,
s-ciòop, s-ciùmma, s-ciòoch
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