mercoledì 30 gennaio 2013

Evoluzione del dialetto carpigiano


Evoluzione del dialetto  carpigiano

 nov 2010   Mauro D’Orazi      dorry@libero.it
V 14 del 29-1-2013
Anni fa partecipai ad alcune bellissime serate presso la "Falegnameria Beltrami" dove, di lunedì, si dibatteva, fra le altre cose, anche l’enigmatico tema  " Il dialetto carpigiano è morto ?" Agli interessanti dibattiti intervennero vari eminenti personaggi della carpigianità. Il risultato quasi unanime fu che se proprio non era morto, il dialetto stava molto male e che per il futuro non c'erano molte speranze.
Il mio parere era ed è invece un po’ diverso: il dialetto imparato in famiglia, dalle zie e dalle cugine sta certo scomparendo, ma "quel dialetto", non il "dialetto", che continua e continuerà ad esistere, pur attenuato dall'istruzione medio - alta generalizzata, annacquato dall'invadente e arrogante linguaggio dei media e contaminato da neologismi. Ciò non è altro che un fenomeno comune ad ogni lingua viva; chiunque in passato abbia tentato di fermarlo (e sono tanti gli esempi di tali stupidi nazionalismi nella storia) quasi sempre è caduto nell'assoluto ridicolo con risultati insignificanti.
A distanza quindi di oltre dieci anni da quelle serate, il dialetto continua per la sua strada; non è morto e lo sento parlare tutti i giorni, ma la sua trasformazione è continua, coinvolgendo giovani e anziani.
I giovani con strane miscelazioni (chèelsi, invece che calsètt, pisée invece che rudèea,  ho colto anche un clamoroso òog’ pomerìig’, di origine meridionale, per incò dopràans, ecc ... tutte cose orribili, ma che si sentono) e gli anziani con l'assorbimento di nuove parole.
Comuni a tutte le categorie umane e forse le ultime a morire saranno l'esplicito "T è n càpìis gnìinta... cretèin !!!"  e i chiarissimi e raffinati "Mò va a caghèer !!"  o "Tòola in dal cuul !!" queste ultime dai significati, direi, lampanti, per esplicitare a qualche inopportuno, che staziona nei pressi del declamatore delle fatidiche frasi, che è gentilmente invitato a spostarsi in un altro più idoneo loco o a prodursi in prestazioni particolari, essendo la pazienza terminata.
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Poco tempo fa ero nel Parco delle Rimembranze (quél davanti a l'usdèel - ma già da tempo alterato comunemente in un più italianizzato "uspidèel"); passo davanti una panchina dove erano seduti due pensionati col cappello in testa e ho modo di sentire questo dialogo.
"Sèt fàt incò ? "- Cosa hai fatto oggi  -  " Guèerda, a i ò apèina finì ed ferèem carghèer al celulèer !! Ai ho fàat na carga da dèes evro." - Guarda ho appena finito di farmi caricare il cellulare con 10 euro - "UMhh, te fàat pròopria bèin !! L è un lavòor ch à dèev fèer anca mè !!" - Hai fatto proprio bene! è una cosa che devo fare anch'io!
Si nota dunque che nel dialetto è stato assorbito non solo il più comune "telefunèin" (dàmm al telefunèin !!- a rispòund al telefunèin !!), ma addirittura è stato preso il termine ben più tecnico di cellulare; la stessa cosa però capitò ad esempio negli anni '60 con la televisione (impìa /smòorsa al televisòor !! .. o la televisòun).
Per l'euro poi non se parla, è stato acquisito subito. Evro!
Ma non solo: fra i  miei amici di PC, qualcuno mi ha detto "A i ò fàat mètter su l'adieselle  -  adesa a vàagh comme al treno ...  a scarghèer !!" - Ho fatto montare l'ADSL, (la banda larga per collegarsi ad alta velocità con internet) – adesso vado fortissimo a scaricare!  Oppure: A gh ò ‘na ciavètta da òtt giga ..
E  al uairless ? Un faleo al ma dìtt: “Uairless l è in dialètt, in italian a s dìis 'vireless'!”
Si possono poi tranquillamente aggiungere … al bancomàtt, la chèerta ed crèdit, al letòor ed cidi o ed dividi, al portatìil (PC), al digitèel terèestre,  ecc...
Penso che la mia teoria fosse dunque corretta; con chi non è d'accordo sarebbe interessante aprire un interessante confronto.
Se qualcuno poi, non conoscendomi, dovesse eccepire qualcosa sul mio cognome, non proprio nostrano, rispondo che mia madre è di Carpi e sono nato e sempre vissuto a Carpi; ciò ha comportato l'assunzione piena dei canoni e delle tradizioni locali, compresa quella di appartenere a quell'endemica e pervicace categoria carpigiana … nota come … quéela di ARVèERS !!
Oggi mi sforzo di scrivere come nel dizionario di carpigiano del 2011 per avere un codice comune di trasmissione (se no a n m in fregarèev un bèel càas èd gniita): mi sono convinto a fare questo passo dopo un bel po' e facendomi violenza. Ciò anche dopo aver parlato con gli esperti del dialetto bolognese, che già da anni osservano codici precisi per scrivere. Hanno prodotto dizionari, corsi di dialetto, scritti e libri e si attengono alle regole. Ciò col solo ESCLUSIVO obiettivo di conservare e tramandare bene il dialetto. Ci metto anche il cuore in queste cose, perché amo profondamente Carpi e la sua parlata.

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