mercoledì 5 settembre 2012

Millo al sgasadòor - Carpi - di Mauro D'Orazi


BMillo al ṡgaṡadóor
Memorie di aneddoti di vita motociclistica
narrate e autorizzate da lui medesimo
estratto
testo iniziale 15-07-2012                                 v 63 del 19-10-2012
Correzione del testo a gentile cura di Giliola Pivetti e Graziano Malavasi  

1970 ca Emilio (Millo) Cerretti

Il “campione del mondo” dei garini a Carpi era Emilio (Millo) Cerretti, sgasatore animoso e inesauribile, competitore instancabile, piegatore coraggioso, pilota impetuoso e senza paura; conosciuto da tutti anche per la sua peculiare “eVVe” franco - parmense che gli conferisce da sempre un tocco signorile, eredità dell’illustre famiglia liberal - borghese del generone carpigiano a cui appartiene.

La famiglia Cerretti ha avuto illustri antenati legati al Risorgimento, ai Garibaldini e ai movimenti rivoluzioni dell’800.
Mi fa piacere ricordare, aprendo una breve parentesi, Celso Cerétti - Patriota italiano - internazionalista - massone - (Mirandola 1844 - Ferrara 1909), garibaldino dalla campagna del 1859 a quella di Digione (1870), e quindi volontario in Bosnia-Erzegovina durante l'insurrezione del 1875-77; esponente del primo socialismo emiliano, fu amico di Garibaldi e di Bakunin e svolse tra i due un'opera di proficua mediazione. Aderì all’Associazione Internazionale dei Lavoratori, sorta a Londra nel 1864 per volontà di Karl Marx e Frederich Engels.
In una lettera dai toni entusiastici, su tale associazione, inviata all’amico Celso Ceretti nel settembre del 1872, Garibaldi  coniò la nota frase: “L’Internazionale è il sol dell’avvenire”

Millo non si tirava mai indietro da nessuna sfida o competizione. Ogni moto, che il nostro fuoriclasse ha avuto, è stata portata a un gradino in più del suo estremo, oltre i limiti progettuali, sempre alla ricerca e alla conquista delle prestazioni migliori possibili.
La sua dichiarazione ricorrente era: ”Mè a suun al Campiòun dal Mònnd” (Io sono il Campione del Mondo!), riferendosi alle numerose e svariate specialità in cui eccelleva e primeggia senza rivali tutt’ora. E di lui si potrebbero narrare centinaia di episodi eclatanti e clamorosamente fenomenali, di aneddoti pirotecnici e sesquipedali, di dispute e discussioni basate su elementi calibrati e precisi fin nei termini più infinitesimi, che hanno fatto di lui, nel corso degli anni, un conosciuto personaggio, vessillo assoluto di carpigianità.
Aveva iniziato la sua carriera con un bel Corsarino Scrambler 50 cc; il getto del carburatore e l’apertura della marmitte erano state le prime cose a essere modificate. Negli ultimi tempi dell’uso di questo motorino usava come silenziatore estemporaneo … ’na stròopa d lèggn (ramo di legno) che infilava o toglieva a seconda delle necessità e dell’orecchio dei vigili, in particolare Mariìn Marchi che lo aveva preso costantemente di mira.
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1967- 68  ca – Il bel Corsarino Scrambler 50 cc; un motorino allora di gran prestigio e molto desiderato, posseduto da Millo Cerretti, Enrico Allegretti, Nando Bellini e Fabio Bonvento
1968  Guzzi Stornello 160  c c
Poi passò al Benelli 125 SS, al Guzzi Stornello 160, al MotoBi 250 SS e finalmente a una splendida Honda 750 marrone, che con la collaborazione di Graziano Forghieri “tirò”, come si dice allora, da Honda simil - corsa. La trasformazione consisteva nella sella e serbatoio di plastica pitturati in un ṡaal canaréin (giallo canarino), ludretti senza filtro ai quattro carburatori, getti adeguati alla batteria dei carburatori e un rombante quattro in uno; sul codone vennero poste due grandi scritte adesive ELF, marchio della benzina francese dell’epoca per vagheggiare l’importante gara motociclistica della 24 ore del Bol d’Or.
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Ebbe per un breve periodo un Kawasaki 750 Mach IV 3^ serie, giallo e marrone, quello leggermente depotenziato e col forcellone allungato per renderlo guidabile e un po’ più sicuro. Questa moto passò poi a Lele Forghieri.
1974 Kawasaki 750 Mach IV 3^ serie, giallo e marrone,
Infine nel 1976 ebbe una Benelli 750 6 cilindri grigia con la quale chiuse la sua carriera motociclistica con un incidente a Formigine, picchiando contro un furgoncino d un vèec’ imbambìi (di un anziano obnubilato) che non aveva rispettato una precedenza chiarissima. Io ero presente; l’impatto fu fortissimo, il furgone si ribaltò da un lato colpito dal casco e dalla testa di Millo. Lo sventurato formiginese uscì dal suo mezzo dall’alto, come da una botola di un carro armato, chiedendosi cosa fosse successo.
Millo se la cavò tutto sommato con poco, ma poi di fatto mollò la moto per darsi ad altre passioni.

1972 - Benelli 250 SS 2^ serie con coprivalvole squadrato

Sono rimasti nella leggenda i suoi garini in discesa dalla Serra a Maranello: ṡò a tutt gaaṡ cun al Benèeli seintveintsìinch (giù a tutto gas col Benelli SS 125), se non ricordo male in soli 11,30 minuti. La soddisfazione, una volta arrivato a Maranello, era di scendere velocemente dalla moto, metterla sul cavalletto, appoggiarsi di lato sulla sella e dimònndi in fuuga impièeres ’na pàaia (molto in fretta accendersi una sigaretta).
Dopo poco (anche solo 10 secondi … per dire) arrivava il primo inseguitore trafelato e Millo, con algido aplomb, si portava la sigaretta alla bocca, con ampio e circolare gesto del braccio e della mano, aspirava lentamente e poi, “sbuffando” fuori il fumo della sua MalboVo Vossa, con studiata indifferenza, gli diceva:
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Puffffffffffff … Aahh … t i già chè? L è siinch minùut ch a t spèet!(Sei già qui ? Sono cinque minuti che ti aspetto!”). Sublime !


Frutto di una scommessa nata una sera d’estate alla Pizzeria Tavernetta (dagli Incàaz) in via Galvani, di fianco a casa mia, fu anche un’altra prestazione da record: cartello di Serramazzoni - Bacino di Carpi (a sud della città sulla strada Romana) in soli 34,30 minuti, sempre col Benelli 125 cc. Una prestazione davvero ragguardevole, considerando il mezzo usato e il tempo necessario per l’attraversamento di Modena. Millo dichiarò che ce l’avrebbe fatta in 35 minuti, Paolo B. , Enrico P. , Paolo C. e non so più chi altri … erano di opposto avviso.
Millo sincronizzò il suo con gli orologi degli altri ragazzi, come si vedeva nei film di guerra, prima dell’entrata in azione. E iniziò la corsa contro il tempo con una partenza lanciata da Serra.
Uno dei cronometristi, Paolo B., tentò però èd fèer èggh la tóorta (di imbrogliare) e tarò il suo orologio un minuto prima; così il tempo ufficiale risultò 35,30 minuti. Solo dopo un po’ la verità saltò fuori.

Memorabile fu anche la sua disfida con Ugo Petruzziello e il suo bel Triumph Trident 750 viola con la banda di cuoio sul serbatoio.
1972-t150
La Triumph Trident 750 cc cominciò a essere prodotta nel 1971
Una moto di raffinato prestigio molto potente e con uno spunto ragguardevole,
ma con ancora tutti i difettoni delle moto inglesi.
In foto in modello 1972 venduto a Carpi

Millo, con la sua Honda 750 Four riteneva di poter star davanti, sia pure di poco, alla prestigiosa moto inglese che a quell’epoca possedevano con orgoglio anche il gommista Reggiani, Claudio Caffagni e Gian Battista Paltrinieri; le discussioni teoriche e le pretattiche durarono parecchio tempo: nessuno voleva perdere.
Punto sul vivo, Millo intuì la soluzione giusta: fece aumentare da Graziano Forghieri i getti dei carburatori da 110 a 130; vennero tolti i cappellotti finali delle quattro marmitte; la mòoto la bviiva e la respirèeva méi (la moto respirava e beveva molto meglio) e si ottenne un deciso miglioramento delle prestazioni.
La potenza e la ripresa aumentarono, ma fu necessario indurire le molle della frizione perché slittava sotto sforzo
Finalmente una sera in via Peruzzi si trovò l’accordo per un garino con Petruziello e Millo riuscì a prevalere! Ma lo sconfitto non era convito e chiese una seconda prova; a questo punto Millo gli rispose spezzante: “ Paganini non Vipete!
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Il celebre violinista Nicolò Paganini, che rifiutò nel 1818 al Re di Sardegna Carlo Felice la ripetizione di un suo brano appena eseguito magistralmente, in quanto, improvvisando con grande estro, ogni sua esibizione era irripetibile
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Molto curioso è anche l’episodio con la moto dello zio Carlo.
Carlo, fratello di suo padre Luciano, era un uomo molto tranquillo, dedito metodicamente alle sue incombenze quotidiane legate alla campagna. Ogni giorno andava nel suo fondo per adempiere alle azioni necessarie alla cura delle sue proprietà.
Tutte le mattine, durante la bella stagione, tirava fuori dal portone di via Matteotti il suo Moto Guzzi Stornello rosso, attrezzato di perabriiṡa, paragambe (d’inverno), portaborse, borse, portapacchi ed elasticoni.
Forse lo Stornello era la moto più tranquilla del mondo, guidata dalla persona apparentemente più tranquilla del mondo.
1977 ca Carlo Cerretti sulla sua Moto Guzzi Stornello

Con un gilè scuro senza maniche, partiva con molta calma, adoperando una mano sola, quella sulla manopola del gas; l’altro braccio, inerte e stancamente a penzoloni, portato un poco dietro la schiena, seguiva l’effetto dolce dell’accelerazione. La prima marcia era come quella delle vecchie corriere di Valenti di una volta, serviva solo a fare i primi tre metri, e poi, in rapida successione, metteva le altre marce col pedale, non usando nemmeno la frizione, senza grattare grazie al bassissimo regime del motore.
L’andamento lento accarezzava e coltivava la morchia e le incrostazioni interne all’apparato motore, che, a forza di sedimentazioni stratificate, a un certo punto rischiava l’auto soffocamento.
Millo fece notare la cosa allo zio: “BiṡgnaVèvv dèeV èggh ’na tiVadèina!” (bisognerebbe darle una tiratina! per pulire il motore.)
Dopo qualche insistenza, lo zio si arrese e gli affidò un po’ riluttante il suo prezioso mezzo. Millo non se lo fece dire due volte. Partì immediatamente a gaaṡ arbaltèe (con la manopola del gas aperta) e tirando le marce a più non posso.
La povera moto vide cose con non aveva mai visto prima.
Dopo un giretto di vari minuti, il motore era rovente, il collettore aveva perso la cromatura ed era diventato nero / violaceo. Lo zio aspettava il nipote con impazienza e preoccupazione e a un certo punto lo vide apparire in piena piega corsaiola, mentre affronta in pieno la curva a 90° di Via Mazzini / Via Matteotti.
La scena fu indimenticabile e di grande effetto con la marmitta che sfalistrava (sputava scintille) ed emetteva fuoco e fiamme.
Lo zio aveva gli occhi fuori dalla testa.

Ricostruzione della scena

Ma il motore girava allegro e rotondo, finalmente libero dalle incrostazioni del passato.
La “cura” di Millo aveva funzionato e come testimonia, ancora oggi,  orgoglioso “il riparatore” … la mòoto l’è andèeda cóome ’n arlóoi pèr èeter siinch aan (la moto è andata come un orologio per altri cinque anni).

1996 In questa bella foto di Beppe Lopetrone, Millo è colto seduto in “Dogana”, davanti a casa sua, in Via Matteotti, con in mano la Settimana Enigmistica

Piccolo siparietto.
Siamo nel 1994, nel mezzo di un periodo un po’ movimentato della mia vita relazionale.
Per commentare la mia “attività” all’epoca effettivamente un po’ vivace, Millo davanti al Bar Teatro pronunciò questa mitica frase:
"… 'Na vòolta a gh éeVa GianMavco Lansalòt e FVanco Benaati ... adèesa a gh è D'OVazi ... ma pèV mè a n gh aVmàagn nisùun!!!"
Mentre con una smorfia di disgusto esprimeva questa sentenza lapidaria e senza appello, stava fumando il sigaro e alla fine della frase lo lanciò via con un "cricco" in modo sprezzante.
Una scena imitata e riproposta 1.000 volte da Martinez Ragno Martinelli.

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