Prima stesura 01-04-2014
V 17 del 01-10-2018
Sant'Alo’ ch a l murìi e pò a l s'amAlo’!
di Mauro D’Orazi
Strana davvero questa eccezionale circostanza!
Eppure Sant’Alo’ (oppure Alò - Sant'Eligio
– 1° dicembre) prima morì e poi si ammalo’.
Proverbio scherzoso che viene usato per
motteggiare ad esempio i malati immaginari. Eligio di nobile e ricca famiglia
abbandonò gli agi, per vivere nel bosco, dove aveva per guanciale una pietra,
per letto la terra, per cibo le radici. Compi miracoli e conversioni.
Da dove viene questo singolare e surreale modo di
dire che si poggia su una singolare quanto improbabile consecutio temporis ?
Frase pronunciata sospirando, talora anche
intonata a imprecazione; esprime uno stato d’animo un po’ desolato in presenza
di una situazione (anche di piccola vita quotidiana) illogica o non proprio
positiva che va gestita con grande pazienza, superando lo sconforto e talora la
rabbia, chiedendo l’alta intercessione di un santo.
La frase si è sentita in casa mia da sempre, ma
fin da bambino, il fatto che costui fosse morto prima di ammalarsi, mi creava
seri dubbi e mi poneva seri interrogativi fisico - temporali irrisolti.
L’origine,
le possibili spiegazioni del modo di dire e l’identificazione del Santo sono
varie e arrivare a una soluzione certa sembra estremamente arduo.
Oscar Clo’ (Campogallino) suggerisce una tesi
afferma che Sant'Alo’ probabilmente sta per Sant'Aloisyus Gonzaga (San Luigi
Gonzaga) che morì a Roma verso la fine del 1500 in seguito ad una
epidemia in cui lui, già gravemente provato da altra malattia (quindi
praticamente già "morto") si prodigò ad aiutare le vittime
dell'epidemia e ne fu contagiato quando però la sua sorte era già segnata. Morì
a soli 23 anni.
Anna Maria Ori (Carpi) però contesta questa tesi e mi
scrive:
Caro Mauro,
l’ipotesi non regge:
1. Se fosse delle nostre zone, il passato
remoto sarebbe al s malè, quindi dovrebbe essere
sant'Alè...
2. Escludo il riconoscimento con san Luigi
Gonzaga. Alla fine del 1500, quando nasce, si parla già in italiano e non più
il latino. Comunque non esiste un troncamento da Aloysius in Alo’.
3. Suggerisco una ricerca seria negli annali
storici bolognesi e nei luoghi dove sant’Alo’ è diventato un toponimo.
Anna Maria Ori
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Carlo Alberto Pameggiani (Carpi) ha
spesso sentito anche lui questa locuzione dialettale, ma sempre in un contesto
che richiama l'imprevedibilità e la bizzarria del caso, o dei casi della vita.
Comunque sia, le congetture espresse sembrano in linea di massima appropriate,
anche se quella realmente giusta resterà forse perduta per sempre e non sarà
mai possibile verificarla.
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Sandro Bellei (Modena) ci ricorda che il dolce
modenese più classico, semplice e antico è il bensone. La sua preparazione è
rimasta immutata nei secoli, come quando, nel 1300, il 1° dicembre, giorno
dedicato a Sant'Eligio, patrono dei fabbri e degli orafi, la comunità modenese
lo offriva in dono alla Corporazione di questi artigiani. Sant'Eligio, che
nella storpiatura popolare divenne poi "Sant'Alo’" (forse una
deformazione del francese Saint Elois), è ancora ricordato dai vecchi modenesi
in una buffa cantilena per bambini che diceva, fra l'altro, "Sant'Alo’
prémma al murè pò al s'amAlo’ e al caschè zò da la schèla ch'al ridìva ch'al sé
sbudlèva" (prima morì, poi si ammAlo’ e cadde giù dalle scale,
mentre si sbudellava dalle risate).
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Sempre
a Modena…
Sant
Alo’ che préma al mòrs e po' al s amalo’ e santa Catirèina, che préma la mòrs e
pò la fe' da zèina.
Santa Caterina, che prima morì e poi fece da cena.
Oppure
aggiunge una moglie che per non essere da meno… e sò surèela Sant'Alì, ch la fè
acsè annca lì.
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Un'altra
fonte ricorda che il 25 giugno si teneva a Fabriano, all'inizio dell'800, la
fiera di San Giovanni, ma nello stesso giorno si festeggiava anche Sant'Eligio,
volgarmente chiamato Sant'Alo’.
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A
Terni la Chiesa
di Sant'Alo’ è uno degli edifici di culto più antichi e affascinanti della
città di Terni. Fu dedicata in onore del santo Aloysius (Eligio), un orafo
vissuto nel VI secolo alla corte dei re Merovingi.
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Il
Sicilia Sant’Alo’ individua San Luigi o San Ludovico.
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A
Lucca
Sant’Alo’
Sant’Alo’,
prima morì eppo’ s’ammalo’.
Ruzzolo’ dalle scale,
si troncò ’l collo
e ’un si fece male.
Gli bruciò ’l culo
e la c’amicia no.
Sant’Alo’ del paradiso,
si bruciò ’l culo e la c’amicia no,
perché ’un ce l’aveva.
(Questa
curiosa filastrocca la recitava la nonna di tal Gino Arrighi di Lucca)
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Un
quelch sprudintèe
associa il modo di dire a quello della sfinge, che prima caga e poi spinge. Ma
scarterei la cosa per manifesta provocazione.
Altri
invece pensano che … prima morse e poi si
ammAlo’, forse per la natura infetta del corpo addentato. Ma anche qui
siamo alle facili battute.
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Via Sant’ALO’ a Bologna
Al
numero 3 di questa strada, che una volta si chiamava via del Carbone, abitò un giorno Francesco
Barbieri di Cento, meglio noto come il Guercino, pittore fra i più suggestivi
del ’600. Cristina regina di Svezia, che era donna disinvolta, oltreché amante
della cultura e delle arti, passando da Bologna per Roma nel 1655, per prima
cosa chiese di poter toccare la mano del Guercino “come quella che aveva
operato meraviglie”. Ma quel tempo la mano che aveva operato meraviglie s’era
già piegata all’accademia e all’influenza manierista di Guido Reni. Gli artisti
qui sono di casa. Sono passati Benedetto, Bartolomeo e Cesare Gennari,
anch’essi di Cento e parenti del Guercino, Alessandro Calvi detto il “sordino”
(ognuno ne aveva una) e infine la famiglia Ferrari, di cui Giulio fu insegnante
di figura all’accademia di Belle Arti.
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Per
chiudere ritorniamo a Carpi con una gustosa variante.
Di
quando in quando poteva anche esserci bisogno, in base a pressanti circostanze
del momento, di allargare confacentemente la portata dell'invocazione o ...
dell'imprecazione e allora la nonna di Giliola Pivetti, Carmelina, con
un'ironia del nonsense tutta carpigiana, aggiungeva: "Ohh Sant'Alo’ e pò anca Lèe!"
Equivocando volutamente sulle assonanze e significati del "lui” e ... del
" lei". (Ohh Santo Lui e poi -
siccome non basta - anche Lei!).
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Grazie
all’umorismo involontario di un titolista poco attento, la notizia della morte
del parroco di Brisighella del settembre 2015 è stata così pubblicata sul Resto
del Carlino, facendola così rientrare dentro la tematica che stiamo trattando:”
MUORE PRIMA DEL FUNERALE”.
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Ringrazio
Giliola Pivetti per la correzione del testo.
grazie corretto sant'Eligio - grazie
RispondiEliminaLa mia nonna, diceva sempre sant'Alò e chi la creò.
RispondiEliminaAbitava a Lucca.
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RispondiEliminaAnche a Livorno io , ora 67enne, lo sentivo dire da mia madre, quando si perdeva la pazienza "SANT'ALÒ, PRIMA MORI E POI S'AMMALÒ". Mio nonno paterno era di San Prospero sulla Secchia (Mo), chissà se mia madre lo aveva imparato da lui o se era anche un detto toscano?
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