Romano Campagnoli ci ha lasciati
genn 2009
v 20 del 20-9-2012
Romano Campagnoli ci ha lasciati il 21 gennaio 2009, dopo mesi di lotta
impari contro la crudele malattia; mi aveva mandato una laconica email su un
forum di filosofia in agosto: “ Vado in ospedale per un leggero intervento; ci
risentiamo presto!”
“Romano
in ospedale ?” pensai incredulo “Non si è mai fatto ricoverare nemmeno una
volta ! Lui le malattie le risolve a livello di psiche! E non certo in
qualche camera di ospedale!”
E
infatti il “leggero” intervento non era che una pietosa ed eufemistica
definizione di un qualcosa che fra una complicazione e l’altra avrebbe portato
la sua anima verso altri piani.
Sempre
sorridente, sempre gentile, sempre disponibile al dialogo, lo vedevi da
pensionato alla mattina in Piazza saltellare compiaciuto da un ruglét (crocchio) di gente all’altro,
per parlare e scambiare opinioni. Ti raccontava gioioso le sue ultime scoperte,
le sue ultime elucubrazioni. Ti diceva tutte queste cose con impeto e passione,
ma quando cercavi di rispondergli ti prestava attenzione per 20-30 secondi, non
di più; la sua mente era già da un’altra parte. Così come quando leggeva un
libro, non aveva una lettura susseguente, ma saltava da un capitolo all’altro,
avanti e indietro secondo il suo istinto del momento. Sempre la stessa frenesia
di vivere non gli consentiva di guardare un programma o un film dall’inizio
alla fine, ma si spostava in continuazione da un canale all’altro. Non era un
grande spenditore per ciò che non riguardava direttamente le sue passioni e per
questa caratteristica era spesso oggetto di simpatiche prese in giro che lui
accettava con signorile nonchalance, in
modo stoico e compassato: girava in Piazza con un po’ moneta per il caffé e una
banconota da 50 mila lire e poi da 50 euro accuratamente piegata e nascosta
nella tasca dietro: da utilizzarsi solo in caso di estrema e comprovata
emergenza.
Veniva
da Crespellano; una bella famiglia: moglie e due figli. Laureato in economia e
commercio, è stato vice segretario del Comune e alla fine della sua carriera fu
anche esperto segretario delle Opere Pie, dove assieme al geniale e valente
Agostino Saltini, portò a risanamento e a piena efficienza amministrativa la
vetusta e abbandonata istituzione.
Io
ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con lui per quasi 25 anni; ero il suo
braccio destro e sostituto nei vari compiti nella segreteria comunale.
Con
l’humour e il disincanto che lo distingueva, sintetizzava il senso delle
complessità burocratiche, che suo malgrado doveva gestire, con un approccio di
giolittiana memoria, sostenendo che le pratiche, in fondo, finiscono col
risolversi da sole, soprattutto se lasciate dormire in un cassetto.
Per
la soluzione delle vicende inevitabili e più spinose, adottava l’arte di cui si
vantava sempre pubblicamente di essere sommo e inarrivabile Maestro: fare il
“pesce in barile”. Quando era proprio costretto a intervenire applicava il manzoniano
brocardo latino “Quieta
non movere et mota quietare”,ottenendo per altro concreti risultati positivi.
Il
nostro rapporto personale, al di là del lavoro, trovò subito la co-vibrazione
giusta ed entrò subito in ottima sintonia; divenne fortemente complice e
costruttivo su molteplici branche del sapere, della filosofia, della musica e
della più avanzata tecnologia.
Lui
ebbe il primo TV a colori, il primo personal computer, il primo PC portatile,
il primo collegamento a internet, quando quasi nessuno sapeva ancora cos’era,
la prima auto turbo diesel, quando questo motore veniva disdegnato con
disprezzo, il primo navigatore … veniva da casa sua in piazza per controllare
l’esattezza del percorso; fino esprimersi nella sua grande passione per le tastiere
musicali elettroniche, con le quali si esibiva, con alterna fortuna, in ogni
luogo e di fronte a ogni pubblico possibile. Temeva al riguardo solo il
caro Carlo Berselli e me, perché lo dileggiavamo e lo bersagliavamo senza
alcuna pietà e remissione, quando martellava estatico e privo di ogni limite e
vergogna la tastiera.
Ma
anche dal punto di vista mistico spirituale mi fu maestro: studioso e
ammiratore da sempre del buddismo: una filosofia – religiosa che ammirava e
conosceva profondamente per senza esserne un adepto, come invece molti hanno
ritenuto erroneamente di pensare; fu attirato dal libero pensiero e per primo
mi fece conoscere la mistica rosa+crociana che oggi è tanta parte di me;
scrisse decine e decine di testi, che conservo, in cui cercava di conciliare la
più moderna scienza, la fisica quantistica con le misteriose vie dell’esoterismo
più puro. Fu approfondito studioso dello spirito del guerriero di Carlos
Castaneda e ammiratore del messaggio spirituale di Anthony de Mello
E
tutto questo senza mai aderire fino in fondo a questo o quel movimento: perché
alla fine Romano era “solo” di Romano e la sua mente fantasiosa e ispirata era
senza limiti o confini di osservazione; non avrebbe mai potuto rinunciare al
suo libero arbitrio nella sua indagine continua; un approdo, un qualsiasi
approdo, avrebbe negato il suo essere di ricercatore a tempo pieno; il tutto
fatto, però, in modo molto poco evidente ai più, per non disturbare, per non
creare disarmonie con la gente.
Lui,
mazonianamente, si sentiva spesso alla stregua di un vaso di coccio fra vasi di
ferro e, anche se ciò non era potenzialmente e assolutamente vero, non voleva
essere artefice di alcuno scontro nei vari e diversi ambiti sociali che si
trovava a frequentare; tensioni che avrebbero richiesto una gestione e spreco
di energie assolutamente per lui insostenibili e prive di senso.
Recentemente
lo avevo coinvolto in vari forum sul web di filosofia, religione e ricerca
mistica; e in questi luoghi quasi magici, senza confini materiali, con lo
pseudonimo di ROM, spaziava a suo pieno agio e dava il meglio di se stesso,
scatenando la sua mente poliedrica a 360°gradi; provocando o entrando in
dibattiti su tematiche profonde e interessanti, sempre con un suo taglio
inaspettato, originale e positivamente stimolante. Aveva un bisogno fisico di
un pubblico che lo capisse o comunque lo ascoltasse, che lo facesse sentire
oggetto di calda e quasi sensuale attenzione.
Ho
telefonato per comunicare la triste notizia ad alcune persone che frequentavano
con noi questi ambiti virtuali; uomini e donne, conosciuti solo su internet e
mai né visti né incontrati, che ho sentito piangere per il dolore di aver perso
un tale interlocutore.
Romano
era così … se lo conoscevi bene, ne capivi il vero valore e le vaste
potenzialità nel percorso progressivo, ma infinito della ricerca gnostica e
dello scavare senza posa nella propria coscienza, per cercare una verità definitiva che poi è
irraggiungibile. Le sue curiosità lo portavano lontano e in luoghi indefiniti e
indefinibili, nei quali ha sempre preferito indugiare; posti nei quali le cose
quotidiane e le tensioni alienanti, sconfitte da forze e da alchimie mai
totalmente accessibili all’umana comprensione, finiscono per apparire sempre
più piccole e insignificanti.
Ecco
cosa scriveva il 26 giugno 2008:
"Se
per te l'attimo è quella cosa che viene dopo quello che gli viene prima e che
viene prima di quella che viene dopo, quando l'osservi la modifichi. Ma se ti
sganci da quella sequenza, che in fondo è il tempo, l'attimo è qualcosa di
atemporale in cui tu stesso cessi esistere psicologicamente .... guarda il pettirosso
o il cucciolo o il viso di una ragazza.
So
di scrivere un concetto forse difficile da accettare: ma la morte può essere la
fonte della disperazione, ma può anche essere la fonte di una silenziosa, ma
intensa voglia di vivere gli attimi che abbiamo. La fatica è la stessa.
ROM"
** Oggi mi sento molto più solo.
Mauro
D’Orazi
Scopro adesso, a distanza di 5 anni, che Romano Campagnoli è morto. Non lo conoscevo se non di riflesso perchè era amico di miei amici di un tempo, persi di vista anch'essi, travolti dalla lontananza e dalla umana trascuratezza. Io possiedo, di Campagnoli, tre litografie a colori, raffiguranti tre scorci di Torino. Furono il dono di nozze di questi miei amici. Tali litografie mi hanno accompagnato nei miei vari traslochi e sempre le ho guardate con molto piacere. Sono veramente spiaciuta che l'autore se ne sia andato senza che io abbia mai potuto conoscerlo.
RispondiEliminaFernanda Gabrielli