giovedì 6 settembre 2012

Romano Campagnoli ci ha lasciato il 21 gennaio 2009 - Carpi di Mauro D'Orazi Carpi

Romano Campagnoli ci ha lasciati
genn 2009                                                 v 20 del 20-9-2012

Romano Campagnoli ci ha lasciati il 21 gennaio 2009, dopo mesi di lotta impari contro la crudele malattia; mi aveva mandato una laconica email su un forum di filosofia in agosto: “ Vado in ospedale per un leggero intervento; ci risentiamo presto!”
 “Romano in ospedale ?” pensai incredulo “Non si è mai fatto ricoverare nemmeno una volta !  Lui le malattie le risolve a livello di psiche! E non certo in qualche camera di ospedale!”
E infatti il “leggero” intervento non era che una pietosa ed eufemistica definizione di un qualcosa che fra una complicazione e l’altra avrebbe portato la sua anima verso altri piani.
Sempre sorridente, sempre gentile, sempre disponibile al dialogo, lo vedevi da pensionato alla mattina in Piazza saltellare compiaciuto da un ruglét (crocchio) di gente all’altro, per parlare e scambiare opinioni. Ti raccontava gioioso le sue ultime scoperte, le sue ultime elucubrazioni. Ti diceva tutte queste cose con impeto e passione, ma quando cercavi di rispondergli ti prestava attenzione per 20-30 secondi, non di più; la sua mente era già da un’altra parte. Così come quando leggeva un libro, non aveva una lettura susseguente, ma saltava da un capitolo all’altro, avanti e indietro secondo il suo istinto del momento. Sempre la stessa frenesia di vivere non gli consentiva di guardare un programma o un film dall’inizio alla fine, ma si spostava in continuazione da un canale all’altro. Non era un grande spenditore per ciò che non riguardava direttamente le sue passioni e per questa caratteristica era spesso oggetto di simpatiche prese in giro che lui accettava con signorile nonchalance, in modo stoico e compassato: girava in Piazza con un po’ moneta per il caffé e una banconota da 50 mila lire e poi da 50 euro accuratamente piegata e nascosta nella tasca dietro: da utilizzarsi solo in caso di estrema e comprovata emergenza.
Veniva da Crespellano; una bella famiglia: moglie e due figli. Laureato in economia e commercio, è stato vice segretario del Comune e alla fine della sua carriera fu anche esperto segretario delle Opere Pie, dove assieme al geniale e valente Agostino Saltini, portò a risanamento e a piena efficienza amministrativa la vetusta e abbandonata istituzione.
Io ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con lui per quasi 25 anni; ero il suo braccio destro e sostituto nei vari compiti nella segreteria comunale.
Con l’humour e il disincanto che lo distingueva, sintetizzava il senso delle complessità burocratiche, che suo malgrado doveva gestire, con un approccio di giolittiana memoria, sostenendo che le pratiche, in fondo, finiscono col risolversi da sole, soprattutto se lasciate dormire in un cassetto.
Per la soluzione delle vicende inevitabili e più spinose, adottava l’arte di cui si vantava sempre pubblicamente di essere sommo e inarrivabile Maestro: fare il “pesce in barile”. Quando era proprio costretto a intervenire applicava il manzoniano brocardo latino “Quieta non movere et mota quietare”,ottenendo per altro concreti risultati positivi.
Il nostro rapporto personale, al di là del lavoro, trovò subito la co-vibrazione giusta ed entrò subito in ottima sintonia; divenne fortemente complice e costruttivo su molteplici branche del sapere, della filosofia, della musica e della più avanzata tecnologia.
Lui ebbe il primo TV a colori, il primo personal computer, il primo PC portatile, il primo collegamento a internet, quando quasi nessuno sapeva ancora cos’era, la prima auto turbo diesel, quando questo motore veniva disdegnato con disprezzo, il primo navigatore … veniva da casa sua in piazza per controllare l’esattezza del percorso; fino esprimersi nella sua grande passione per le tastiere musicali elettroniche, con le quali si esibiva, con alterna fortuna, in ogni luogo e di fronte a ogni pubblico possibile. Temeva al riguardo solo il caro Carlo Berselli e me, perché lo dileggiavamo e lo bersagliavamo senza alcuna pietà e remissione, quando martellava estatico e privo di ogni limite e vergogna la tastiera.
Ma anche dal punto di vista mistico spirituale mi fu maestro: studioso e ammiratore da sempre del buddismo: una filosofia – religiosa che ammirava e conosceva profondamente per senza esserne un adepto, come invece molti hanno ritenuto erroneamente di pensare; fu attirato dal libero pensiero e per primo mi fece conoscere la mistica rosa+crociana che oggi è tanta parte di me; scrisse decine e decine di testi, che conservo, in cui cercava di conciliare la più moderna scienza, la fisica quantistica con le misteriose vie dell’esoterismo più puro. Fu approfondito studioso dello spirito del guerriero di Carlos Castaneda e ammiratore del messaggio spirituale di Anthony de Mello
E tutto questo senza mai aderire fino in fondo a questo o quel movimento: perché alla fine Romano era “solo” di Romano e la sua mente fantasiosa e ispirata era senza limiti o confini di osservazione; non avrebbe mai potuto rinunciare al suo libero arbitrio nella sua indagine continua; un approdo, un qualsiasi approdo, avrebbe negato il suo essere di ricercatore a tempo pieno; il tutto fatto, però, in modo molto poco evidente ai più, per non disturbare, per non creare disarmonie con la gente.
Lui, mazonianamente, si sentiva spesso alla stregua di un vaso di coccio fra vasi di ferro e, anche se ciò non era potenzialmente e assolutamente vero, non voleva essere artefice di alcuno scontro nei vari e diversi ambiti sociali che si trovava a frequentare; tensioni che avrebbero richiesto una gestione e spreco di energie assolutamente per lui insostenibili e prive di senso.
Recentemente lo avevo coinvolto in vari forum sul web di filosofia, religione e ricerca mistica; e in questi luoghi quasi magici, senza confini materiali, con lo pseudonimo di ROM, spaziava a suo pieno agio e dava il meglio di se stesso, scatenando la sua mente poliedrica a 360°gradi; provocando o entrando in dibattiti su tematiche profonde e interessanti, sempre con un suo taglio inaspettato, originale e positivamente stimolante. Aveva un bisogno fisico di un pubblico che lo capisse o comunque lo ascoltasse, che lo facesse sentire oggetto di calda e quasi sensuale attenzione.
Ho telefonato per comunicare la triste notizia ad alcune persone che frequentavano con noi questi ambiti virtuali; uomini e donne, conosciuti solo su internet e mai né visti né incontrati, che ho sentito piangere per il dolore di aver perso un tale interlocutore.
Romano era così  … se lo conoscevi bene, ne capivi il vero valore e le vaste potenzialità nel percorso progressivo, ma infinito della ricerca gnostica e dello scavare senza posa nella propria coscienza,  per cercare una verità definitiva che poi è irraggiungibile. Le sue curiosità lo portavano lontano e in luoghi indefiniti e indefinibili, nei quali ha sempre preferito indugiare; posti nei quali le cose quotidiane e le tensioni alienanti, sconfitte da forze e da alchimie mai totalmente accessibili all’umana comprensione, finiscono per apparire sempre più piccole e insignificanti.

Ecco cosa scriveva il 26 giugno 2008:
"Se per te l'attimo è quella cosa che viene dopo quello che gli viene prima e che viene prima di quella che viene dopo, quando l'osservi la modifichi. Ma se ti sganci da quella sequenza, che in fondo è il tempo, l'attimo è qualcosa di atemporale in cui tu stesso cessi esistere psicologicamente .... guarda il pettirosso o il cucciolo o il viso di una ragazza. 
So di scrivere un concetto forse difficile da accettare: ma la morte può essere la fonte della disperazione, ma può anche essere la fonte di una silenziosa, ma intensa voglia di vivere gli attimi che abbiamo. La fatica è la stessa.  ROM"

**  Oggi mi sento molto più solo.   
                                                                    Mauro D’Orazi

1 commento:

  1. Scopro adesso, a distanza di 5 anni, che Romano Campagnoli è morto. Non lo conoscevo se non di riflesso perchè era amico di miei amici di un tempo, persi di vista anch'essi, travolti dalla lontananza e dalla umana trascuratezza. Io possiedo, di Campagnoli, tre litografie a colori, raffiguranti tre scorci di Torino. Furono il dono di nozze di questi miei amici. Tali litografie mi hanno accompagnato nei miei vari traslochi e sempre le ho guardate con molto piacere. Sono veramente spiaciuta che l'autore se ne sia andato senza che io abbia mai potuto conoscerlo.
    Fernanda Gabrielli

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grazie