Ruggero,
il ciclista della Marelli
di Mauro D’Orazi - Carpi
da un’idea iniziale del
02-08-2012
v 37 del 22-11-2012
Ad Anna
Norme
di trascrizione del dialetto
Le norme
di trascrizione adottate dal
“Dizionario
del dialetto carpigiano - 2011”
di Anna
Maria Ori e Graziano Malagoli
Tabella
per facilitare la lettura
a a come in italiano vacca
aa pronuncia allungata laat, scaat, caana
è
e aperta (come in dieci) martedè,
sèccia, scarèssa, panètt, panèin
èe e aperta e prolungata andèer, regolèeda, martlèeda, taièe
é e chiusa (come in regno) méi, mé
ée e chiusa e prolungata véeder, créedit, pée
i i come in italiano bissa, dì
ii i prolungata viiv, vriir, scalmiires, dii
ò o aperta (come in buono) pòss, bòll, brònnṡa, pistòun,
dimònndi
òo o aperta e prolungata scartòos, scatlòot, malòoch, tròop
ó o chiusa (come in noce) tó, só, indó
óo o chiusa e prolungata vóolpa, casadóor, móoi, óov, ṡóogh
u u come in italiano parucca, bussla, dubbi, currer, fiùmm
uu u prolungata bvuuda,
vluu, tgnuu, autuun, duu
c’ c dolce (come in ciao) vèec’ , òoc’
cc’ c dolce e intensa (come in faccia) cucc’, scarnìcc’, cutècc’, palpùcc’
ch c dura (come in chiodo) ṡbòcch, spaach, stècch
g’ g dolce (come in gelo) curàag’, alòog’, coléeg’
gg’ g dolce e intensa (come in oggi) puntègg’, gurghègg’
gh g dura (come in ghiro) ṡbrèegh, siigh
s s sorda (come in suono) sèmmper, sóol, siira
ṡ s sonora (come in rosa) atéeṡ, traṡandèe, ṡliṡìi
s-c s
sorda seguita da c dolce s-ciafòun,
s-ciòop, s-ciùmma, s-ciòoch
Ruggero,
il ciclista della Marelli
di Mauro D’Orazi
Ruggero
Bulgarelli (1917-1982), padre di Anna, era uomo di fiducia della Filiale della
Magneti Marelli di Carpi.
1940 ca La Filiale della Magneti
Marelli a Carpi
Lo
stabilimento sorgeva in angolo fra le strade attuali Viale Dallay e Via
Ariosto, prima di essere assassinato da una politica edilizia sensibile solo
alla volumetria; l’importante ditta nazionale era approdata a Carpi nel 1939
grazie al geniale concittadino Vico D’Incerti e come sede subentrò nello
stabilimento dei Menotti dove si lavorava il truciolo, presente nella nostra
città già dai primi del ‘900.
Sul bavero della
giacca fa bella mostra di sé lo stemma in metallo della ditta
Negli
anni di guerra della Repubblica Sociale 1943-45 le comunicazioni e i trasporti
erano molto precari e per la
Marelli di Carpi era necessario avere un collegamento
abbastanza frequente con la sede centrale di Milano.
Così
Ruggero fu chiamato al compito di corriere, una mansione delicata e complessa,
che ai nostri giorni appare piuttosto ardua e faticosa. Uno dei suoi compiti
era quello di tenere il collegamenti fra le due sedi in … bicicletta, recapitando documenti, progetti di pezzi meccanici e
quant’altro si poteva portare con un semplice mezzo a due ruote.
Aveva
un illustre collega, di buona gamba, che svolgeva le sue stesse mansioni: il
carpigiano Achille Grandi, che era stato campione mondiale di ciclismo
dilettanti a Budapest nel 1928.
La
distanza fra le città è di circa 170
km , con strade messe in una qualche maniera e pericoli
di guerra costanti. Ma … pióov, néev o
timpèesta (che piovesse, nevicasse o tempestasse), Ruggero, almeno due
volte alla settimana, partiva alla mattina prestissimo, percorreva la Via Emilia e impiegava
circa una mezza giornata per arrivare; idem il giorno successivo per tornare,
effettuando il percorso inverso recando con sé con la corrispondenza di Milano
per Carpi.
Usava
una robusta bici dell’epoca, una Maino, attrezzata di borse e di quanto
necessario per le riparazioni d’urgenza lungo la strada.
Il
parafango dietro era pitturato di bianco per segnalare la propria presenza e
rispondere agli obblighi dell’oscuramento di guerra in vigore dal 1940.
Obbligo del
parafango dietro bianco
In
più si portava pane, uova sode, ecc … per sostenersi durante il lungo viaggio e
qualcosa da bere; per il resto avrebbe provveduto al meglio lungo la strada. “’Sa vóo t ch a sia? Cun vèint óov a s va e s
a s viin“ Era solito dire scherzando. (Cosa vuoi che sia? Basta mangiare
venti uova sode e si va e si torna)
L’Italia
del nord era occupata dai tedeschi e anche solo girare in bicicletta non era
cosa semplice e i controlli lungo la strada erano frequenti.
Addirittura
a Carpi dopo alcune azioni di partigiani era anche vietato girare in
bicicletta. Ecco di seguito i famosi manifesti del divieto di circolazione per
le bici del 1944 e 1945, sono ancora vivi nella memoria della gente per la loro
assurdità.
Dunque,
per poter circolare in bici, anche per conto di una ditta con specifica
produzione di guerra, Bulgarelli aveva dovuto farsi rilasciare, su richiesta
della Marelli, uno speciale lascia passare dal Comando Tedesco a Bologna; un
documento che doveva sempre portare con sé assieme alla carta di identità.
(Proprietà della figlia Anna
Bulgarelli)
Ecco
una foto che riproduce l’originale del raro certificato rilasciato a Ruggero
Bulgarelli con il quale si dichiarava la sua appartenenza alla Marelli con
compiti di collegamento da usarsi come lasciapassare (andata e ritorno da Carpi
a Milano), redatto e firmato il 2 ottobre del 1944 del Comando Tedesco per gli
armamenti e la produzione bellica di Bologna.
Il
permesso conteneva precise indicazioni e limitazioni.
“Il lasciapassare in buona sostanza dice che il Sig. Bulgarelli
Ruggero fa parte del personale di collegamento tra la Sede centrale della Magneti
Marelli a Milano e la Filiale
di Carpi. Gli viene permesso l'uso di una bicicletta vista la persistente
difficoltà di effettuare viaggi e che essa a causa della sua mansione non può
essere requisita. Il Sig. Bulgarelli non può essere utilizzato per nessuna
altra mansione. Il documento vale solamente se accompagnato con il documento di
identità del Bulgarelli stesso. (Traduzione di Andreas Voigt-La Spina e di
Willer Varini)”
Via
via che i mesi passavano i viaggi diventavano sempre più difficili e
pericolosi; ad ogni rumore sospetto di truppe tedesche in movimento o aerei,
Ruggero era svelto a buttarsi con tutta la bici in un fossato o a nascondersi
in qualche riparo.
Anni ’40 - Surreale
immagine di Via Giordano Bruno (Tèeranòova o L’Ùltma),
dove abitava Ruggero
Bulgarelli a destra, a circa a metà altezza nella foto
- notare le tre moto
e in fondo la vista di San Rocco
Era
molto preoccupato quando, poco prima dell’alba di domenica 22 aprile, era
partito da Carpi; l’incertezza e la paura attanagliava il cuore della gente,
dopo quattro anni di guerra e due di occupazione.
Lunedì
23 aprile era ripartito di buon’ora da Milano per rientrare, nella borsa pochi
documenti, quasi un giro a vuoto. Pedalava più veloce del solito, quasi avesse
un presentimento … Lodi, il Po coi posti di blocco, Piacenza, Parma … via, via
verso casa. Quando di pomeriggio nei pressi di Reggio Emilia vide da lontano da
sud sopraggiungere una colonna di camion pieni di soldati.
“
I Tedeschi!! Ancòrra! Ch a gh vèggna ’n asidèint!” pensò subito col cuore in
gola. Smontò lesto della fida bicicletta e … (lo avrebbe poi raccontato mille
volte) poi: ”Vvvvmmm … Ṡò ind al fòos!” (si buttò nel
primo fosso disponibile fra il verde e le sterpaglie, lontano dalla strada).
VRrrrr Rrrrr … VRrrrr
Rrrrr … La colonna
lentamente si avvicinava e finalmente arrivò alla sua altezza. Il nostro, pèr vèdder ’sa sucediiva, cun la tèesta
apèina apèina fóora (per vedere cosa succedeva, con la testa che si era
sporto il minimo indispensabile). Cun
sóol ’n ucìin pèr dèd fóora (con un occhietto fuori dal ciglio
dell’arginello), sbirciò con prudenza i mezzi in movimento e a un certo punto,
osservando e ri-osservando la faccia di uno dei soldati, esclamò esterrefatto e
sbalordito:
“Zio
bòun ! Mò l è néegher!” (ma è nero!).
Erano arrivati gli americani! Sé Dio vóol!
**
Vista
la zona, potevano essere gli uomini della 92° divisione Buffalo, che stava
liberando Reggio Emilia e che operava nella zona del Serchio, oppure la 34°
divisione che operava nel modenese. Difficile oggi stabilire con precisione.
Immagini d’epoca esemplificative
22 aprile 1945 ore
17-18, nei pressi dello stadio,
il primo carro armato Sherman USA entra a
Carpi
23 aprile 1945
Liberazione di Carpi
22 aprile 1945 -
Sozzigalli arrivo soldati americani foto di Cruz Rios-
In un curioso
particolare si nota un G.I., su una bici italiana presa chissà dove,
che parla con tre fanciulle limidesi
sorridenti e ammirate.
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