VOCE
di Carpi 22 dicembre 2011
Santi e detti sulla
durata del giorno -
Santi e
detti sulla durata del giorno
Nei motti
dialettali
si coglie
l'attesa ansiosa del ritorno della luce
di Mauro D'Orazi
Il
volgere dell'anno si è sempre prestato a detti, motti e proverbi ai quali il
dialetto - non solo quello carpigiano - ha prestato il proprio lessico, la
propria saggezza e la propria ironia. Il testo che segue, basato su espressioni
raccolte a Carpi, ma anche in zone vicine (come è mia abitudine), nel mettere
in relazione l'astronomia con i santi, evidenzia in modo stupefacente quella
che, nel mondo agricolo, era l'attesa della luce, nella forma dell'allungamento
del giorno dopo le tenebre dell'inverno. È come un canto sciolto alla vita che
ritorna e della quale si cercano i segnali anche minimi, nel diradarsi lento e
appena percettibile del buio invernale.
È
per questo motivo che tutti i detti sono riferiti all’allungamento del giorno e
non alla fase contraria (da fine giugno in poi) alla diminuzione della luce.
Alcuni
di essi cadono in contraddizioni più o meno leggere; altri si sono piegati alla
riforma del calendario, che secoli fa ha spostato di alcuni giorni le stagione
per seguire più corretti cicli cosmici.
Ma
come è noto i proverbi … non si curano troppo di cose scientifiche.
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2 dicembre - Saanta
Bibiàana quaraanta dè e ’na stmaana.
Se
c'è brutto tempo durante il giorno di Santa Bibiana, rimane brutto per 40
giorni e una settimana. È un antico proverbio legato alla tradizione contadina.
Una volta, in una società prettamente agricola, si usava prevedere il tempo
atmosferico osservando direttamente il comportamento della natura o degli
animali, specialmente durante le prime giornate del mese, che avrebbero
indicato l'andamento dei giorni seguenti. Il numero 40 è inoltre associato a un
passo Biblico; durante il Diluvio Universale, "Piovve sopra la terra per
quaranta dì e quaranta notti" (Genesi VIII, 12). Santa Bibiana è tradizionalmente
legata al brutto tempo, come recita un altro detto: "Santa Bibiana,
scarponi e calze di lana".
***
13
dicembre
- Saanta
Lucìa, la nòot più lunnga ch a s èggh sìa.
Santa
Lucia, la notte più lunga che ci sia. Il detto risale a quando era in vigore il
calendario Giuliano, promulgato da Giulio Cesare il 46 a .C., in cui il solstizio
d'inverno cadeva il 13 dicembre. Durante il solstizio, il sole, muovendosi
lungo l'ellittica terrestre, raggiunge la minima altezza sull'orizzonte. Per
questo motivo, la notte tra il 12 e il 13 era considerata, a ragione, la più
lunga dell'anno. Nel 1582, però, papa Gregorio XIII riformò il calendario che è
lo stesso che ancora oggi abbiamo in vigore. Così il solstizio passò al 21
dicembre (circa), ma il proverbio continuò a trasmettersi immutato. Per i più
piccoli, nonostante la spiegazione prettamente scientifica, è considerata la
notte più lunga per la trepidante attesa di ricevere doni che, secondo la
leggenda, vengono portati dalla Santa. È una tradizione ancora viva nelle
nostre zone, che si distingue dai doni di Gesù Bambino o della Befana.
Prima
della riforma del calendario si poteva dire … Pèr Saanta Lucìa al
paas èd 'na furmiiga. Per Santa Lucia il primo passo di una formichina
verso l’allungamento del giorno.
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21
dicembre
- Pèr
San Tmèeṡ al dè al se ṡlunnga da la bòcca al nèeṡ.
Nel
giorno di San Tommaso, il giorno è lungo quanto la distanza tra la bocca e il
naso. Il 21 dicembre è il giorno che viene considerato con meno ore di luce, il
più corto dell'anno, in quanto solstizio d'inverno (ma in effetti esso può
accadere anche il 22 dicembre).
Nota scientifica
I tempi dei solstizi sono caratterizzati dal fenomeno che li
ritarda di circa sei ore ogni anno (5 ore, 48 minuti e 46 secondi per la
precisione)ogni anno. Ci sarà un nuovo riposizionamento indietro ogni quattro
anni, in conseguenza degli anni bisestili, introdotti proprio per evitare un
progressivo disallineamento delle stagioni con il calendario. A causa di queste
variazioni può capitare che il solstizio astronomico cada il 20 o il 21 giugno
per l'estate nell'emisfero nord o il 21 o 22 dicembre per l'inverno
nell'emisfero nord.
***
25
dicembre
- I proverbi per il giorno di Natale prendono come riferimento gli animali
legati al mondo agricolo e contadino. Questi modi di dire, per l'immediatezza
dell'immagine che evocano, risultano diretti ed efficaci.
Pèr Nadèel un pée d nimèel. Per Natale un passo di maiale. Niméel è la contrazione di animèel,
cioè animale. Il maiale era infatti ritenuto l'animale per eccellenza. Il
proverbio indica che dopo il solstizio d'inverno del 21 dicembre, già a Natale
il giorno sembra allungarsi, seppur di pochissimo.
Pèr Nadèel un paas d agnèel. Per Natale un
passo d'agnello. Il detto si riferisce al giorno di Natale, che si amplia
rispetto alle giornate precedenti, si distende di poco e lentamente, come il
passo di un agnellino.
Pèr Nadèel un ṡbaater d èel. Per Natale uno
sbattere d'ali. Anche questo proverbio si riferisce alla brevità delle fredde
giornate invernali, che tuttavia, a partire da Natale, paiono divenire un poco
più lunghe. Il battito d'ali rende bene l'idea dei brevissimi istanti di luce
in più rispetto alle prime giornate di dicembre.
Nel
mantovano … dove prevale la “a”:
Pèr
Nadal un pass d un gal. Per Natale un breve passo di un gallo
***
1 gennaio - Per l
aan nóov un pée (un paas) d bóov (d manṡóol).
Per
l'anno nuovo un piede o passo di bue o di manzetto (inteso come giovane manzo e
non come fisarmonica). Passato il Natale, quindi nei primi giorni del nuovo
anno, la natura sembra lentamente rinnovarsi e le giornate cominciano a
diventare progressivamente più lunghe, sebbene il cambiamento sia lieve, quasi
impercettibile. Le giornate si prolungano tanto quanto un passo di bue, dunque
di poco.
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6 gennaio - Pèr
Pasquètta un sèelt èd vèecia (o èd cagnètta, èd cavrètta) e anche Pèr
Pasquètta meṡ-urètta (mezz’oretta).
Per
Pasquetta - identificata nel dialetto con l'Epifania - un salto di una vecchia
(o di una cagnetta, di capretta). Nel periodo di Pasquetta, al culmine
dell'inverno, le giornate sembrano prolungarsi di qualche minuto rispetto alle
giornate di fine dicembre. Il salto di una vecchietta, o di una cagnetta,
indica infatti un balzo in avanti, ma molto corto.
Nel
reggiano - Pèr la Befaana un sèelt èd caagna. Per la Befana un salto di
cagna.
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17 gennaio - Pèr Sant'
Antòoni ’n’ óora tònnda.
Per
Sant'Antonio un'ora piena. Il 17 gennaio c'è quasi un'ora in più di luce
rispetto alle giornate dicembrine. Sant'Antonio è il protettore degli animali
domestici, per questo, nel giorno del suo onomastico, la Chiesa benedice gli
animali e le stalle.
Pèr Sant Antòoni un paas dal demòoni, per Sant’Antonio un
passo del demonio.
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20 gennaio - Pèr
San Sebastiàan ‘n’ óora in maan (o un paas èd caan). Per
San Sebastiano un’ora in mano (o un passo di cane).
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31 gennaio - Pèr San Ṡemiàan
dóo óor i n èggh faan.
Per
San Geminiano si allunga la giornata di meno di due ore. I contadini, una
volta, desideravano tanto che passasse l'inverno e che le giornate diventassero
più lunghe. Per questo, pare osservassero le più piccole variazioni di luce
durante il corso dell'anno. Secondo le loro previsioni dunque, il 31 gennaio il
giorno si allunga di quasi due ore rispetto al mese precedente.
Dòop San Ṡemiàan la giurnèeda la se ṡlunnga piàan piàan.
Dopo
San Geminiano la giornata di allunga piano piano.
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2 febbraio - Pèr
la Candelòora più èd ’n’ óora, per la Candelora più di un’ora, quasi
due come abbiamo appena letto.
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Per
un’informazione più completa e per unire, secondo il principio ermetico, “l’alto al basso e il basso all’alto”, torno
su alcuni aspetti scientifici di base della tematica.
Ma quanto
dura in effetti il giorno ?
Un aspetto che può dare la consapevolezza di quanto i moti dei pianeti
nello spazio siano legati e interdipendenti gli uni dagli altri è sotto gli
occhi di tutti: la Luna, il nostro relativamente piccolo pianeta, ha un
fortissimo influsso sulla vita e su quanto accade sul nostro pianeta, basti
pensare al fenomeno delle maree che provocano un notevole innalzamento e
abbassamento del livello marino, quasi interamente dovuto proprio all'effetto
dell'attrazione lunare.
Ma mentre questo fenomeno è noto pressoché a tutti, la vita e
l'evoluzione del nostro pianeta è condizionata dalla Luna in maniera
decisamente più pesante, anche se gli effetti di tale "ingerenza"
sono sensibili solo sul lungo periodo.
Nel corso dei millenni la durata del giorno, inteso come intervallo
di tempo intercorrente tra il sorgere e il tramonto del sole e quindi della
durata di una rotazione del nostro pianeta intorno al proprio asse, è andata
via via aumentando.
Il motivo di tale allungamento è stato dimostrato essere
direttamente riconducibile alla presenza del piccolo satellite e all'effetto
dell'attrazione che esso esercita sulla superficie del nostro pianeta, che
lentamente sottoposta alla continua trazione verso l'esterno tende a
"gonfiarsi", aumentando in questa maniera il suo volume e di
conseguenza rallentando il moto.
Allungamento che è tuttora in atto e che, se guardato sul lungo
periodo è tutt'altro che trascurabile: circa un secondo ogni secolo, pari a
circa tre ore in quasi 500 milioni di anni.
**
Una
citazione latina, in conclusione, non guasta mai e dà maggior prestigio e
suggestione all’intero contesto.
Isidori
Hispalensis Episcopi (c. 560 - Siviglia 4 Aprile 636)
nel suo trattato
Etymologiarum
sive Originum
al Liber V in merito alla “Durata del
giorno”
Dies
est praesentia solis supra terras, sicut nox sol sub terris est. Dies legitimus
viginti quattuor horarum est. Sunt autem diei spatia duo, interdianum atque
nocturnum, quorum spatium horarum duodecim est. Dies Aegyptiis inchoat ab
occasu solis; Persis ab ortu solis; Atheniensibus a sexta hora diei; Romanis a
media nocte.
Il giorno è la presenza del sole sopra le terre, così come la
notte è la presenza del sole sotto le terre. Il giorno conforme alle leggi è di
ventiquattro ore. Vi sono due periodi del giorno, diurno e notturno, dei quali
la durata è di dodici ore. Il giorno per gli Egizi incomincia dal tramonto del
sole; per i Persiani dal sorgere del sole; per gli Ateniesi dalla sesta ora del
giorno; per i Romani a mezzanotte.
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