Scalata verso
la luce ? rosacroce
Il
Cavaliere R+C aveva iniziato il suo viaggio ormai da lungo tempo; la sua meta
era certa, anzi provabile; finalmente era arrivato ai piedi di un impervio
sentiero di montagna; la foschia nascondeva in lontananza per buona parte la
catena montuosa che si accingeva con ulteriore fatica a superare. Il Cavaliere
è costretto a scendere da cavallo e a condurlo a mano per le briglie.
Il
sentiero si inerpica, il ghiaccio sotto i suoi piedi è infido e sembra
inattaccabile. Poi roccia, sassi e nuovamente ghiaccio. Crepacci … ora azzurri,
ora verdi … scintillavano all’intorno e lo invitano a perdersi, ad annullare se
stesso.
Il
vento sembrava disperdere anche l’ultimo ossigeno reclamato dai suoi esausti
polmoni. Il Cavaliere R+C è … solo ... apparentemente. Ma le fantastiche teorie di esperienze passate
di chi lo aveva preceduto su quel sentiero lo circondano. Le ombre di quanti
avevano tentato prima di lui, lo accompagnano: sapeva di non essere solo, quale
parte di un egregore concreto, ma indefinibile, impalpabile e misterioso.
Ogni
passo bruciava spaventose energie, perdeva calore e respirava un’aria sempre
più gelida. Sentiva il suo ritmo, assolutamente inadeguato all’impresa. La sua
memoria, il presente e il futuro erano rinchiusi in ogni successivo passo, in
ogni singolo respiro. Improvvisamente la nebbia, prima lontana, lo avvolge;
senza più riferimento, un tunnel bianco, interminabile. Talvolta si porta la
mano libera al volto, per asciugarsi il sudore gelido, ma anche per riconoscersi,
per ravvisarsi col solo tatto. Sentiva voci, musiche lontane, respirava l’odore
di prati tagliati di fresco: era di nuovo un fanciullo, ma l’istante dopo
compiva anni innumerevoli.
Ad
un tratto la neve: particolarmente alta e insidiosa … compressa. Avvallamenti
si succedevano a distanze regolari, paralleli e sfalsati. Immaginava bizzarri
giochi di vento sibilante, attraverso una sequenza di crepacci frustati dalla
tormenta.
Immerso
in questi pensieri, inaspettatamente il Cavaliere vede dinnanzi a sé quella che
sembrava la parvenza di un ostacolo. Si accinge ad aggiralo, ma l’ombra si
muove e gli viene incontro. “ E’ un allucinazione !?! ” .. Pensa, stringendo
l’impugnatura della spada e lasciando le briglie del cavallo che nitrisce
spaventato. Forse un incubo dovuto alla stanchezza, alla mancanza di ossigeno,
all’enorme fatica ? Ma ecco vede ... ciò che non avrebbe mai voluto vedere, o
forse aveva sempre desiderato incontrare.
Quella
sagoma indistinta era un corpo che sembrava il simulacro, la caricatura di un
essere umano. Il Cavaliere distingue i suoi occhi vivaci che lo guardano fisso
e con dolce intensità, come a fargli coraggio, a non mollare. In quel momento
il Cavaliere era folle di terrore e di entusiasmo. Cercava di raggiungerlo, ma
i suoi gesti erano di una lentezza esasperante e penosa. Ancora più patetico è
il suo richiamo: “ Chi è là ?!?” Quel filo di voce si perde nell’immensità
della montagna. Il Cavaliere sente, con sorpresa, una risata e l’eco da questa
prodotto. Il Cavaliere è stordito, confuso ed ebbro, ma … ora sorride
anch’egli. Improvviso appare l’azzurro del cielo, così come non l’aveva mai
visto. Il vento aveva diradato la foschia e si era placato. Da un mare bianco
apparivano tutte intorno infinite cime: era la vetta, era la “LUCE”!!.
Il
Cavaliere R+C guarda in basso a cercare segni di quanto era accaduto e della
presenza di quella strana immagine: ma non c’era alcuna traccia di
quell’incontro, eppure sapeva, anche se non avrebbe mai potuto rivelarlo
compiutamente, che su quella montagna, quel giorno, non era solo. 7-3-2008
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