martedì 27 dicembre 2011

Artistoni 2 -- Carpigiani al cinema. Storpia tu, che storpio anch’io! di Mauro D'Orazi

Artistoni 2  -- Carpigiani al cinema. Storpia tu, che storpio anch’io!
                                                                       di Mauro D’Orazi
v 15        25-11-2011       bozza da correggere

Mi sono già soffermato sul grande impatto che ebbero il cinema e i film a Carpi nel secolo scorso a partire dagli anni ’20. Soprattutto il cinema americano, dopo il ’45, scatenò l’entusiasmo e la fantasia dello spettatore carpigiano.
La splendida iniziativa del prof Pietro Marmiroli “Polvere di stelle” ha dato nuovi impulsi alle mie ricerche.
Nel Cortile della Biblioteca Loria gremito fino all'ultimo posto, Marmiroli ha dedicato una serata ai primi di settembre sul cinema "made in Carpi" da lui stesso ideata e diretta. Egli ha condotto il pubblico in un excursus attraverso le pellicole realizzate in città dagli anni ’50 a oggi, alternando letture, citazioni e proiezioni di brani tratti dalle opere più significative. Vista attraverso gli occhi dei registi che l'hanno immortalata, Ha deliziato la platea con immagini d'annata, alcune delle quali davvero memorabili, prima fra tutte quella di Franco Bizzoccoli nella parte di vecchio ex partigiano che rimprovera, in milanese, un giovane che vuole intraprendere la sciagurata lotta armata. Marmiroli ha passato poi in rassegna gli uomini e le donne che, partiti da Carpi, hanno fatto carriera nel firmamento della celluloide.
Carpi dunque ha sempre avuto una forte passione per il cine e in particolare per quello a stelle e strisce: quale potesse essere il clima ce lo ricorda da gran maestro anche Alberto Sordi in “Un americano a Roma”; il mito americano, alimentato dal cinema e dai suoi artistòun (artistoni - il termine con cui erano battezzati in generale i grandi attori USA nella nostra città), andava per la maggiore anche da noi. Le sale erano piene e i ragazzi la domenica pomeriggio rivedevano il film anche due o tre volte … anch perché i n gh iiven èeter da fèer.
Negli anni ’60 anche l’Oratorio in via Santa Chiara si era attrezzato alla grande col Cinema Eden. Ti davano un tesserino (il pallido colore cambiava ogni anno) con l’immagine di San Domenico Savio, esempio di virtù giovanile, e di fianco, all’alto al basso, due file di quadratini. Se andavi a Messa alla domenica alla mattina alle nove (quella dei ragazzi), quando entravi sulla sinistra, vicino all’acquasantiera, c’era il timbratore incaricato che bucava la tessera, praticando un foro a stellina a cinque punte nello spazio di uno dei quadratini. Munito del prezioso lasciapassare forato, alle due del pomeriggio, si poteva andare al Cinema Eden dove, gratis o a prezzo dimezzato 10 lire invece di 20, si entrava previa foratura del quadratino a fianco.
Per le altre sale di Carpi, fin da piccolo sono sempre stato un assiduo frequentatore di sale. Avevo la fortuna di avere un padre poliziotto ch al me fèeva andèer dèinter cun la scupaasa sotto gli occhi, non so fino a che punto compiaciuti, di Alfredino Gibertoni, gestore del Supercinema e del Modernissimo in Piazza.
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Ma … ma  a gh éera un problema e mja cicch: quello della lingua inglese, assolutamente sconosciuta, e il suo impatto con la parlata dialettale, nel dopo guerra di normalissimo uso quotidiano. Nonostante la forte presenza americana in Italia dovuta all'ultima guerra, l'inglese non si era ancora inserito nella nostra cultura diffusa e tantomeno nel dialetto carpigiano. Per ricordare parole o nomi furastéer si utilizzò qualche trucchetto; i nostri concittadini per ricorsero alle assonanze della pronuncia ed anche per non scordarsi quei nomi stranieri, il carpigiano li aveva adattati al proprio gergo dandogli un senso logico.

L’impatto fra queste due sfere idiomatiche ha provocato fino a pochi anni fa effetti comici e spassosi, che mi sono divertito a raccoglitore.
I nomi americani degli artistoni hanno subito tali e tante storpiature da diventare una specifica casistica nelle mie ricerche sul nostro amato dialetto.
Eccone di seguito numerosi esempi, coniati e detti sia per non conoscenza della lingua, ma anche con determinata ironica malignità, calcandoci sopra nella deformazione per scherzo. Tutte le varianti sono state udite, testimoniate e verificate e riportate nel sottostante elenco dopo due anni di indagine e raccolta:
•    Tiròun Pòover o Tiròun Puvrètt per Tyrone Power,
•    Alan Dlà o Alan Dedlà per Alan Ladd,
•    Carc Gable per Clark Gable,
•    Vivian Lait per Vivien Leigh,
•    Burt Lancester, Burt i laan Castrèe, Bucalàster, Bur Calàster per Burt Lancaster,
•    Gari Cupètt o Gari Còpp,  acsè come i còpp dal tègg’ per Gary Cooper,
•    Gion Wainer per John Whayne, che sullo schermo aveva solo due espressioni del viso: una quando era a cavallo e l’altra quando era piedi,
•    Astèer Frèdd o Fèer da Stiir per Fred Astaire,
•    Ròoch Anson, Ròoch Uzzon, Ròoch Uzdon o addirittura Ròoch Cazzon, per Rock Hudson,
•    Gregori Pecher per Gregory Pecker, (il pecher, parola di origine tedesca, è un bicchiere per il lambrusco. Dàam un pèecher!),
•    Dis Dèen o Gems Din per James Dean,
•    Specer Trenc' per Spencer Tracy,
•    Caterina Ghipur o Caterine Erbur per Katharine Hepburn
•    Ciarl-Eston o Car Leston, ma se non fosse sufficiente aggiungiamo anche Cialtròun Eston per Charlton Heston,
•    Ernèest Brugnìin per il semi carpigiano Ernest Borgnine,
•    Dian Martin per Dean Martin,
•    Chirch Dunglas per Kirk Douglas,
•    Ciarl Bensòun per Charles Bronson, (un richiamo al bensone, dolce tipico delle nostre zone),
•    Perri Menson per il Perry Mason di Raymond Burr,
•    Al funtanas per Harry Belafonte
•    Riciard Brutòun o Ricard Butòn, come la Vecchia Romagna, o Ricard Butòun, come un bottone, per Richard Burton, gallese,
•    Al bèel dal ciùff  per Elvis Presley,
•    Clint Itbud per Clint Eastwood,
•    Al pladòun per Telly Savalas,
•    Alano Delone per Alain Delon, francese,
•    Omar Seriff per Omar Sharif egiziano,
•    John T’arbèelta per John Travolta.
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•    Una poco rispettosa definizione dell’attrice italiana Sophia Loren era in riferimento alle sue caratteristiche di maggiorata. La Sophia nazionale diventava la Sofia ed Grùula, con preciso riferimento al nome di una mucca di tale Grùula che aveva evidenti somiglianze in fatto di prominenze.
•    Una citazione particolare va infine al nome di Tony Curtis, impiegato, con tanto di appropriata esclamazione, all’uso carpigiano delle cognomizzazioni, per indicare la qualità negativa di una certa persona, in questo caso … avara e poco propensa ad allungare il braccino per effettuare pagamenti di qualsivoglia genere o entità (avèr al brass curt).
•    Infine in epoca più moderna John T’arbelta (Giovanni ti ribalta) per John Travolta.
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C’erano poi frasi caratteristiche che si usavano comunemente: A vagh a vèder un Tom Mix o un caplòun per indicare le numerose pellicole del filone western ed covboi o camb-boy (di cawboy), anche detti “ecco i nostri”. Nelle menti dell’epoca il termine cowboy era poi di facile induzione all’equivoco grazie all’assonanza con la parola “buoi”, tenuto conto delle immancabili e immense mandrie di ruminanti che scorrazzavano nelle praterie del Far West. Gli indiani erano i dindian e po’ a gh era i pistolèero, ginta scomda, cun al sistema nervòos (i pistoleri: gente scomoda, incline a facili nervosismi).

A gh éera po’ anch Tom Mix cun la ragàasa e Cicòun ch al la sculàaa.
Cicòun era il nomignolo attribuito dai carpigiani al vecchietto Fuzzy, interpretato dall’attore Al St.John e che individua nella nostra mente lo stereotipo del vecchietto senza denti del West, amante del whisky o del rum, che biascicava le parole.


1928 Tom Mix, Al St. John e Joe Girard.
Il vecchietto faceva da spalla a Tom Mix e ruminava in continuo tabacco (da cui cicòun) e con lo sputo centrava sempre la ramina nel saloon.
Cicòun al gh iva al gambi che i iven ciapèe l'arcadura dla pansa dal cavàal; una ragazza con le gambe storte poteva essere definita la fióola ed Cicòun.

Un po’ offensiva, ma certamente detta in modo simpatico, è questa filastrocca degli anni ’50, riferita ai noti proprietari di cinema carpigiani:
Ali Babà e i quaranta ladroni,
quarantun con Xxxxxtoni,
quarantadù col segretario,
quarantatrì col bigliettario.

Chiudiamo con un aneddoto significativo. Il carpigiano Enzo Malagoli ricorda con piacere che anche lui e i suoi amici erano grandi appassionati del cinema e degli artistoni americani. E così per scherzo negli anni ’70 idearono un grandioso progetto: il colossal intitolato "Gramlòun". Esso era tratto dal bèel sèeler di Alexander duu Màas ed Chèerti con riferimento a la gròosa graamla ad 'na famìa numerosa ed Curtìil. Ci volle un lustro per realizzarlo, utilizzando un solo giorno estivo di riprese all'anno e alcune serate d'inverno alla moviola per il montaggio, super8 e tecni(ca-poca) culóor.  Ecco la trama in breve: è la storia di 3 fratelli poveri e senza futuro che all'inizio del secolo scorso emigrano in Messico, rapinano un cercatore d'oro e finiscono in prigione (a Migliarina per altro …), riuscirono a fuggire, ma vennero sorpresi in bivacco presso Novi di Modena. Finì in una strage, perché nello scontro a fuoco che ne conseguì si salvò solo ... la stagnèeda cun i fasóo.
Personaggi e interpreti: Gion Fiat (regista locale- Carlo Turci), Gheri Cupertòun (sceriffo - Alfonso Fornasari, Ray Bann (giudice- la legge al di qua del Secchia - tagliato in fase di montaggio), Penna Biro (l'indiana, very londinese- Mary Kati Smith), Don Din (il prete- Jaures Galli), Gian Cabinett (cercatore d'oro- Alfredo Turci) - Sceneggiatura, animazione dla gramla e "operatore" (mascherina e guanti di lattice regolamentari)- Enzo Malagoli.
Esterni girati sul Secchia a S. Antonio dei Mucchietti (Sassuolo), Migliarina centro (via Roma) e nelle campagne di Novi.
Bicicletta del "7° biciclettieri Usa(ta), cróos da paagn dal préet e cróos per la séena dal simitéeri sono stati forniti dalla produzione. Té End e s-ciao!
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Per un quadro più completo riporto anche
Artistoni 1 ... Carpigiani       luglio 2009           
                                                                        Revisione V 4  20 settembre 2011

Fra le mie tante cartelle di foto su Facebook, moderno mezzo di incontro informatico fra gente vicina e lontana, ce n'è una intitolata "Artistoni carpigiani". Niente di ché fra le tante ... serve solo per ricordare ai carpigiani, che come tanti italiani hanno in genere la memoria troppo corta, che anche la nostra amata città ha avuto personaggi di grande rilievo per i motivi e specialità fra i più vari. Il termine artistòun, ma anche in italiano artistone, ha un significato spesso affettuoso, riconoscente e elogiativo, ma talora è anche molto ironico, intriso di quella malignità sottile e spietatamente perfida, che il gergo dialettale carpigiano sa dipingere efficacemente con pochi tocchi, dando a una parola o a un modo dire un preciso significato, ma contemporaneamente anche il suo esatto e feroce contrario.
Ma ecco la mia storia personale sugli Artistoni. Nel 1967 esce il film Quella sporca dozzina di Robert Aldrich. Uno di quei film di guerra corali, tipo La grande fuga, Il giorno più lungo, Stalag 17, Quell'ultimo ponte, la Grande UNO rossa, ecc …
Insomma uno di quei film di guerra che a noi maschietti ci prende totalmente, ma che la vostra compagna odierà implacabilmente con altrettanta forza. Eravate riusciti a ingannarla con Tora Tora Tora, dicendole che era un bel film di mare, ma poi per tutta la restante vita non vi avrà mai più creduto.
Forte di questi concetti acquisiti, un pomeriggio feriale di quell'anno vado solo soletto al Cinema Corso in galleria. Davano appunto "Quella sporca dozzina" con un cast ECCEZIONALE: Lee Marvin, Ernest Borgnine, Charles Bronson, Jim Brown, John Cassavetes, Richard Jaeckel, George Kennedy, Trini Lopez, Ralph Meeker, Robert Ryan, Telly Savalas, Donald Sutherland, Clint Walker, Robert Webber, John Slattery, Tom Busby, ecc …
Mi siedo in una galleria quasi deserta, nella mia posizione d'uso: centrale, ma molto arretrata indietro.
Si sono appena spente le luci, arriva un po' ciondolante un omone con un cappelletto a bertuccia in testa e si siede tre/quattro file esattamente davanti a me.
Parte il film ... lunga lista di interpreti e poi sullo schermo appare un grande attore, poi un altro, poi un altro ancora, ecc ...
Ad ogni primo piano, vedo ciondolare da destra a sinistra la corpulenta sagoma che mi è davanti; sento bofonchiare sorde e continue esclamazioni di stupore e di ammirazione, seguite immancabilmente da significative espressioni dialettali: "Mò guerda chi gh è ! OHHo, mò a gh è anch Bronson! Ohh, anch ques’chè al cgnus bèin!" A un certo punto si raggiunge l'acme: appare nientemeno che il CARPIGIANO Ernest Bornigne, vestito da generale USA a due stelle e che addirittura si permette di maltrattare impunemente il durissimo e "scòomed" Lee Marvin e ... Lee Marvin  al "dèev anch tasèer!" Sì !! ... proprio Borgnine .. interprete di oltre 200 film, grande e poliedrico attore di Hollywood che vanta discendenze e parentele carpigiane e un soggiorno nella nostra città di alcuni anni da ragazzino. Bornigne si vanta di sapere ancora un po' del nostro dialetto, in particolare: "Caplétt!". Una parola che per noi carpigiani è tutto ed è l'essenza del nostro genius loci, assieme a gnoch fritt, persùtt e lambrusch! … ovvio …
L'ombra, nel buio della sala, si agita sempre di più, colmo di appagante e appagata soddisfazione interiore; dopo varie frasette di ammirazione e adeguati squèes, esclama forte e distintamente:"Mò in cal film chè a gh è sòol di .. ARTISTONI !!"
Momento magico. Indimenticabile per me ... in questa frase che racchiude un mondo, un universo dell'immaginario, spesso epico per i maschietti o romantico- sentimentale per le ragazze. Un ARTISTONE è un grande, un professionista di razza, uno o una che prende per mano il pubblico, lo fa sognare, lo porta a identificarsi in personaggi da sempre immaginati, lontani dalla grigia, seppur dignitosa, vita quotidiana. Un artistone è uno che si rende vivo e immortale, credibile nella fantasia e nel subconscio dello spettatore e lo accompagna per mano fedelmente anche dopo fuori dal cinema, nella vita.
Arriva la fine del 1° tempo, si accendono le luci ... posso riconoscere la grossa ombra nera, finalmente rischiarata: è ... Guerrino ‘Ciccio’ Siligardi: un carpigiano D.O.C., uno sportivo e un atleta a 360°g, portiere, calciatore, allenatore, nonché uno scrittore e poeta dialettale, un amante appassionato di Carpi, della sua storia, delle abitudini e dei costumi e tradizioni del secolo scorso. Ma anche grande appassionato di cinema. Ciccio ci ha lasciato da poco, a 84 anni, il 23 gennaio del 2008, dopo una lunga vita attiva e densa, non avara di preziose e appaganti soddisfazioni. Di sé stesso diceva con orgoglio: “Mè an sun  mai stè né un lèder, né un rufian!”. Mi piace ricordalo così!
Mauro D'Orazi  - luglio  2009  -- 

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