martedì 27 dicembre 2011

Sulla Lama … Ho ripreso la bici - di Mauro D’Orazi dialetto carpigiano - Carpi (Modena)

Sulla Lama  …   Ho ripreso la bici ---      22 settembre  2010 di Mauro D’Orazi
Ho ripreso la bici! No ! non quella da corsa con la quale ho passato sei bellissime stagioni, andando 100 volte su a Baiso per le sue 5 diverse strade e guadagnandomi, con enorme fatica, perfino i passi dello Stelvio e del Manghen. Ma una comune montain bike per di più presa gentilmente a in prestito. Avevo smesso di andare sulle strade dopo che ero finito sotto un auto e l’avevo scampata per pelo.
Dopo varie escursioni a piedi sugli argini della Lama, un vero paradiso terrestre soprattutto al mattino presto e al tramonto, ho pensato: “ Ma perché non farla in bici?” Detto fatto, mi sono ritrovato a fare 15-20 km di argini con grande soddisfazione e con il non irrilevante vantaggio che in caso di caduta a 10-15 km all’ora, non dovrei certo subire gravi danni, attutiti poi anche dalla folta erba. L’unico pericolo constante sono i cani, ai quali bisogna prestare grande attenzione; soprattutto a un rottweiler lasciato libero fra via Due Ponti e la Strada per Limidi che, quando mi vede sull’altra sponda, che per prudenza e precauzione percorro, si butta diretto nel canale e tenta di raggiungermi. Sono dei gran butti momenti e ho denunciato la cosa ai nostri vigili delle Terre d’Argine, che sono competenti di qua e di là dal canale, rispettivamente comune di Carpi e di Soliera.
In ogni caso la scorsa domenica parto per il mio consueto giro alla mattina presto. Appena imbocco il sentiero dell’argine, osservo uno spettacolo mai visto prima: centinaia, dico … c e n t i n a i a, di pescatori con lunghe canne al carbonio e super attrezzati (il cui vero valore in euro è certamente ignorato dalle rispettive mogli), affollano le sponde per chilometri.
Guardo ammirato l’inconsueto evento e percorro il mio itinerario verso nord, cercando di non disturbare.
Arrivo su via Griduzza e proprio sul ponte al centro dell’arcata, in affaccio sulla ringhiera, vedo un uomino anziano con cappellino blu, comodamente seduto su una sediola da campo, che controlla strategicamente la scena, senza perdere una sola mossa dell’alacre e meticoloso operare dei pescatori.
Con prudenza e gentilezza mi avvicino a lui: infatti devo sempre ricordarmi che quando sono parato da bici a pèr un màtt o un fanatic, e non si possono prevedere le giuste reazioni del prossimo, soprattutto se è di una certa età e avvezzo ad adoperare le umane energie per cose più pratiche ed essenziali della vita e non certo per scorazzare per i caradoni con mezzi strani e con abbigliamenti improvabili.
“Senta! (senza aggiungere … Buon uomo … che però ci sarebbe stato benissimo) – gli chiedo – sa cosa sia tutto questo movimento?”
Lui si gira, mi osserva sospettoso e certo pensa” Mo chi el po’ chè lò?”,  ma poi molto gentilmente mi risponde: “C’è il campionato italiano di pesca a squadre!!”
E io: “Ahh!! interessante ! Ma lei è un giudice di gara?”
Lui mi guarda dal basso in alto, da sotto la visiera del cappellino; poi storce leggermente la bocca e, fra il sornione e il divertito, mi fa: “ NO! NO! A sùn sòl un braghèr!! (cioè un curioso ficcanaso in dialetto carpigiano).
Io allora gli sorrido e prontamente gli ribatto: “Mò alora a som in dù!!”.
Anche questa è Carpi !! La Carpi che amo.

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