Stesura
iniziale 17-01-2010 v 42 del 09-10-2014
La briscola
normale e a 5
di Mauro D’Orazi
revisione del testo e
della grafia del dialetto
a cura di Graziano
Malagoli
Pubblicata parzialmente su La Voce di Carpi n 4 del
28-1-2010
Norme
di trascrizione del dialetto
Le norme di trascrizione
adottate dal
“Dizionario del dialetto
carpigiano - 2011”
di Anna Maria Ori e
Graziano Malagoli
Tabella per facilitare
la lettura
a a come in italiano vacca
aa pronuncia allungata laat, scaat, caana
è e aperta (come in dieci) martedè,
sèccia, scarèssa, panètt, panèin
èe e aperta e prolungata andèer, regolèeda, martlèeda, taièe
é e chiusa (come in regno) méi,
mé
ée e chiusa e prolungata véeder, créedit, pée
i i come in italiano bissa,
dì
ii i prolungata viiv, vriir, scalmiires, dii
ò o aperta (come in buono) pòss,
bòll, brònnṡa, pistòun, dimònndi
òo o aperta e prolungata scartòos, scatlòot, malòoch, tròop
ó o chiusa (come in noce) tó,
só, indó
óo o chiusa e prolungata vóolpa, casadóor, móoi, óov, ṡóogh
u u come in italiano parucca,
bussla, dubbi, currer, fiùmm
uu u prolungata bvuuda,
vluu, tgnuu, autuun, duu
c’ c dolce (come in ciao) vèec’ , òoc’
cc’ c dolce e intensa (come in faccia) cucc’, scarnìcc’, cutècc’, palpùcc’
ch c dura (come in chiodo) ṡbòcch, spaach, stècch
g’ g dolce (come in gelo) curàag’, alòog’, coléeg’
gg’ g dolce e intensa (come in oggi) puntègg’, gurghègg’
gh g dura (come in ghiro) ṡbrèegh, siigh
s s sorda (come in suono) sèmmper,
sóol, siira
ṡ s sonora (come in rosa) atéeṡ,
traṡandèe, ṡliṡìi
s-c s sorda seguita da c dolce s-ciafòun, s-ciòop, s-ciùmma,
s-ciòoch
Alcune frasi in dialetto d’uso
nella briscola normale e a 5
di Mauro D’Orazi
revisione del testo e
della grafia del dialetto
a cura di Graziano
Malagoli
Il gioco della briscola in quattro o nella più
complessa variante in 5 (briscola chiamata) con le carte piacentine racchiude
un universo complesso di significati che si sono andati intrecciando alla
perfezione con il dialetto. Al punto che le due sfere - la terminologia e la
lingua del popolo - si sono perfettamente sovrapposte, sicché la briscola è
divenuta un "gioco dialettale" per eccellenza, fucina di espressioni,
vocaboli, modi di dire che hanno travestito i ruoli e le combinazioni imposti dalle
regole, attingendo per lo più ai codici della sessualità, dei misteriosi
significati dei numeri, dell'inganno e della dissimulazione.
Non
c'è da meravigliarsi, dunque, che alcune espressioni siano decisamente crude o
politicamente scorrette. Sono solo la sublimazione dell'aggressività insita
nella lotta tra chi alla fine deve vincere e chi per forza deve perdere.. Non è
un caso che il verbo più significativo della briscola, quello che esprime il
trionfo accompagnato dal forte sbattere della mano con la carta vincente, sia strusèer.
Significa "strozzare", ma a briscola non si è mai sentito di qualcuno
realmente "strozzato". O, almeno, non ci risulta.
**=M=**
Ṡóoga
un caaregh! = gioca un carico
da 10 o 11 punti.
Un
caaregh muntanèer = carico
montanaro cioè un carico che via via aumenta di peso; quando in una mano si
giocano alcune figure (fantini, cavalli o re) e la loro somma arriva (o quasi)
a fare il punteggio di un carico. E’ una mano che dispiace molto lasciare agli
avversari.
Al
gh à un caaregh adòos = ha un
carico addosso; quando un giocatore ha un carico che non riesce a girare al
compagno; ciò può comportare la sconfitta nelle partite più tirate.
La
manòon = Ironica definizione di
una mano quasi sempre decisiva, dove vengono giocati tre o più carichi. Deriva
dalle omonime opere Manon Lescaut di Giacomo Puccini, Jules
Massenet e/o Daniel Auber; dubito che i giocatori conoscano anche solo
la prima, figurarsi le altre due …
‘Na
maan spòorca è una
mano non sicura che facilmente sarà a vantaggio degli avversari. L’abilità sta
nel farla propria con “alte strategie”.
Andèer
(a) liss = Andare liscio
giocando una flinnga da zero punti.
Fèer
al ṡóogh dla lisòuna = Fare il
gioco della “lisciona”, cioè andare a liscio per diverse mani in modo da far
giocare l’ avversario, o perché si difetta di briscole e non si può fare altro,
o perché, astutamente a s tiira ‘na traapla
= si tende un trappolone agli avversari. Una tattica rischiosa che si usa anche
per il cotecchio.
Strusèer = Strozzare; quando si gioca il carico dello stesso
seme della prima giocata della mano, senza uso di briscole.
Strusèer
a la mutta =
quando la giocata viene eseguita e vinta senza proferire parola; è un vero è
proprio schiaffo agli avversari. A chi fa questa giocata a gh ridd aanch al cuul =
gli ride anche il culo.
Pronto a strozzare
Liss
ch a stròos = Liscio che strozzo … si ordina al compagno che gioca per
secondo, quando si è ultimi nella mano.
Èsser
sòtta stròos = essere sotto
strozzo, quando c’è il pericolo che un avversario giochi un carico dello stesso
seme della prima carta giocata nella mano; a tale timore si risponde calando un
brisculèin. La frase viene usata anche nella vita normale per indicare
una situazione nella quale una persona non può agire serenamente e in libertà,
in quando si avverte un incombente pericolo a cui assolutamente occorre far
fronte con atti preventivi.
Ṡughèer
pèr al capòot = Giocare per il
cappotto; partita particolarmente ambita e sperata che porta far sì che la
coppia riesca a fare tutte le otto mani e i 120 punti con scorno dei tre
rivali. La posta diventa doppia. Ma se non si raggiunge l’obbiettivo, vincono
gli altri.
Ciamèer = Chiamare la futura possibile briscola in base
alle carte che si hanno in mano.
Si
può passare o chiamarne una più bassa; dopo il due si impostano anche il punti: A
ciàam al duu cun 62, 63, 64, ecc … puunt.
Ciamèer(e)s
in maan = Chiamarsi in mano;
altra ambitissima giocata dove il fortunato ha carte talmente belle che non ha
bisogno del compagno e così avrà ben 4 rivali; questa giocata, soprattutto se
come da regola fosse fatta in silenzio, provoca forte disorientamento e servirebbero
diverse mani prima di capire cosa stia succedendo.
Tastèer
in bòcca = tastare in
bocca quando si gioca una carta sotto
strozzo di piccolo-medio valore, per vedere se l'avversario ha carichi o
briscole e osa giocarli.
Fèer
ssantùun = servono 61 punti per la vittoria. Finire a 59
punti invece significa andèer ind al buuṡ di caiòun =
andare nel buco dei coglioni. O anche al puunt dal caiòun = il punto del
coglione, quello che manca per la vittoria.
La
primma l'é di caiòun! = la
prima mano di una partita è dei coglioni, modo di canzonare chi andava subito
in vantaggio.
Sempre
per la prima mano c’è questa filastrocca: Chi fa duu, armàagn futùu; chi fa trii, rèesta
frii; chi fa quàater, va a teàater = Chi fa due, rimane fottuto (perde
il segno), chi fa tre, resta ferito (segno difficile da aggiudicarsi), chi fa
quattro va a teatro (è quindi facile che vinca). Una variante: chi
fa trii, al s lècca i dii = chi fa tre, si lecca le dita.
Dopo
una mano si può sentir contare: Trèddeṡ e trii dii ind al cuul … sèddeṡ = 13 punti e tre dita nel culo, fanno 16. Prego notare la triviale
finezza, dove sèddeṡ in dialetto significa anche cuul – vedi la ben conosciuta frase: tóo la
ind al sèddeṡ! . Tale numero trova spiegazione nella Smorfia napoletana
e cioè … 16 = o’ culo.
A
suun òoreb! (cum un quàai) = Sono orbo! Come una quaglia, ovvero senza
briscole. Situazione deprecabile che facilmente porta alla sconfitta, se non
hai un compagno ch al t tiin su, che ti tiene su con le sue briscole.
Con
lo stesso significato: A suun in céeṡa o in Dòom = Sono in
chiesa o meglio … in Duomo (senza risorse, nelle mani della Provvidenza)
A
n gh ò gniinta in maan! = Non
ho niente in mano; quando si hanno delle brutte carte.
Ṡóoga
‘na ròssa ! o ‘na
chèerta vistiida = gioca una rossa o una carta vestita; sono le figure.
La Bereniice
Ṡóoga
la Bereniice! Gioca la Berenice! cioè occorre giocare il due di denari.
Il
due di denari è chiamato anche blaanda, oppure i òoc’ dla nòona (gli
occhi della nonna).
Óo incóo finalmèint a m
sèint importàant! Oggi mi sento importante!
Cuntèer cumme al duu
d còpp
Cumme
al duu d còpp cun brisscola bastòun ! Assolutamente nullo, come il due di coppe con briscola bastoni.
Mètt
èggh mò un brisculèin ind al cuul!
significa buttare, per stringente necessità, un’inutile briscola più bassa di
una già presente sul tavolo.
Si
può anche usare il termine fermèin o un sgniin cioè metterci un
fermino, un segnino, una briscola svestita che impedisce la strozzata.
Mètt
mò ṡò un fa-rabìir! Cala un “fa
arrabbiare”! Nel nobile gioco della briscola è un
briscolino messo per rompere il gioco degli avversari o anche una presa di
misura sulla prima carta giocata: il primo gioca il 6 di bastoni e il secondo
butta il 7 dello stesso seme, senza che ci siano ancora briscole in tavola.
Magnèer
’na brisscola =
significa invece calare una briscola più grossa di una già giocata.
Quando
si decide una tattica di attacco, con la giocata di briscole o carichi, si può
incitare la squadra con un trascinante: Dàai mò! ch a gh sunòmm l’Aìida!!! con
riferimento alla celeberrima marcia trionfale dell’omonima opera lirica.
Oppure: Adèesa a v fòmm cantèer Vìvere = una nota canzone degli anni
’30.
L
amìigh (uṡvìi) èd cal dònni =
l’asso di bastoni = l'amico (l’attrezzo)
delle donne, per evidenti motivi; o anche al ṡguravèddvi = il ripulisci
vedove, anche qui ogni commento è superfluo.
La Piita o la Pitòoca = l’asso di denari = il rapace
raffigurato.
Al
bicéer o al campanòun = l’asso di coppe = il
bicchiere.
L
anṡlèin o l angiulèin = l’asso di spade =
l’angelo con la spada.
Cun
brisscola spèedi a viins i gusadóor = con briscola spade vincono quelli che hanno successo con le
donne. Cun brisscola bastòun a viins i caiòun = con briscola bastoni vincono invece i
coglioni.
Con
briscola coppe si ha: La maan di puòos = la mano dei ”puossi” (di coloro che sono dediti al
bere smodato di vino).
Infine
la
maan di sgnóor = la mano dei signori, quando briscola è denari.
A
briscola a 4 può succedere che chi deve distribuire le carte (il mazziere)
millanti minaccioso: L è da quàand a suun nèe ch a n pèerd mìa al
mè sèggn! = E’ da quando sono nato che non perdo il mio segno. Gli
altri giocatori lo guarderanno con evidente commiserazione, mandandolo senza
indugio… in cal pòost = in quel posto.
Quando
le cose per una coppia si mettono davvero male, uno dei giocatori potrà dire
rassegnato: Pèers a s è pèers, èd viinser a n
gh è vèers!! = Perso si è perso, di vincere non c’è verso.
La
ṡughèeda dal cèrregh = la
giocata del chierico, quando si gioca il 7, un numero che ricorda
la fascia diagonale verde del diacono.
**
Chèerta Sèggn
* Aas èd brisscola labbra chiuse in fuori (quasi a lanciare un bacino)
* Trii èd brisscola lieve deformazione della bocca
* Rè èd brisscola
occhi al cielo
* Cavàal èd brisscola alzata di una spalla
* Fantèin èd brisscola punta della lingua fuori velocemente
* 7 èd brisscola segno diagonale sul petto che
accenna alla gambina del numero
* 7, 6, 5, 4 e 2 èd brisscola pollice ed indice sfregati velocemente (dette fermini)
* Caaregh – Aas e Trii rapida
apertura delle labbra (amm! carico disponibile da mangiare)
non di briscola rigonfiamento guance (quando si è
impegnati - A suun piin)
* Assenza di briscole strizzatina
d'occhio o occhi chiusi.
**=M=**
Altre
frasi e modi di dire carpigiani e delle zone vicine.
Dòunca … che brisscoli àan i ṡughèe ? Dunque… che
briscole hanno giocato?
A iòmm
faat (es)saanta. Tóorna mò a dèer fóora. Abbiamo
fatto sessanta. Torna a distribuire le carte.
Tè, tè te t tiin in mèint i puunt e mè
al brisscoli. Tu ti tieni in mente i punti, io le briscole.
A psiiven ṡughèer a chèerti scuacèedi. Potevamo giocare a carte scoperte.
Nuèeter ’sa fòmm ia ind al maas? Adèesa
a vaagh a cuntèer. Noi quanto
facciamo nel mazzo? Adesso vado a contare.
’Sa faan i lóor … dèinter ? Quanto fanno loro… dentro?
A gh òmm
(es)santùun in maan. Noi abbiamo sessantuno in mano.
Chi stà a fèer (al chèerti)? Chi sta a fare (le carte)?
S a perdòmm quèssta, a vaagh a ca a pée.
Se perdiamo questa, vado a casa a
piedi.
Tè ! indù al fèe t l aas? Tu! dove lo
fai l’asso?
A
gh òmm viint in maan. Abbiamo vinto in mano.
Ii t sóolo ? (strichènnd ’n òoc’). Sei solo? (stringendo un occhio).
Se l aas l è ded sà a gh magnòmm al caaregh,
s l è ded là a iòmm pèers. Se l’asso è di qua gli mangiamo il carico, se
è di là abbiamo perso.
A suun in bulètta duura. Sono in bolletta dura.
A gh ò in maan trée flinnghi. Ho in mano tre scartine.
A gh è l aas in tèevla … andòmm a liss
fin a la fiin. C’è l’asso in
tavola… andiamo lisci fino alla fine.
A sii pròopia duu ṡugadurètt da staala
(o da strapàas). Siete proprio due giocatoretti da stalla (o da
strapazzo).
Te n sèe gnaanch tgniir al chèerti in
maan. Non sai nemmeno tenere le
carte in mano.
A psòmm dèer èggh a l’éelta. I vèdden (I gh àan in maan) tutt lóor. Possiamo darci a
monte. Vedono (hanno in mano) tutto loro.
Ṡóoga ’na baasa, che po’ a la léev mè!
Gioca una carta bassa che la alzo io.
Ṡóoga un caaregh ch al vaaga da pèr
lò. Gioca un carico che vada da
solo.
Se al chèerti i gh issen al maan, i t
darèvven taant èd chi s-ciafòun! Se
le carte avessero le mani, ti darebbero tanti di quegli schiaffi!
A sòmm a la cróoṡ. Siamo alla croce (al quarto e decisivo segno).
A ṡóogh un caaregh fèmmna (o maas-c’)?
Gioco un carico femmina (o maschio)?
Bòoia caan, zio canta… mò
che cuul !! I vèdden tutt lóor. Boia cane… ma che culo!! Vedono tutto loro.
A gh fa aanch al vaachi vóodi. Gli vanno bene anche le vacche non fecondate.
A fòmm dóo partiidi e la bèela, s la
gh vóol. Facciamo due partite e la
bella, se serve.
Nòota al sèggn (o raag’) pèr
chi sà! Nota questa parte di una partita a favore di chi sa.
A gh dòmm ia viint al sèggn (o raag’)?
Gli diamo vinto questa partita?
Mò ch cuul! Mò indù ‘ndèe v a caghèer? Ma che culo! Ma dove andate a cagare?
A ṡóogh un caaregh e tè te gh in mètt ’n
èeter. Io gioco un carico e tu ce
ne metti un altro.
A nn è mìa savéer queschè, uun al caata
al brisscoli e cl èeter i caaregh!
Non è saper giocare questo, uno trova le briscole e l’altro i carichi!
Al pèer al ritràat dal fantèin d còpp. Sembra il ritratto del fante di coppe (si parla di
uno che è sempre col bicchiere in mano).
Vèe, a s vóol al quèert, viin èt? Ehi, ci serve il quarto, vieni?
La primma a Bulòggna i s la quistiòunen. La prima (parte di partita) a Bologna se la litigano.
Ciamèeres viint in maan. Chiamarsi vincitori in
mano.
Ṡóoga quèll che al te stà mèel in maan.
Daa gh al duu ind al cuul!
Quàand a daagh fóora mè a dà fóora ’n ignoràant!
A sòmm a la bèela.
L’è ’na maan da sgnóor.
A iòmm pèers cun la ṡughèeda dal caaregh.
A gh ò in maan trée flinnghi.
Al sèe t quàant galètt a iò
viint a cal ṡóogh chè?
Al gh à al còol lunngh ... al gh à al
mèel dal ṡlungòun ... di chi vuol
sbirciare le carte d'altri.
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