Stesura iniziale 13-01-2011 v 08 del 09-10-2014
Salvo ci tocchi!
Piccola storia carpigiana
di Mauro D’orazi
Sono quasi le sette di sera e rispondo da casa a una telefonata. È il
mio ventennale meccanico di fiducia Pivetti che mi dice, soddisfatto, che la
mia macchina è pronta.
"Sé! Arìiv subitt! Graasie! Parto a
piedi." Gli rispondo e dopo pochi minuti sono già sulla strada per
arrivare all'autofficina situata nella zona artigianale di Cibeno; dal centro
arrivo a percorre via Ariosto per raggiungere e tentare di superare il
maledetto passaggio a livello di Via Roosevelt.
Questo
incrocio, dove si scontrano strade ad alta percorrenza, il transitare dei treni
e il vincolante passaggio sotterraneo del vicinissimo canale Gabelo, vitale via
scarico delle acque nere di Carpi verso il depuratore; è il punto nerissimo
della viabilità cittadina; figlio colpevole di paternità mai ammesse e del
malaffare consociativo degli anni finali della cosiddetta Prima Repubblica. A
pensare a queste cose…" il modo
ancor m'offende" (Dante – Inferno V canto).
Se
calcolassimo il tempo perso, il consumo di energie e di carburanti immolati al
tragico valico di questo incrocio, arriveremmo a cifre gigantesche; un danno,
pagato quotidianamente dai cittadini, che aumenta inesorabilmente ogni giorno di
più senza nessuna speranza di remissione, anche perché oltre la ferrovia si
continua allegramente a costruire con tutto ciò che ne consegue.
Passare
quest'incrocio è molto disagevole anche a piedi e per arrivare dall'altra parte
della strada da Via Ariosto su Via Manzoni richiede un'attesa di vari e lunghi
minuti.
Mò insòmma… per fèerla cuurta… arrivo di buon passo al complicato passaggio
pedonale di Via Manzoni e mi affaccio, con prudenza, per studiare e capire la
situazione dei colori dei vari semafori e dei diversi flussi di traffico.
Mi
si affianca, nell’angusto spazio in cui sono costretto, un distinto signore in
bicicletta, elegante con i capelli brizzolati; mentre una decina di pedoni si
affollano sul lato opposto. Aspettano, anch'essi impazienti, di passare dalla
mia parte, eseguendo l'ordine dell'omino verde per dare il VIA a una
involontaria e poco elegante figura di quadriglia… changè… changè… madames et messieurs !!
Le
file delle auto sono impressionanti; infatti è l'ora serale di punta e sulle
facce della gente si legge chiaramente l'angoscia della ingiusta attesa e la
voglia di tornare a casa, dopo una intensa e problematica giornata di vita.
A
un certo punto dalla prima stradina laterale di Via Manzoni, una Mini Morris
nera da combattimento, guarnita di aggressivi striscioni bianchi per tutta la
sua breve lunghezza, IMPROVVISAMENTE, a ruote fischianti e al mutóor tirèe per al còol, con mossa ardita, si immette su Via
Manzoni, tagliando la strada alle altre auto. Imbocca velocissima il varco del
passaggio a livello, schivando altri mezzi, e sparisce rombando nella semi
oscurità di Via Roosevelt.
Sorpreso
e un po' spaventato dalla veemenza della scena, cerco di reagire mentalmente per giurèer 'na quèelch maledisiòun a cal
defincit èd 'n idiòota, quand'ecco che il mio vicino ciclista mi precede e
ringhia a alta voce: "Ch a t vèggna 'n asidèint sècch ind i còoren !!! Biṡgnarèev caverèegh la patèinta!! Mò i vigìil in duv ìini ?… IN DUV ÌINI
??? … quaand a gh n è èd biṡòggn !!"
Io
lo guardo, annuisco con la testa un silenzioso "Sé ! Sé!" rassegnato… di
circostanza.
Intanto
mi riprendo, saltello con gli occhi da un semaforo all'altro per controllare i
giri di roulette dei rossi, verdi e gialli ed
quéest incróos èd mèerda.
"Ancora
rosso!! Sob!!" … tento di pensare fra me e me, ma non finisco nemmeno
questa breve azione mentale, che il mio amico ciclista, paladino della legalità
e della pena certa e immediata che mi fa???
Approfittando
di quelle misteriose pause fra i colori rotanti delle cento luci semaforiche
dell'incrocio, quando il tempo universale sembra fermarsi per pochi decimi di
secondo e tutti sono come sospesi in una dimensione ineffabile e irreale quasi
di NON esistenza, il mio ciclista scatta vigoroso, in piedi sui pedali, brucia
due rossi (il pedonale e l'automobilistico), imbocca come un fulmèen il passaggio a
livello contromano… dico contromano… e anche lui si dilegua per lo stradone di
Cibeno.
Attonito
e sbigottito guardo anche questa scena… ancora più stupefacente della
precedente. Ròoba da màat!!
A
questo punto non mi resta che fare una cosa: aspettare il mio verde… che
FINALMENTE arriva, liberandomi da questa micro bolla carpigiana dell'assurdo
totale.
Tornando
a casa con l'auto riparata, a l’ ò tòolta
un po' più lunga e ho scelto prudentemente il sottopasso di via Pezzana.
A n sa mai !!
Mauro D'Orazi
dorry@libero.it
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